Algebre di Lie semisemplici, sistemi di radici e loro classificazione
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112 CAPITOLO 5. TEOREMA DI CLASSIFICAZIONE<br />
Per r = 2 abbiamo un sottocaso del precedente (Dp) ; per r = 3 abbiamo Γ = E6; per r = 4 si ha che<br />
Γ coincide col grafico <strong>di</strong> Coxeter E7 ed infime per r = 5 abbiamo Γ = E8.<br />
Abbiamo allora visto che i grafici <strong>di</strong> Coxeter sono dei grafici Γ e viceversa. Dunque i grafici <strong>di</strong> Coxeter<br />
sono tutti e soli quelli dell’enunciato del teorema, con Cp = Bp. Se poi passiamo a considerare i<br />
<strong>di</strong>agrammi <strong>di</strong> Dynkin, come detto solo Bp = Cp ha <strong>di</strong>gramma <strong>di</strong> Dynkin <strong>di</strong>verso da quello <strong>di</strong> Coxeter<br />
e le possibilità sono proprio Bp e Cp.<br />
L’ultima parte della <strong>di</strong>mostrazione la de<strong>di</strong>chiamo ad un aspetto che fin qui non abbiamo portato<br />
alla luce : per ogni <strong>di</strong>agramma elencato nell’enunciato esiste effettivamente un sistema <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci con<br />
quel <strong>di</strong>agramma <strong>di</strong> Dynkin? La risposta risulta cruciale per la vali<strong>di</strong>tà della <strong>classificazione</strong>, ossia per<br />
poter <strong>di</strong>re che quelli elencati sono grafici <strong>di</strong> Coxeter, altrimenti tutto quanto fatto perderebbe <strong>di</strong> senso<br />
(quello che ci accingiamo a <strong>di</strong>mostare lo abbiamo implicitamente dato per buono nella parte precedente<br />
della <strong>di</strong>mostrazione).<br />
Da questo momento con ɛ1, . . . , ɛp denotiamo la base canonica (ortonormale) <strong>di</strong> R p , nel quale con-<br />
sideriamo il prodotto scalare canonico. Con I in<strong>di</strong>chiamo l’insieme <strong>di</strong> tutte le possibili combinazioni<br />
lineari, con coefficienti interi, dei vettori ɛ1, . . . , ɛp.<br />
(Ap) In R p+1 pren<strong>di</strong>amo il vettore non nullo ɛ1 + ɛ2 + · · · + ɛp + ɛp+1 e denotiamo con E il sottospazio<br />
ortogonale a questo vettore. Per costruzione E è un iperpiano, ossia un sottospazio vettoriale <strong>di</strong> R p+1<br />
avente <strong>di</strong>mensione p. Anche E possiamo considerarlo uno spazio euclideo, munendolo del prodotto<br />
scalare ere<strong>di</strong>tato da R p+1 (ossia la restrizione del prodotto scalare canonico). Sia I ′ l’intersezione fra<br />
Φ ⊂ I ′ l’insieme dei vettori <strong>di</strong> I ′ aventi norma al quadrato uguale a 2. Vogliamo <strong>di</strong>mostrare che Φ è<br />
un sistema <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> E.<br />
Prima <strong>di</strong> tutto cerchiamo <strong>di</strong> capire che forma hanno i vettori che compongono Φ.<br />
Se α ∈ Φ allora esso è anche un elemento <strong>di</strong> I e dunque è della forma :<br />
p+1<br />
<br />
α =<br />
i=1<br />
con gli ai interi. Inoltre devono essere verificate la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ortogonalità e quella sulla norma :<br />
p+1<br />
< α,<br />
j=1<br />
p+1<br />
ɛj >=<<br />
i=1<br />
p+1<br />
aiɛi,<br />
j=1<br />
ɛj >=<br />
p+1<br />
<br />
i,j=1<br />
aiɛi<br />
(5.23)<br />
ai < ɛi, ɛj >= a1 + a2 + · · · + ap + ap+1 = 0 (5.24)<br />
< α, α >= a 2 1 + a 2 2 + · · · + a 2 p + a 2 p+1 = 2 (5.25)<br />
La seconda relazione ci <strong>di</strong>ce che nessuno degli interi ai può avere valore assoluto maggiore <strong>di</strong> 1 (in<br />
quanto se così non fosse, il quadrato dell’elemento sarebbe maggiore <strong>di</strong> 2 e gli dovremmo soommare