LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

Per quel che riguarda il periodo che in quest’occasione ci interessa, è da fare
riferimento all’unica lettera autografa partita dal campo da cui traspare la
rassegnazione e il senso di impotenza di fronte alle lungaggini burocratiche
di una certa Lidia Geber che chiede aiuto ad un cappellano militare.
“caro don Ignazio (…) spero che questa mia vi troverà in buona salute come
godo pure io, fino ad ora grazie a Dio. Come vedete sono ancora sempre qui,
attendo giorno per giorno che mi venisse di andare a casa, ma finora niente:
mi pare molto strano (...) La prego di informarsi al ministero degli interni e
di mandare avanti la mia liberazione già che a Trieste l’hanno fatta e anche
mia madre mi scrive che hanno detto all’ispettorato a Trieste che pare strano
che ci tengono ancora qui dopo tanto che siamo chiusi qui.
Vi prego di farmi questa carità .Qui è molto caldo, insopportabile di giorno,
di notte fa molto freddo. Per ora vi ringrazio”
Ben diverso è l’ardore con cui rivendica i suoi diritti Emilia Buonacosa, trasferita
da Ventotene a Le Fraschette perché considerata pericolosa per la sicurezza
pubblica e dal punto di vista politico e sociale.
Protesta scrivendo alla sezione confinati politici del Ministero degli Interni
perché “…l’alimentazione è un’alimentazione di fame. Tutte le tessere sono
state ritirate e per questo non si riceve neppure la metà di roba che ci spetta
secondo la legge d’alimentazione in tempo di guerra. Ancora peggiore è il
fatto che tutta la mazzetta di lire 9 - la quale ci spetta come confinate ed inter-
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