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Algebre di Lie semisemplici, sistemi di radici e loro classificazione

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4.5. BASI DI SISTEMI DI RADICI 79<br />

λ ≺ γ possiamo avere 3 possibilità. La prima è µ = λ e λ = γ quin<strong>di</strong> µ = γ e µ ≺ γ ; la seconda possi-<br />

bilità è che λ − µ è somma <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci positive e µ = γ (o viceversa) e quin<strong>di</strong> λ − µ = λ − γ, ossia λ ≺ γ<br />

; infine possiamo avere che µ − λ e λ − γ sono somme <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci positive, per cui µ − λ + λ − γ = µ − γ<br />

è somma <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>ci positive, dunque µ ≺ γ.<br />

Lemma 4.5.2. Sia E uno F -spazio vettoriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione finita, con F campo che possiede almeno<br />

n − 1 elementi non nulli <strong>di</strong>stinti. Se U1, . . . , Un sono sottospazi propri <strong>di</strong> E aventi tutti la stessa<br />

<strong>di</strong>mensione, la <strong>loro</strong> unione U non è un sottospazio <strong>di</strong> E e quin<strong>di</strong> è un suo sottoinsieme proprio (se U<br />

concidesse con E sarebbe un suo sottospazio vettoriale)<br />

Dimostrazione. Assumiamo, senza ledere la generalità, che gli Ui siano tutti <strong>di</strong>stinti.<br />

Dunque, se i = j, abbiamo :<br />

Ui \ Uj = 0 ; Uj \ Ui = 0 (4.67)<br />

Infatti se, ad esempio, non valesse la prima relazione, avremmo Ui ∩ Uj = Ui, dunque Ui sarebbe<br />

contenuto in Uj e avremmo Ui = Uj (in quanto i due sottospazi vettoriali hanno la stessa <strong>di</strong>mensione)<br />

contrariamente all’ipotesi fatta. In maniera analoga si prova la seconda relazione.<br />

Proce<strong>di</strong>amo per induzione su n.<br />

Partiamo da due sottospazi. Per quanto sopra osservato esistono due vettori non nulli u1 ∈ U1 \ U2<br />

e u2 ∈ U2 \ U1 : <strong>di</strong> questi due vettori consideriamo la somma. Se u1 + u2 appartenesse ad U1 allora<br />

u2 = (u1 + u2) − u1 = u2 sarebbe contenuto in U1, il che è un assurdo. Ad una contrad<strong>di</strong>zione analoga<br />

si arriva se si suppone u1 + u2 ∈ U2. Dunque ad U appartengono u1 e u2 ma non u1 + u2 : l’unione<br />

dei sottospazi non è chiuso rispetto alla somma e quin<strong>di</strong> non è un sottospazio.<br />

Passiamo a considerare n generico.<br />

Supponiamo per assurdo che U sia un sottospazio vettoriale <strong>di</strong> E. Il sottospazio U1 non è contenuto<br />

in ∪ n i=2 Ui altrimenti quest’ultimo insieme coinciderebbe con U e sarebbe un sottospazio vettoriale<br />

contrad<strong>di</strong>cendo l’ipotesi induttiva. Allora esiste un vettore u1 ∈ U1 non contenuto in ∪ n i=2 Ui, quin<strong>di</strong><br />

u1 appartiene a U1 ma non è contenuto in nessun altro Ui (i = 1). Similmente, esiste u2 ∈ U2 che<br />

non appartiene a nessuno degli Ui con i = 2. Consideriamo ora u1 + λu2 con λ scalare non nullo del<br />

campo F : esso appartiene ad U e quin<strong>di</strong> ad almeno un Ui.<br />

Se poi λ1, λ2 sono due scalari non nulli <strong>di</strong>stinti, i vettori u1 + λ1u2, u1 + λ2u2 devono appartenere a<br />

<strong>di</strong>fferenti Ui. Se infatti supponiamo che essi appartengano entrambi ad un Uj (j non può essere ne 1 ne<br />

2 per lo stesso ragionamento fatto per n = 2), allora la <strong>di</strong>fferenza (u1+λ1u2)−(u1+λ2u2) = (λ1−λ2)u2<br />

appartiene ad Uj. Questo conduce all’assurdo che u2 sia contenuto in Uj.<br />

Ipotizzando che F contenga almeno n − 1 elementi λ1, . . . , λn−1 non nulli <strong>di</strong>stinti, i vettori<br />

u1 + λku2 k = 1, . . . , n − 1 (4.68)

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