Una famiglia come un'altra - Spazio MeF

Irene Bernardini Una famiglia come un’altra
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sia indotto o variamente condizionato proprio da lei. Quando una donna
conserva, per convinzione personale e/o per l'indisponibilità dell'ex marito a
farsi emarginare, un rapporto genitoriale significativo con lui, è difficile che il
suo compagno si impunti a voler fare il padre.
Raramente ho conosciuto uomini cui premesse particolarmente farsi
carico delle scelte educative dei bambini della propria compagna, che ci
tenessero particolarmente a presenziare alle gare di nuoto, alle partite di calcio
o pallavolo la domenica sotto l'acqua, ai colloqui con gli insegnanti, alle visite
pediatriche, alla scelta della colonia estiva o della vacanza studio in Inghilterra,
a comunioni e cresime, alle "pizze”di classe... ( detto tra noi genitori: sono
spesso delle gran seccature). Quei pochi candidati a questo genere di
militanza erano perlopiù preoccupati di dimostrare a se stessi e al proprio
ambiente di presidiare saldamente il territorio familiare ( è il caso di Salvatore,
il "papino”di Paola, la bimba che si dipingeva come una principessa smarrita
nella foresta). di essere a tutti gli effetti il nuovo vero pater familias. Sono
situazioni in cui la sotterranea competizione, una sorta di rivalità retroattiva,
con il padre "vero” si gioca anche sull'annessione delle prerogative paterne.
Alla larga dagli psicologi
Uno degli esempi più tristi in cui mi sono imbattuta era, da questo punto
di vista, quello di Michela, sette anni. Sua madre, un anno dopo la
separazione, si è trasferita insieme a lei nella casa del suo compagno. Nel
giro di qualche mese il papà di Michela -che di questo importante
cambiamento aveva avuto notizia al rientro dalle vacanze attraverso un
laconico fax inviato al suo avvocato - era stato emarginato dalla vita della
bambina e sostituito alla grande dal nuovo partner della mamma, uno
psicologo infantile ( forse è questo che rattrista di più !). Questo brillante
professionista non solo filtrava le telefonate del papà di Michela passandole la
chiamata solo se riteneva che l'ora e le circostanze non fossero "disturbanti e
ansiogene “per lei, ma era arrivato al punto di sostenere,sulla scorta di una
batteria di test proiettivi somministrati alla bambina e delle ottime pagelle di
suo figlio, nato da un suo precedente matrimonio, che tanto Michela "aveva