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"il gioco d'azzardo - le ludopatie" analisi del fenomeno - Codacons

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Non è semplice riuscire ad ottenere l’attenzione dei giocatori, in quanto totalmente catturati<br />

dall’attività “<strong>gioco</strong>”. Molti giocatori di slot, pur sentendo voci e rumori intorno, non staccano lo<br />

sguardo dallo schermo. Giocano in s<strong>il</strong>enzio, non si lasciano distrarre, ed è diffic<strong>il</strong>e trovare qualcuno<br />

vicino a loro. Alcuni giocano in modo distratto, si guardano continuamente intorno, si agitano<br />

nervosamente, non hanno lo sguardo sui tasti, ma li premono meccanicamente.<br />

Altri parlano con la slot, la incitano (“dai bella su”) e addirittura, la accarezzano. Altri, invece, <strong>le</strong><br />

inveiscono contro (“lo hai messo ora? cosa lo hai messo a fare?”).<br />

È molto frequente che ci siano degli spettatori intorno a chi gioca, ma è raro che commentino. Alcuni<br />

giocatori, trascorrono tutto <strong>il</strong> giorno vicino alla stessa slot, aspettando che paghi. Altri cambiano slot<br />

appena perdono, passando a quella vicina.<br />

I giocatori osservano sempre gli altri giocare, in modo da poter decidere a qua<strong>le</strong> slot tentare la propria<br />

fortuna. Nessuno gioca ad una slot che ha appena scaricato.<br />

I giocatori sono molto scaramantici. Si vestono sempre con gli stessi indumenti, mettono di solito i<br />

vestiti che indossavano <strong>il</strong> giorno <strong>del</strong>la vincita. Alcuni scommettono solo a determinati sportelli (“ho i<br />

miei sportelli ma non li dico per scaramanzia”) o giocano solo a determinate slot.<br />

Non è fac<strong>il</strong>e capire chi vince. Chi ha vinto non esulta in modo platea<strong>le</strong>, per evitare che gli altri<br />

giocatori si avvicinino e chiedano una parte <strong>del</strong>la vincita. Chi esulta è perché ha vinto poco. Nei giorni<br />

di osservazione, stando a contatto diretto con i giocatori <strong>del</strong>la sala, ho notato che questi non<br />

riconoscono <strong>il</strong> loro accanimento per <strong>il</strong> <strong>gioco</strong>, lo negano, non lo ammettono. Sono poche <strong>le</strong> persone ad<br />

essere consapevoli <strong>del</strong>la possib<strong>il</strong>ità di “ammalarsi” di <strong>gioco</strong> . La maggior parte di loro parla di “vizio”.<br />

Sembrano essere poco sinceri sia con me che tra di loro, nonché con <strong>le</strong> loro famiglie. Molti scappano<br />

dal lavoro, altri appunto dalla famiglia, per venire a giocare.<br />

Quando mi avvicinavo loro per la comp<strong>il</strong>azione <strong>del</strong> Sogs si rifiutavano di rispondere e si<br />

giustificavano: “mia moglie non lo sa che sono qui”, “no, io non posso per <strong>il</strong> lavoro che faccio”, “sono<br />

invisib<strong>il</strong>e qua”.<br />

Quasi tutti hanno precisato di giocare poco. Mentre comp<strong>il</strong>avano <strong>il</strong> Sogs dichiaravano sempre di non<br />

aver debiti e non aver mai chiesto prestiti ma che in realtà, aggiungevano, sono gli altri ad avere debiti<br />

con loro.<br />

Gli scommettitori ippici più anziani e più accaniti, si sono rifiutati di comp<strong>il</strong>are <strong>il</strong> questionario, per loro<br />

non aveva senso una ricerca <strong>del</strong> genere. Altri invece si sono rifiutati perché troppo presi dal<strong>le</strong><br />

scommesse, non potevano distrarsi.<br />

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