LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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maltesi raggiunsero il campo di concentramento di Fossoli che di lì a pochi giorni sarebbe passato sotto la rigorosa gestione dell’esercito tedesco. Altri anglo-maltesi che si erano dispersi nelle campagne di Alatri all’arrivo al campo dei tedeschi chiesero di poter raggiungere i propri connazionali. Anche questi, in numero approssimativo di 160, con un successivo convoglio furono destinati a Fossoli. Il 7 aprile ’44, dunque a pochi mesi dall’arrivo degli alleati il direttore del campo Le Fraschette poté comunicare al Ministero degli Interni l’ultimazione del trasferimento dal campo di tutti gli internati. Alcuni sudditi britannici furono ospitati nella caserma La Marmora di Roma e di lì fuggirono. Un altro bombardamento aereo colpì il campo il 30 marzo del 1944. Per quanto riguarda l’interessante capitolo del centinaio di politici presenti nel campo di Le Fraschette, si trattava in maggior parte di intellettuali indesiderabili provenienti da Kosovo, inizialmente ristretti nel campo di concentramento di Preza e, nel maggio del ’42, trasferiti nelle isole di Ponza e Ustica. Con l’avanzata degli alleati, da questi campi i politici furono trasferiti a Le Fraschette. “Il 6 luglio del ‘43 si decise lo sgombero del campo di concentramento di Ustica e il trasferimento degli internati politici a Le Fraschette di Alatri, da aggiungere a questi alcuni italiani, per lo più definiti comunisti, ritenuti pericolosi al punto di poter attentare alla vita del Duce.” In conclusione, la documentazione ritrovata negli archivi ci consente di ricostruire buona parte degli avvenimenti succedutisi dal ‘42 al ‘44 nel campo di concentramento di Le Fraschette. La nostra indagine si ferma al 1944, cioè all’arrivo degli alleati. Ciò che non ci è stato possibile comprendere è a quale destino siano andati incontro gli oltre 600 internati trasferiti nel campo di Fossoli. Abbiamo ripetutamente inviato elenchi nominativi perché se ne fornissero riscontri ma finora mai nessuno ha risposto ai nostri interrogativi, forse perché si dice che i tedeschi nel lasciare precipitosamente Fossoli abbiano bruciato tutti i libri matricola degli entrati e usciti da quel campo. Di recente è stato pubblicato un volume di Danilo Sacchi che ha assicurato nei prossimi giorni la sua presenza qui alla mostra. Il libro si chiama “Fossoli, transito per Auschwitz”, un titolo che potrebbe indirizzare le nostre ricerche verso un finale tragico. Per terminare voglio segnalare un’interessante intervista a Luisa Deskovic Ghini che è stata a Le Fraschette quando nel campo si trovavano circa 4000 internati slavi, in maggioranza donne e bambini, parenti di partigiani. La signora proveniva dall’isola di Ventotene, quindi aveva già avuto un’esperien- 124
za di internamento piuttosto pesante e aveva acquistato una grande esperienza su come difendere i propri diritti e la propria dignità . Propongo che il testo integrale, che consegno alla presidenza, venga allegato agli atti del Convegno. Floriano Epner, rappresentante della Fondazione Ferramonti di Tarsia IL MURO DI RECINZIONE DI QUESTO CAMPO SEGUE IL CONFINE TRA LA LIBERTA’ E L’UMILIAZIONE E IL DOLORE; RICORDATELO SOPRATTUTTO VOI GIOVANI CHE DOVETE ESSERE I “GUARDIANI DELLA LIBERTÀ” NEL NOSTRO PAESE Vi ringrazio per l’invito. Non mi aspettavo di dover parlare e sarò brevissimo. Sono figlio di un’ebrea tedesca e di un pittore, di un artista sgradito al regime tedesco. Tornato in Italia dove era nato, ha disertato l’esercito tedesco e quindi sono cresciuto figlio di un’ebrea e di un disertore dell’esercito. Potete quindi immaginare che tipo di infanzia abbia vissuto. Sono consigliere del Consiglio di amministrazione della Fondazione legata alla memoria del campo Ferramonti di Tarsia. Ho incontrato un giorno un anziano internato nel campo Ferramonti e gli ho chiesto: “Io ho vissuto dieci lunghi anni in Germania e sono vivo per miraco- Convegno 2002 - interviene l’arch. Floriano Epner della Fondazione Ferramonti 125
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INDICE Prefazione . . . . . . . . .
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