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LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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muniti di tessera di alimentazione e con il beneficio del prescritto sussidio di<br />

£.9 al giorno. Ma si presero in considerazione anche soluzioni più drastiche,<br />

quali la liberazione per i civili di nazionalità slava e il trasferimento in altro<br />

campo per gli anglo-maltesi.<br />

Riconoscendo l’inutilità di quell’internamento di una così grande massa di<br />

popolazione, il Ministro della Guerra del Governo Badoglio, Antonio Sorice,<br />

propose l’immediata liberazione dei civili in una lettera indirizzata alle autorità<br />

ecclesiastiche. Il provvedimento avrebbe dovuto riguardare “4.500 croati<br />

e sloveni tra cui molte donne e bambini, internati al campo di Alatri, 5.000<br />

uomini croati e sloveni del campo di Anghiari-Renicci, 3.800 sloveni e croati<br />

del campo di Chiesa Nuova, 1.400 uomini e donne del campo di Monito,<br />

2.000 croati e sloveni del campo di Visco e 2.500 internati di Gonars”.<br />

A novembre il numero di internati a Le Fraschette era sceso a 2.570, di cui<br />

1.615 dalmati e 955 anglo-maltesi. La difficoltà di approvvigionamento di cibi<br />

e vestiario si fece sempre più pressante, ma nello stesso tempo le Autorità<br />

erano ben consapevoli della difficoltà di trasferire una massa di persone composta<br />

perlopiù da bambini, donne ed anziani, inabili al lavoro e incapaci di tentare<br />

da soli un improbabile ritorno a casa.<br />

La disperazione aveva prodotto il saccheggio del campo. Pur di procurarsi<br />

cibo, gli internati, ma non solo loro, vendettero o barattarono tavoli, materassi,<br />

coperte, lenzuola, tutto materiale che era servito per le truppe fino a poco<br />

tempo prima lì presenti.<br />

Per risolvere il problema del trasferimento degli anglo-maltesi verso campi<br />

ubicati in Alta Italia, lontani dal teatro di guerra, e nello stesso tempo riavvicinare<br />

gli slavi verso casa, il Ministero degli Affari Esteri il 4 dicembre si<br />

rivolse alle autorità tedesche proponendo:<br />

“1. Il trasferimento al nord del gruppo degli anglo maltesi. Per far ciò le autorità<br />

militari germaniche dovrebbero provvedere l’adeguato mezzo di trasporto,<br />

dopo aver preso accordi con il Ministero dell’Interno circa la località dove<br />

potrebbero essere concentrati gli elementi di cui si tratta.<br />

2. Far rimpatriare nei loro rispettivi paesi i nuclei croati e sloveni, composti<br />

in gran parte da vecchi, donne e bambini, eccezion fatta per gli uomini validi<br />

che dovrebbero essere internati nell’Italia settentrionale, allo scopo di evitare<br />

che essi, rimpatriando, possano andare ad ingrossare le file dei ribelli.<br />

Il lasciare insoluta la questione potrebbe, in caso di ulteriore avanzata degli<br />

eserciti anglo-americani, portare alla dispersione del gruppo in questione,<br />

con evidente danno per gli interessi sia italiani sia tedeschi”.<br />

La missiva naturalmente era partita da Salò e dalle autorità della neonata<br />

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