Una famiglia come un'altra - Spazio MeF

giunga a riconoscere al proprietario il diritto di chiedere un affitto al
convivente.
Spostiamo adesso l'attenzione dalla casa ai figli. Ti ripropongo il caso
di una madre affidataria. E’ possibile che, se lei avvia una convivenza, il
genitore “escluso” si opponga, appigliandosi al fatto che così lei mette a
contatto stabilmente e continuativamente i figli col proprio compagno ,
imponendo di fatto una convivenza tra loro?
Qualche volta questa condizione è inserita già nella separazione,
consensuale o giudiziale. vale a dire che il genitore affidatario si impegna,
spontaneamente o su richiesta dell'altro genitore, se accolta dal Tribunale, a
non mettere i figli a contatto ravvicinato con persona non gradita al coniuge.
Con quali argomentazioni viene sostenuta una richiesta del genere?
Di solito si fa riferimento all’interesse dei figli, alla loro esigenze.
Con qualche rischio di strumentalizzazione ?
A volte sì. E’ innegabile che spesso richieste come queste sono ispirate
dal rancore, dal desiderio di penalizzare o controllare il coniuge. Altre volte ci
sono motivi legati a presunte o effettive inidoneità del o della possibile
convivente ad entrare in contatto stretto con dei bambini. Non si dimentichi
però che il giudice vaglia accuratamente, anche con l’aiuto di consulenze
psicologiche, questo tipo di richieste e le accoglie solo se fondate. Vale la
pena di ricordare anche che in un’ottica rigorosa, o per alcuni rigida, con la
separazione solo la coabitazione, tra gli obblighi derivanti dal matrimonio,
viene meno. Quello della fedeltà, secondo appunto un’interpretazione per
molti versi sostenibile sul piano strettamente giuridico, permane fino al
divorzio.
La famiglia che può nascere nel periodo della separazione, che da noi
dura almeno tre anni, è dunque in qualche misura a rischio se perdura un' alta
Irene Bernardini Una famiglia come un’altra
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