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Una famiglia come un'altra - Spazio MeF

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Irene Bernardini <strong>Una</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>come</strong> un’altra<br />

scrivi@spaziomef.it<br />

113<br />

domenica papà te l'aggiusta. Già,le domeniche a pranzo da sua madre: un<br />

padre modello. Ahm, un boccone per la mamma, ahm, un boccone per la<br />

nonna. ' Certo il mio Alberto diventa matto per questi bambini, Valeria è<br />

fortunata perché ci sono certi mariti che i figli, finché son piccoli, non li vedono<br />

nemmeno....'. E io zitta, a far buon viso a cattivo gioco. Ma ora basta. Ora<br />

siamo separati, io ho una nuova <strong>famiglia</strong>. Giancarlo, il mio compagno, che<br />

spero sarà presto mio marito, mi ha dimostrato, con la nostra bambina<br />

Carlotta, che anche un uomo impegnatissimo-nel-lavoro sa cosa vuol dire<br />

fare il padre, anche il lunedì, anche il mercoledì. Io non faccio nulla contro<br />

Alberto, in tre anni non ho mai mancato una volta di mandargli i bambini nei<br />

giorni concordati, lo tengo informato di tutto quello che li riguarda. Né mi sono<br />

mai sognata di imporre loro Giancarlo <strong>come</strong> nuovo padre. Ma qui mi fermo. Se<br />

ci tiene, deve essere lui, Alberto, a coltivare il rapporto con i suoi figli, a<br />

trovare tempo e attenzione per loro. Non sarò mai io a impedirlo. ogni volta<br />

che chiede di stare con loro oltre i giorni previsti io accetto, anche a costo di<br />

cambiare i miei programmi. Ma non ho più intenzione di coprirlo, giustificarlo.<br />

Adesso deve marciare in proprio. Il mio mandato è scaduto. Che faccia anche<br />

lui la sua parte. Non è mai troppo tardi."<br />

Come dare torto a Valeria? Forse è davvero pretendere troppo<br />

chiedere alle donne che proseguano nella loro funzione di supplenza e<br />

sostegno delle funzioni paterne anche quando quel padre non è più anche<br />

l'uomo che amano. Allora però bisognerebbe poter contare su di loro, sui<br />

padri, occorrerebbe investire speranze e fiducia negli uomini nuovi.<br />

Parlo di uomini nuovi e non di solo di padri nuovi perché è dal profondo<br />

dell'identità maschile che occorrerebbe poter attingere le risorse per stabilire<br />

rapporti intensi e significativi con i figli, per non assegnare alle madri deleghe<br />

che finiscono per consegnarle al loro solitario strapotere. Solo una<br />

consuetudine, una familiarità con se stessi, con la propria emotività, con i<br />

propri desideri e le proprie fantasie - in una parola: con la propria anima - può<br />

consentire a un uomo di entrare in contatto profondo con i propri figli. E<br />

questo non vuol dire <strong>come</strong> alcuni credono, o meglio, temono,<br />

"femminilizzarsi". Anzi.

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