"il gioco d'azzardo - le ludopatie" analisi del fenomeno - Codacons
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Da <strong>fenomeno</strong> socia<strong>le</strong> a dipendenza: giocatori sociali e giocatori patologici<br />
Giocare d’azzardo non significa necessariamente <strong>gioco</strong> patologico. Per la maggior parte <strong>del</strong><strong>le</strong> persone<br />
<strong>il</strong> <strong>gioco</strong> d’azzardo rappresenta uno dei tanti passatempi e rimane una semplice attività socia<strong>le</strong>. Solo per<br />
una minoranza di esse, diventa progressivamente un prob<strong>le</strong>ma.<br />
È necessario distinguere <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> d’azzardo patologico dal <strong>gioco</strong> come forma di attività socia<strong>le</strong> e<br />
ludica che accompagna l’essere umano lungo la sua esistenza, che stimola lo sv<strong>il</strong>uppo <strong>del</strong>l’intelli-<br />
genza e <strong>del</strong>la creatività. Questa forma di <strong>gioco</strong> viene realizzata per se stessa avendo <strong>il</strong> proprio aspetto<br />
gratificante in sé e non nel fine da raggiungere o nel risultato da conseguire. Quando <strong>il</strong> giocatore,<br />
pur sperando nella vincita, è motivato da un semplice desiderio di divertimento ed è in grado di<br />
smettere di giocare quando lo desidera viene definito “giocatore socia<strong>le</strong>” 30 .<br />
Il giocatore socia<strong>le</strong>, anche se soggetto alla lusinga <strong>del</strong>l’a<strong>le</strong>a, al fascino <strong>del</strong> guadagnare tutto in una<br />
volta e senza fatica, intuisce <strong>il</strong> lab<strong>il</strong>e confine (e non lo oltrepassa) tra innocua distensione e morboso<br />
accanimento.<br />
Il <strong>gioco</strong>, anche quello d’azzardo, allora, risulta essere un’attività intimamente connessa con la natura<br />
<strong>del</strong>l’uomo, serve a riprodurre situazioni reali, insegna ad affrontare <strong>le</strong> difficoltà, a stare insieme con<br />
gli altri e aiuta ad evadere dal<strong>le</strong> condizioni di ma<strong>le</strong>ssere.<br />
In tal senso Fink afferma che <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> assomiglia ad un’oasi di gioia, ad un modo per interrompere<br />
la routine, prendersi una pausa ed un al<strong>le</strong>ggerimento dal peso <strong>del</strong>l’esistenza. Per <strong>il</strong> giocatore socia<strong>le</strong><br />
l’attività di <strong>gioco</strong> rappresenta un“mondo altro e paral<strong>le</strong>lo” in alternativa ad un mondo apparente-<br />
mente governato da razionalità e da calcolo. Un luogo ed un momento, quello <strong>del</strong>la programma-<br />
zione <strong>del</strong>la giocata e <strong>del</strong>l’attesa <strong>del</strong>l’esito, spesso condiviso con gli amici, che permette di vivere<br />
un’avventura, una sfida, o di sperare in un cambiamento <strong>del</strong>la propria vita. Per altri si tratta invece<br />
di avere una possib<strong>il</strong>ità per riempire (o non vedere) momenti di noia, di mancanza di senso, di<br />
depressione, di insoddisfazione 31 .<br />
I prob<strong>le</strong>mi nascono quando l’aspetto ludico diventa secondario rispetto all’impulso di giocare, al<br />
bisogno di rischiare, di riprovare, di continuare a tentare la fortuna anche a fronte di perdite cla-<br />
morose o devastanti. Questo atteggiamento si configura come gambling, un comportamento com-<br />
pulsivo, la cui dinamica può essere assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e, pur in assenza di uso di sostanze, ad altre forme di<br />
30 Dickerson è stato <strong>il</strong> primo a introdurre la distinzione tra giocatore patologico e socia<strong>le</strong>.<br />
Cfr. M.G.Dickerson , La dipendenza da <strong>gioco</strong>, Edizioni Gruppo Abe<strong>le</strong>, Torino, 1993.<br />
31 G.Lavanco, Psicologia <strong>del</strong> <strong>gioco</strong> d’azzardo, McGraw-H<strong>il</strong>l, M<strong>il</strong>ano, 2001<br />
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