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Una famiglia come un'altra - Spazio MeF

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Questi esempi non sono tra i più drammatici. L'attacco sferrato contro i<br />

nuovi partner in occasione di certe battaglie giudiziarie può essere ancor più<br />

cruento. sempre più spesso mi capita di seguire vicende, su incarico del<br />

Tribunale, in cui il compagno della madre affidataria è stato denunciato per<br />

presunte molestie sessuali nei confronti dei bambini. Altre volte, per<br />

screditarne l'immagine, si elencano le disavventure professionali o i guai<br />

psichiatrici di qualche membro della <strong>famiglia</strong> d'origine.<br />

La drammatizzazione del conflitto separativo è indotta troppo spesso dal<br />

suo esplicarsi troppo unilateralmente sulla scena giudiziaria: quello dei diritti è<br />

solo uno dei punti nevralgici che la separazione lascia dolorosamente scoperti,<br />

ma, per una sorta di corto circuito, è lì, nelle aule del Tribunale, davanti al<br />

Giudice che ci illudiamo di trovare tutte le risposte. La responsabilità di certe<br />

guerre giudiziarie non può essere addebitata semplicisticamente agli avvocati<br />

"cattivi". anche il più equilibrato e illuminato dei legali deve fare i conti con le<br />

logiche e le regole del giudizio di separazione, un giudizio che, <strong>come</strong> tutti gli<br />

altri, procede all'insegna di parole chiave <strong>come</strong> avversario, parte e<br />

controparte, <strong>come</strong> perdere o vincere, torto o ragione, vero o falso, innocente o<br />

colpevole. L'"esclusivo interesse del minore” potrebbe e dovrebbe essere il<br />

criterio di riferimento in virtù del quale perseguire una sintesi che punti a<br />

superare le dicotomie e gli opposti: ma ancora troppo spesso, data anche<br />

l'ampia discrezionalità delle interpretazioni possibili, è un criterio piegato al<br />

potere contrattuale messo in campo dai grandi. Nel giudizio di separazione i<br />

nuovi partner sono quasi sempre rappresentati sotto una luce equivoca e<br />

spesso oggetto di attacchi violenti quanto strumentali.<br />

Com'è noto, la separazione per colpa nel nostro diritto di <strong>famiglia</strong> non c'è<br />

più. Sopravvive tuttavia un istituto, il cosiddetto addebito, che, seppure in<br />

forma attenuata, specie sotto il profilo delle sanzioni, ripropone l'idea forte<br />

che della rottura qualcuno porti la colpa e che per tale colpa occorra pagare:<br />

in una separazione giudiziale una o entrambe le parti possono chiedere al<br />

Tribunale di "addebitare”la responsabilità del fallimento coniugale all'altro<br />

coniuge. Sulle conseguenze dirette, di tipo esclusivamente economico,<br />

dell'addebito, seppure tutt'altro che irrilevanti ( basti pensare che il coniuge cui<br />

Irene Bernardini <strong>Una</strong> <strong>famiglia</strong> <strong>come</strong> un’altra<br />

scrivi@spaziomef.it<br />

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