LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani
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luci ci annunziavano l’arrivo di torpedoni provenienti da Roma o diretti laggiù;<br />
erano quelli che viaggiavano per conto del Ministero. Attraverso la fioca<br />
luce si vedevano uomini, donne, bambini che scendevano per andare all’albergo.<br />
C’era chi rimaneva in macchina, attendendo l’ora di proseguire.<br />
Quanti disagi! Quante lagrime in quei cuori! E come incerto l’avvenire!<br />
Si fuggiva da un pericolo per andare incontro chissà a quanti altri.<br />
Quello che più ci disturbò fino ad una certa ora della notte, fu il passaggio,<br />
sopra il nostro capo, di apparecchi. Quella lunga teoria di torpedoni poteva<br />
essere individuata. Si diceva che poche ore prima era stata bombardata Fano.<br />
La preghiera fu il nostro conforto. Molto vicino si udiva il rumore del mare.<br />
Come Dio volle, cominciò ad albeggiare: era la Domenica delle Palme.<br />
Un anno prima chi ci avrebbe detto che in quel giorno solenne ci saremmo<br />
trovate là? In una chiesetta vicina facemmo la S. Comunione ed ascoltammo<br />
la S. Messa.<br />
Verso Roma<br />
Verso le ore otto risalimmo in macchina. Facemmo le nostre consuete preghiere<br />
e, anche per espresso desiderio dell’agente di pubblica sicurezza che<br />
accompagnava la macchina, ci mettemmo in vedetta. Il cielo era terso: cosa<br />
poco gradita a chi doveva intraprendere un così lungo viaggio in piena guerra.<br />
Pochi giorni innanzi, sulla stessa strada, un camion era stato mitragliato<br />
e vi erano stati morti e feriti. Pensai che forse la stessa sorte poteva capitare<br />
a noi, se non ci fossimo fermate ad Imola.<br />
Da Brescia a Viterbo attraversammo tante città e paesi. Il viaggio fu molto<br />
interessante per le bellezze della natura, ma fu soprattutto impressionante per<br />
gli orrori della guerra. Non solo i centri più grandi, ma paesi, villaggi, case<br />
disperse tra le gole dei monti, stazioni, ponti, strade, avevano avuto il battesimo<br />
di fuoco.<br />
Ed ora? Ora tante illustri città, tantissimi ponti, strade, boschi devastati e<br />
incendiati, tante chiese, monumenti di arte e di cultura, ospedali, asili di<br />
beneficenza, tesori artistici creati dal genio degli avi formano, con i loro<br />
ruderi, un vasto cimitero il quale sembra che dica: Qui giace l’Italia gloriosa<br />
dei secoli passati.<br />
Dappertutto si vedono macerie sotto cui sono sepolti i nostri morti, macerie<br />
su cui piangeranno, forse, intere generazioni. Ogni pietra infranta conserva<br />
la storia di una famiglia che costruì con tanta fatica e tanto amore il proprio<br />
nido e che, ritornando domani a ricercare il suo focolare, sentirà il cuore<br />
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