Una famiglia come un'altra - Spazio MeF
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Irene Bernardini <strong>Una</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>come</strong> un’altra<br />
scrivi@spaziomef.it<br />
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Finito il gioco delle associazioni libere, vorrei dire che almeno nei<br />
rapporti tra di loro bisognerebbe proprio che imparassimo a lasciarli in pace, i<br />
bambini. Anche nella <strong>famiglia</strong> cosiddetta intatta, quando nascono dei fratelli,<br />
c'è il rischio fisiologico che insorgano gelosie, sentimenti di esclusione, che<br />
si debba far fronte a manifestazioni di aggressività oppure che i secondogeniti<br />
considerino i fratelli maggiori <strong>come</strong> dei privilegiati. Se i grandi sanno<br />
garantire comprensione, tolleranza, contenimento, equità, i bambini - che,<br />
non dimentichiamolo, sono ricchi di risorse - sapranno elaborare i loro<br />
sentimenti contrastanti. Ma un po' di ambivalenza resterà, <strong>come</strong> è giusto che<br />
sia, <strong>come</strong> peraltro avviene in tutte le relazioni importanti. Quando i genitori<br />
sono uniti, gelosia, aggressività, e poi la conflittualità insita in gran parte dei<br />
rapporti tra fratelli, non fanno tanta paura, non generano tanta insicurezza e<br />
sensi di colpa. Questo di solito consente ai genitori di moderare il loro<br />
interventismo. ci si limita a sedare i litigi, a garantire l'equità, a consolare chi di<br />
volta in volta "le prende". Nella <strong>famiglia</strong> allargata, per quella sorta di "cattiva<br />
coscienza “che spesso l' accompagna, gli adulti divengono più ansiosi e più<br />
intrusivi . resi insicuri dall'assenza di una cornice "regolare"entro cui calare il<br />
nuovo lieto evento, finiscono per “giustificare”l'arrivo di un fratellino invece di<br />
annunciarlo, o, quel che è peggio, lo tengono nascosto fino all'ultimo. Le<br />
eventuali resistenze o forti ambivalenze del figlio non possono più essere<br />
accettate <strong>come</strong> normali reazioni infantili, ma assumono il senso di un giudizio,<br />
di un rifiuto radicale che genera grandi sensi di colpa. Ecco che allora occorre<br />
ansiosamente scongiurare e rintuzzare in ogni modo queste possibili<br />
reazioni.<br />
E' significativo, a questo proposito il racconto di Iris, mamma di Carolina,<br />
cinque anni, e di Evelina, due mesi, nata dal suo secondo matrimonio.<br />
"Ero terribilmente in ansia, quando aspettavo Evelina, per <strong>come</strong> Carolina<br />
avrebbe preso la nascita della sorella. Con Beppe, mio marito, lei va<br />
d'accordo, anche perché suo padre è molto presente e non c'è mai stata<br />
competizione tra loro. Però io temevo che potesse sentirsi esclusa. Nei mesi<br />
dell'attesa le avevo parlato tanto, l'avevo coinvolta in tutti gli acquisti per la<br />
neonata, nella scelta del nome, le avevo mostrato l'ecografia indicandole il