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"il gioco d'azzardo - le ludopatie" analisi del fenomeno - Codacons

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interiore che la dimensione socia<strong>le</strong> 5 .<br />

Nell’uomo <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> assume infinite forme e funzioni: diventa esercizio preparatorio ai diversi<br />

compiti esistenziali (biologici, sociali, relazionali, culturali), serve ad appagare <strong>il</strong> bisogno di<br />

dominare, di competere, di autoaffermarsi attraverso la sfida, permette di concedersi svago e<br />

sollievo in forma di autogratificazione. Huizinga lo definisce come “un’azione libera, conscia<br />

di non essere presa sul serio e situata al di fuori <strong>del</strong>la vita consueta, [...] azione a cui non è<br />

<strong>le</strong>gato un interesse materia<strong>le</strong>, dalla qua<strong>le</strong> non proviene vantaggio e che si compie entro un<br />

tempo e uno spazio magici” 6 . E’ evidente che questa definizione di <strong>gioco</strong> esclude l’azzardo, in<br />

quanto attività alla qua<strong>le</strong> potenzialmente si <strong>le</strong>ga un “vantaggio” e un “interesse materia<strong>le</strong>” 7 .<br />

Secondo Callois 8 , che nel 1958 operò una significativa revisione <strong>del</strong>l’antropologia <strong>del</strong> gio-<br />

co, ta<strong>le</strong> restrizione è ingiustificata, in quanto motivata più da fattori culturali e morali, che<br />

da un’obiettiva distinzione di significati e scopi. I giochi d’azzardo, all’interno <strong>del</strong>la nuova<br />

concezione <strong>del</strong><strong>le</strong> attività ludiche offerta da Callois, si rivelano essere una <strong>del</strong><strong>le</strong> più tipiche<br />

manifestazioni comportamentali umane.<br />

Egli descrive <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> come un’attività:<br />

- libera e volontaria, fonte di gioia e divertimento. Per Callois la libertà avrebbe per <strong>il</strong> <strong>gioco</strong><br />

una va<strong>le</strong>nza ontologica; questi, infatti, cesserebbe di essere ta<strong>le</strong> laddove ci si trovi “obbligati<br />

a parteciparvi”. Se <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> esce dai suoi limiti, se perde <strong>il</strong> suo carattere libero e separato dalla<br />

realtà, esso può produrre solamente forme “derivate” e “corrotte”. Una dipendenza da esso,<br />

intesa come compulsione a giocare, o come un’impossib<strong>il</strong>ità ad astenervisi, corromperebbe<br />

al<strong>le</strong> radici la natura stessa <strong>del</strong> <strong>gioco</strong>, minacciandone gravemente l’esistenza e i significati;<br />

- separata dalla realtà e circoscritta da precisi limiti spaziali e temporali;<br />

- incerta;<br />

- definita da rego<strong>le</strong> precise, arbitarie;<br />

- fittizia;<br />

- improduttiva, non determina “né beni né prodotti”.<br />

Il <strong>gioco</strong> d’azzardo comporta solamente spostamenti di proprietà e non produzione di beni;<br />

di conseguenza esso sarebbe un’attività ludica a tutti gli effetti.<br />

5 Ivi. Il “faber” produce, manipola, costruisce, e <strong>il</strong> “ludens” interagisce, contratta, si confronta.<br />

6 J. Huizinga, Homo ludens, cit., p.17.<br />

7 Ivi.<br />

8 R. Callois, I giochi e gli uomini. La maschera e la vertigine, Bompiani, M<strong>il</strong>ano, 1981.<br />

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