Una famiglia come un'altra - Spazio MeF

Irene Bernardini Una famiglia come un’altra
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Volendo ricorrere a un'immagine , mi sovviene quella potentissima della
spada di Re Salomone.
Un giorno andarono dal Re due prostitute e si presentarono innanzi a lui.
Una delle due disse. "Ascoltami signore! Io e questa donna abitiamo nella
stessa casa ; io ho partorito mentre essa sola era in casa. Tre giorno dopo il
mio parto, anche questa donna ha partorito..... Il figlio di questa donna è morto
durante la notte, perché essa gli si era coricata sopra. Essa si è alzata nel
cuore della notte, ha preso il mio figlio dal mio fianco .... e se lo è messo in
seno e sul mio seno ha messo il figlio morto. Al mattino mi sono alzata per
allattare mio figlio, ma ecco era morto. Lo ho osservato bene ; ecco, non era il
figlio che avevo partorito io ". L'altra donna disse. “Non è vero! Mio figlio è
quello vivo". Allora il re ordinò: “Prendetemi una spada! .... Tagliate in due il
figlio vivo e datene una metà all'una e una metà all'altra". La madre del
bambino si rivolse al re, poiché le sue viscere erano commosse per suo figlio e
disse. “ Signore, date a lei il bambino vivo; non uccidetelo! ". L'altra disse.
“Non è né mio né tuo ; dividetelo in due!”Presa la parola il re disse. “Date alla
prima il bambino vivo; non uccidetelo. Quella è sua madre".
La "vera madre”di re Salomone è un simbolo che indica la qualità
dell'amore vero verso un bambino, un amore che lo vuole intero e integro
anche a costo di un sacrificio. Imporre a un bambino di “cambiare”mamma o
papà perché noi abbiamo cambiato, senz'altro con ottime ragioni, beninteso,
moglie o marito è un atto di grave egoismo. Non sono solita usare toni
colpevolizzanti o moralistici, ma sento il bisogno di dire forte e chiaro che
separare un bambino da suo padre o da sua madre è come tagliarlo in due.
Quando mamma fa e disfa
Penso sopratutto alle donne, non foss'altro che per il fatto che è da loro,
giacché donna io stessa, che mi aspetto di più. Penso a tutti quei casi in cui
padri non indecenti né indegni, semmai complici per loro debolezza nel farsi
allontanare, vengono progressivamente ma implacabilmente espulsi dalla vita