"il gioco d'azzardo - le ludopatie" analisi del fenomeno - Codacons
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Premessa<br />
LA REALTà<br />
La febbre <strong>del</strong> <strong>gioco</strong>, analizzata nella sua evoluzione storica, pone in evidenza <strong>il</strong> ruolo fondamenta<strong>le</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>gioco</strong>, inteso come ludens, nel<strong>le</strong> società di ogni tempo, condizionato dal<strong>le</strong> trasformazioni<br />
culturali ed economiche fino a divenirne, in un contorto <strong>le</strong>game, fattore condizionante almeno<br />
negli aspetti patologici e funzionali.<br />
Questa relazione mira ad analizzare <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> nel suo aspetto economico– sociologico, partendo da un<br />
breve excursus storico per arrivare ai nostri giorni, ossia al periodo che ha visto <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> trasformarsi<br />
in una vera e propria industria con numeri da capogiro.<br />
Al fine di inquadrare <strong>il</strong> <strong>fenomeno</strong> patologico <strong>del</strong> <strong>gioco</strong> (per cui rimandiamo a relazione seguente<br />
specifica sulla questione scientifica), che dà <strong>il</strong> titolo all’intera Ricerca, è necessario però che si<br />
inquadrino innanzitutto <strong>le</strong> radici proprie <strong>del</strong> <strong>gioco</strong> pubblico in una società che cammina e si<br />
trasforma in modo sempre più rapido.<br />
Le caratteristiche proprie <strong>del</strong>la velocizzazione, <strong>del</strong>la globalizzazione, <strong>del</strong> gigantismo e <strong>del</strong>l’evoluzione<br />
tecnologica si coniugano con un’economia di mercato che sempre più trasforma <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> da ludens<br />
in business.<br />
La parola “azzardo” deriva dal francese hazard ed ha una sua più antica origine nella lingua araba<br />
dove, con <strong>il</strong> termine “zahr”, si designava l’oggetto ludico a noi comunemente noto come “dado”.<br />
Già nell’antica Grecia <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> era di casa, come testimoniano numerose ricerche archeologiche e<br />
antropologiche. Una parte <strong>del</strong>la tradizione el<strong>le</strong>nica, infatti, fa risalire a Palamede 1 l’invenzione dei<br />
giochi. Nel ce<strong>le</strong>bre frammento 479 <strong>del</strong> suo “Palamede”, Sofoc<strong>le</strong> lo descrive come colui che inventò i<br />
giochi da tavolo, eliminando così possib<strong>il</strong>i tentativi di rivolta <strong>del</strong>l’esercito greco durante i dieci anni<br />
di guerra contro la città di Troia. Inoltre, un topos <strong>del</strong>la ceramica el<strong>le</strong>nica è la rappresentazione <strong>del</strong><br />
guerriero – eroe impegnato ad un <strong>gioco</strong> da tavolo.<br />
Il <strong>gioco</strong> nel mondo antico aveva dunque una sua centralità funziona<strong>le</strong> se non anche vita<strong>le</strong>. Erodoto<br />
nel<strong>le</strong> Storie narra che l’introduzione dei giochi in Lidia fu ut<strong>il</strong>izzato come rimedio alla carestia. Lo<br />
scrittore racconta che allora furono inventati i giochi dei dadi, degli astragali, <strong>del</strong>la palla e ogni altra<br />
specie di giochi perché agissero contro la fame distraendo la popolazione.<br />
Il <strong>gioco</strong> è quindi parte integrante di ogni civ<strong>il</strong>tà e di ogni epoca. La stessa presenza di manoscritti<br />
1 Cfr. Sofoc<strong>le</strong>, Palamede frammento 479, così descrive i 10 anni di assedio a Troia: “non fu lui (Palamede) a<br />
liberarsi dalla carestia (parlando con pieno rispetto <strong>del</strong> Dio), non fu lui ad inventare i passatempi migliori per i<br />
soldati che si siedono dopo <strong>il</strong> faticoso combattimento – i dadi e <strong>le</strong> pedine, piacevoli rimedi all’ozio?”<br />
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