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Algebre di Lie semisemplici, sistemi di radici e loro classificazione

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vettori <strong>di</strong> I e la <strong>loro</strong> norma sod<strong>di</strong>sfa la con<strong>di</strong>zione richiesta. Dunque abbiamo :<br />

115<br />

Φ = {±ɛi | i = 1, 2, . . . , p} ∪ {±ɛi ± ɛj | i = j} (5.32)<br />

Controlliamo se Φ sod<strong>di</strong>sfa le con<strong>di</strong>zioni richiete ad un sistema <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci.<br />

Partiamo dalla con<strong>di</strong>zione R2 e supponiamo che α e un suo multiplo b α appartenengano entrambi a<br />

Φ. Se α ha norma unitaria allora < b α, b α >= b 2 , con b 2 che deve essere uguale ad 1 o a 2. Ma<br />

non può essere uguale a 2 perchè altrimenti avremmo b = ± √ 2 e b α non apparterrebbe a I. Dunque<br />

b 2 = 1 e quin<strong>di</strong> b = ±1.<br />

Se α ha norma uguale a 2 allora < b α, b α >= 2b 2 , con b 2 che deve essere uguale ad 1 o a 1/2. Ne<br />

segue banalmente che il quadrato <strong>di</strong> b deve essere unitario se (b = 1/ √ 2 b α non apparterrebbe ad I)<br />

e quin<strong>di</strong> b = ±1. Viceversa, se α è un elemento <strong>di</strong> Φ anche il suo opposto lo è in quanto la norma non<br />

cambia e non viene intaccata l’appertenenza ad I : tutti e soli i multipli <strong>di</strong> α contenuti in Φ sono ±α.<br />

Tutti i vettori <strong>di</strong> Φ sono non nulli (perchè hanno norma <strong>di</strong>versa da 0) e sono in numero finito (precisa-<br />

mente sono 2p + 4(p − 1) + 4(p − 2) + · · · + 4 + 0). Che Φ sia un sistema <strong>di</strong> generatori lo verificheremo<br />

mostrando che esso contiene un base ∆ <strong>di</strong> E.<br />

Siano α e β due elementi <strong>di</strong> Φ, vogliamo capire se σα(β) è ancora un elemento <strong>di</strong> Φ. Ricordando che<br />

σα(β) = β − (β, α)α consideriamo i seguenti <strong>di</strong>versi casi :<br />

• se α = ±ɛi e β = ±ɛj, con i = j (il caso i = j è banale), allora (β, α) = 0 e dunque β risulta<br />

fissato da σα ;<br />

• se α = ±ɛi e β = ±ɛj ± ɛk possiamo avere i <strong>di</strong>verso sia da j che da k, e quin<strong>di</strong> rica<strong>di</strong>amo nel<br />

caso precedente, oppure i uguale ad uno fra j e k, supponiamo j. In questo secondo caso ɛi<br />

può comparire in α e β con segno uguale oppure opposto. Che il segno sia uguale o <strong>di</strong>fferente<br />

abbiamo σα(β) = ±ɛj ± ɛk ∓ 2ɛj = ±ɛj ∓ ɛj (se hanno lo stesso segno (α, β) è positvo e il meno<br />

che ha davanti cambia il segno <strong>di</strong> α, se invece il segno è <strong>di</strong>verso −(α, β) è positivo e quin<strong>di</strong> il<br />

segno <strong>di</strong> α non viene cambiato).<br />

• se α = ±ɛi ± ɛj e β = ɛk proce<strong>di</strong>amo in modo simmetrico al punto precedente soltanto che in<br />

questo caso, se k è uguale ad i si ha σα(β) = ±ɛj ±ɛk∓ɛi = ±ɛj, in quanto il fattore moltiplicativo<br />

2 è semplificato dalla norma al quadrato <strong>di</strong> α<br />

L’ultimo caso è il più complicato e lo si ha per α = ±ɛi±ɛj e β = ±ɛk ±ɛh. Se i, j, k, h sono tutti <strong>di</strong>versi<br />

β rimane fissato. Se invece i = k (oppure i = h, ma il caso è analogo) e j <strong>di</strong>verso da h abbiamo due<br />

possibilità. La prima è che ɛi abbia lo stesso segno sia in α che in β, dunque < α, β >= 1. Otteniamo<br />

:<br />

± ɛi ± ɛh− < ±ɛi ± ɛh, ±ɛi ± ɛj > (±ɛi ± ɛj) = ±ɛi ± ɛh ∓ ɛi ± ɛj = ±ɛh ± ɛj<br />

(5.33)

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