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Algebre di Lie semisemplici, sistemi di radici e loro classificazione

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90 CAPITOLO 4. SISTEMI DI RADICI<br />

Questo è un assurdo poichè Φ2 non contiene vettori nulli, per cui il prodotto scalare <strong>di</strong> un vettore<br />

<strong>di</strong> Φ2 per se stesso non potrà mai essere nullo. Lo stesso succede se ∆ ⊂ Φ2. Quin<strong>di</strong>, se Φ non è<br />

irriducibile, non lo è neanche ∆ : con<strong>di</strong>zione necessaria affinchè ∆ sia irriducibile è che lo sia Φ.<br />

Proviamo ora a <strong>di</strong>mostrare che questa è anche una con<strong>di</strong>zione sufficiente. Sia Φ irriducibile e ipotizzi-<br />

amo per assurdo che ∆ non lo sia, dunque :<br />

∆ = ∆1 ∪ ∆2<br />

(4.85)<br />

con ∆1 e ∆2 non vuoti, <strong>di</strong>sgiunti e tali che < ∆1, ∆2 > = 0. Per ogni ra<strong>di</strong>ce α ∈ Φ, esiste un<br />

automorfismo σ <strong>di</strong> W tale che σ(α) è una ra<strong>di</strong>ce semplice : <strong>di</strong>remo allora che α è coniugata ad una<br />

ra<strong>di</strong>ce semplice. In<strong>di</strong>chiamo con Φ1 e Φ2 i sottoinsieme <strong>di</strong> Φ costituiti dalle ra<strong>di</strong>ci coniugate con<br />

elementi <strong>di</strong> ∆1 e ∆2 rispettivamente.<br />

Se α e β sono due ra<strong>di</strong>ci ortogonali e v un generico vettore <strong>di</strong> E abbiamo :<br />

< v, β > < v, β > < v, α > < v, β >< β, α ><br />

σα(σβ(v)) = σα(v − 2 β) = v − 2 β − 2( − 2 )α = (4.86)<br />

< β, β > < β, β > < α, α > < β, β >< α, α ><br />

< v, β > < v, α ><br />

= v − 2 β − 2<br />

< β, β > < α, α > α<br />

< v, α > < v, α > < v, β > < v, α >< α, β ><br />

σβ(σα(v)) = σβ(v − 2 α) = v − 2 α − 2( − 2 )β = (4.87)<br />

< α, α > < α, α > < β, β > < α, α >< β, β ><br />

< v, α > < v, β ><br />

= v − 2 α − 2<br />

< α, α > < β, β > β<br />

ossia σα e σβ commutano. Se la ra<strong>di</strong>ce α è coniugata con la ra<strong>di</strong>ce semplice α ′ ∈ ∆1 tramite l’auto-<br />

morfismo σ allora σ −1 porta α ′ in α. Ma W è generato dalle riflessioni associate alle ra<strong>di</strong>ci semplici e<br />

quin<strong>di</strong> σ −1 possiamo scriverlo, per la commutatività detta sopra, mettendo come prime funzioni della<br />

composizione le riflessioni associate a ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> ∆2 (le quali fissano α ′ ) e come ultime tutte le riflessioni<br />

associate a ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> ∆1. Queste, agendo su α ′ , restituiscono una combinazione lineare dei vettori <strong>di</strong><br />

∆1. Quin<strong>di</strong> Φ1 è contenuto nel sottospazio E1 ⊂ E generato da ∆1. Ragionando in modo analogo<br />

deduciamo che Φ2 è contenuto nel sottospazio E2 ⊂ E generato da ∆2. Questo comporta che Φ1 e<br />

Φ2 sono mutuamente ortogonali, dato che < ∆1, ∆2 >= 0. Per l’irriducibilità <strong>di</strong> Φ non può che essere<br />

Φ1 = 0 oppure Φ2 = 0. Ne consegue ∆1 = 0 o ∆2 = 0 (se, ad esempio, ∆1 non fosse vuoto, allora ogni<br />

automorfismo <strong>di</strong> W manderebbe i suoi elementi in ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> Φ, e quin<strong>di</strong> queste ra<strong>di</strong>ci dovrebbero stare<br />

in Φ1). Questo contrad<strong>di</strong>ce le ipotesi fatte e dunque se Φ è irriducibile allora lo è anche ∆.<br />

4.8 La matrice <strong>di</strong> Cartan<br />

Sia Φ un sistema <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci nello spazio euclideo E avente <strong>di</strong>mensione l, con ∆ base <strong>di</strong> Φ.<br />

Fissiamo un or<strong>di</strong>ne α1, ..., αl nelle ra<strong>di</strong>ci semplici e associamo a Φ una matrice quadrata <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne l.<br />

Essa prende il nome <strong>di</strong> matrice <strong>di</strong> Cartan <strong>di</strong> Φ e, per definizione, ha come elemento <strong>di</strong> riga i e colonna

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