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"il gioco d'azzardo - le ludopatie" analisi del fenomeno - Codacons

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Regione Sic<strong>il</strong>iana e <strong>del</strong> Comune di Pa<strong>le</strong>rmo. In collaborazione con: Regione Sic<strong>il</strong>iana, Comune<br />

di Pa<strong>le</strong>rmo, Università di Pa<strong>le</strong>rmo, Cattedra di Psicologia di Comunità, Associazioni Onlus: Em-<br />

powerment Socia<strong>le</strong>, Puntocom. Tematiche trattate: Il <strong>gioco</strong> oggi: oltre l’homo ludens; L’Italia che<br />

gioca; Come cambiano i giochi, come cambiano i giocatori; Le nuove dipendenze tra piacere e disa-<br />

gio; Azzardo e usura: rischi e possib<strong>il</strong>ità di intervento; Chi e come: rispondere al <strong>gioco</strong> patologico;<br />

Costretti a giocare: <strong>il</strong> giocatore compulsivo; Disponib<strong>il</strong>ità e caratteristiche dei servizi sul territorio;<br />

Il fascino <strong>del</strong><strong>le</strong> nuove dipendenze. Sintesi: Il <strong>gioco</strong> d’azzardo richiama immagini contraddittorie di<br />

divertimento e di preoccupazione.<br />

Queste ultime sono relative non solo all’ambito <strong>del</strong>la mora<strong>le</strong> o <strong>del</strong>la <strong>le</strong>galità, ma anche all’ambito<br />

clinico, in relazione ai sempre più diffusi casi di patologia da <strong>gioco</strong>, i quali evidenziano gravi situa-<br />

zioni di compromissione, di escalation, di compulsività e di vera e propria dipendenza con pesanti<br />

costi sociali. Ma è anche vero che <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> è un’occupazione frivola e libera dai vincoli <strong>del</strong>la vita<br />

rea<strong>le</strong>, che pone tutti i giocatori, grandi e piccoli, sullo stesso piano. L’esperienza ludica diviene,<br />

quindi, un momento indispensab<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la vita umana traducendosi in una dimensione capace di<br />

rapimento, di elargire gioia e liberare l’uomo dalla ripetitività <strong>del</strong>l’esistenza. Questa importanza<br />

<strong>del</strong> <strong>gioco</strong>, nel nostro secolo in particolare, è sostenuta e formalizzata soprattutto da Eugen Fink nel<br />

suo saggio Oasi <strong>del</strong>la gioia (1986), in cui scrive: «Il <strong>gioco</strong> rassomiglia a un’oasi di gioia, raggiunta<br />

nel deserto <strong>del</strong> nostro tendere e <strong>del</strong>la nostra tantalica ricerca. Il <strong>gioco</strong> ci rapisce. Giocando siamo<br />

per un po’ liberati dall’ingranaggio <strong>del</strong>la vita, come trasferiti su un altro mondo dove la vita appare<br />

più <strong>le</strong>ggera, più aerea, più felice». Il <strong>gioco</strong>, insomma, risveglia <strong>il</strong> nostro desiderio di onnipotenza<br />

che di solito deve fare i conti con una quantità di fattori incontrollab<strong>il</strong>i. Il <strong>gioco</strong> si scopre, in tal<br />

modo, un’”isola di perfezione” nella qua<strong>le</strong> regna una regola, rispettata da tutti, che non favorisce<br />

né danneggia nessuno. Giocare equiva<strong>le</strong> a interrompere la routine, prendersi una pausa e un al-<br />

<strong>le</strong>ggerimento <strong>del</strong> peso <strong>del</strong>l’esistenza. Ma parlare di “oasi <strong>del</strong>la gioia” se, da una parte, ci dà l’idea<br />

<strong>del</strong> fatto che <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> è divertimento, dall’altra può indurci in errore sulla sua natura. L’esperienza<br />

ludica è, a volte, talmente coinvolgente da non avere nulla in comune con un’isola di gioia, <strong>il</strong> <strong>gioco</strong><br />

da magico può diventare “demoniaco”. Così giocare assume una doppia va<strong>le</strong>nza: ci si lascia attra-<br />

versare da una dimensione attraente quanto instab<strong>il</strong>e e ci si espone al rischio di trovarsi immersi in<br />

un clima “incandescente” che è tipico <strong>del</strong> <strong>gioco</strong> d’azzardo. Troppo spesso si ha <strong>del</strong> <strong>gioco</strong> d’azzardo<br />

una visione elitaria, estrema, dostoevskjiana e relativa a mondi “lontani e diversi” che, proprio per-<br />

ché lontani e diversi, magari, ci affascinavano ma sostanzialmente ci lasciavano indifferenti. Ora,<br />

invece, più semplicemente e più spesso, sono persone come noi che si giocano uno stipendio al bar<br />

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