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"il gioco d'azzardo - le ludopatie" analisi del fenomeno - Codacons

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“andando al bar da ragazzino vedevo sempre gente che giocava a carte, a soldi, poi tra amici<br />

ero <strong>il</strong> più forte di tutti perché dalla mattina alla sera vedevo come giocavano a carte, ho<br />

imparato” (giocatore patologico, Roma);<br />

“per me <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> è una dipendenza, una dipendenza che avevo e ho scelto, <strong>il</strong> sintomo è stato <strong>il</strong><br />

<strong>gioco</strong> come per altri tipi di sintomi ma alla base c’è una dipendenza quindi per me <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> è<br />

diventato qualcosa di compulsivo cioè io non riuscivo a farne a meno; è vero che comunque mi<br />

sono mosso dalla politica <strong>del</strong> piacere cioè a me piaceva giocare, una cosa che mi piaceva, che<br />

poi però ha preso piano piano <strong>il</strong> sopravvento sulla mia forza di volontà, non riuscivo a farne a<br />

meno. E’ come per <strong>il</strong> drogato, era comunque essenzia<strong>le</strong>, mi faceva sentire vivo, mi dava un<br />

senso di benessere, e anche quando ho raggiunto la consapevo<strong>le</strong>zza che mi creava dei danni<br />

più che a livello fisico, a livello economico perché ho giocato tantissimo, tantissimi soldi, e non<br />

riuscivo a smettere, quindi è un cane che si morde la coda, mi ripromettevo quando giocavo e<br />

perdevo, di non giocare più, e costantemente giocavo, quindi questo è qualcosa che poi alla<br />

lunga ti porta ad un processo di autodistruzione” (giocatore patologico, Bolzano);<br />

“mio padre giocava, a 6 anni mi portava in bisca, al bar, ho iniziato a conoscere tutti i giochi<br />

che esistevano, a 6 anni sapevo giocare a poker, giocavo a tutto, bigliardo, bigliardino”<br />

(giocatore patologico, Roma);<br />

“penso che anche nel mio caso ci fosse una mancanza di comunicazione, quindi <strong>il</strong> coprire <strong>le</strong><br />

prob<strong>le</strong>matiche, cercare di mascherare, io ho avvertito questo tentativo di coprire e di far<br />

sembrare tutto bene, crearmi una mia dipendenza nello stato patologico che si è sv<strong>il</strong>uppato<br />

nell’età <strong>del</strong>l’ado<strong>le</strong>scenza” (giocatore patologico, Bolzano);<br />

“oggi mi sento perso, è salutare, è un prob<strong>le</strong>ma mio <strong>il</strong> <strong>gioco</strong>, perché ho un carattere così<br />

impulsivo che se non era <strong>il</strong> <strong>gioco</strong> era la droga, ringraziamo Dio che non è la droga perché la<br />

droga poteva essere peggio” (giocatore patologico, Roma).<br />

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