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"il gioco d'azzardo - le ludopatie" analisi del fenomeno - Codacons

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Durante tutto <strong>il</strong> giorno giocavo, non facevo nient’altro... durante la notte pensavo a cosa fare per<br />

ottenere i soldi per giocare.<br />

La mia vita praticamente si svolgeva esclusivamente giocando e tutto <strong>il</strong> resto era trascurato<br />

comp<strong>le</strong>tamente.”<br />

Sentendo questo “demone” crescere sempre di più dentro di sé R. ha provato più volte a smettere, a<br />

fermarsi, ma pur essendo colpevo<strong>le</strong> <strong>del</strong> tunnel in cui stava finendo, non ci è mai riuscito: “Inizialmente<br />

riuscivo ancora a controllarmi, riuscivo ancora a decidere quando, come, perché, con chi. Ero ancora<br />

nella categoria <strong>del</strong> giocatore socia<strong>le</strong>, se non altro perché giocavo occasionalmente e sempre con <strong>le</strong><br />

stesse persone <strong>del</strong><strong>le</strong> cifre che non mi lasciavano in uno stato di disperazione se <strong>le</strong> perdevo...<br />

Poi la situazione è peggiorata... ho provato con la mia forza di volontà a ostacolare questo demone<br />

che si era impossessato di me, ma anche se avevo raggiunto la consapevo<strong>le</strong>zza che c’era qualcosa in<br />

me che non andava e vo<strong>le</strong>vo riuscire a smettere, non ne ero in grado!<br />

Questo demone si era impossessato di me e mi trascinava dove vo<strong>le</strong>va lui.<br />

Ad un certo punto la mia autostima è totalmente crollata...non mi sopportavo più.avevo quasi voglia di<br />

farla finita! Sono arrivato anche a giocare 35000 euro su una singola partita e lì insomma ho<br />

veramente guardato, ecco... la finestra!<br />

Poi grazie a Dio sono riuscito ad alzare <strong>il</strong> te<strong>le</strong>fono e a chiedere aiuto e si sono innescati dei<br />

meccanismi che mi hanno portato ad arrivare alla S.I.I.Pa.C. per farmi curare. Qui ho finalmente<br />

trovato la risposta ai miei tanti perché e ho capito di essere un giocatore patologico”.<br />

Nel periodo in cui giocava più intensamente R. non riuscendo ad avere gratificazioni sul lavoro, ha<br />

provato ad aprire un loca<strong>le</strong> insieme al cugino ma, nel giro di pochi mesi, hanno dovuto chiudere, nel<br />

frattempo la sua vita affettiva era caratterizzata da una famiglia dove i prob<strong>le</strong>mi di coppia dei genitori<br />

avevano da tempo oscurato i volti di R. e di sua sorella A. In più <strong>il</strong> suo rapporto di coppia era in crisi...<br />

Solo quando giocava e soprattutto quando perdeva, si sentiva capace, adeguato, emozionato. La<br />

vittoria per <strong>il</strong> giocatore patologico è qualcosa di norma<strong>le</strong>, la sconfitta è <strong>il</strong> vero sentimento che si ricerca<br />

giocando: “L'importante per me era giocare! Non mi è mai capitato, ad esempio, di fare grosse vincite<br />

e poi non mi accorgevo neanche dei momenti in cui vincevo, faceva parte <strong>del</strong> tran tran! Tutto quello<br />

che guadagnavo lo riut<strong>il</strong>izzavo per alimentare la dipendenza, per poter continuare a giocare! Anzi<br />

paradossalmente proprio nel momento <strong>del</strong>la sconfitta trovavo <strong>le</strong> sensazioni che vo<strong>le</strong>vo provare! Il<br />

giocatore, infatti, ha un forte senso masochistico e di auto<strong>le</strong>sionismo: è quando perde che si sente<br />

vivo! L’emozione <strong>del</strong>la vittoria lo lascia indifferente, è qualcosa di norma<strong>le</strong>, di trascurab<strong>il</strong>e... perciò <strong>il</strong><br />

giocatore persevera finché non raggiunge <strong>il</strong> suo scopo che è quello di perdere!”.<br />

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