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LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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organizzazione, ci fu di validissimo aiuto l’ottima Madre provinciale, Madre<br />

Giacinta che si dimostrò abilissima e si prestò anche per i più umili uffici. In<br />

breve gli iscritti furono in numero di 400 e le scuole funzionarono subito<br />

meravigliosamente. In capo ad una settimana si videro progressi, sia nell’ordine<br />

intellettuale che in quello disciplinare e religioso. Era una smania venire<br />

a scuola. Prima delle ore stabilite, i bimbi si trovavano alle tre porte d’ingresso,<br />

impazienti nell’attesa. Sappiamo come, in genere, i bimbi amino il<br />

canto: i Croati hanno per esso una spiccata disposizione, quindi, nel più<br />

ristretto periodo di tempo si impossessarono di un largo repertorio di canzoncine<br />

scolastiche, sacre, patriottiche. Uscivano di scuola a passo di marcia,<br />

cantando, accompagnati dalle suore fin nel piazzale della chiesa, con grande<br />

ammirazione e soddisfazione, specialmente dei genitori. Dopo qualche giorno<br />

dal nostro arrivo, due altre valenti e zelanti operaie vennero ad aiutarci:<br />

Suor Elisabetta e Suor Gesualda, e la Madre Provinciale tornò a Roma.<br />

Fra le baracche e nelle infermerie<br />

Oggetto delle primissime e più solerti cure furono le infermerie. Intanto si iniziava<br />

la visita alle baracche. Gli Ortodossi e i così detti Scapoli (gli uomini<br />

che non avevano famiglia al campo) furono i primi ad essere visitati e soccorsi.<br />

Sul principio costoro ci guardavano non so se con diffidenza o con poca<br />

simpatia. È da notare che fra quel paio di centinaia di uomini ve ne erano di<br />

tutte le confessioni religiose, di tutte le tinte politiche. L’interesse da noi<br />

dimostrato per tutti e per ciascuno, senza alcuna distinzione, il desiderio<br />

palese di poter sovvenire ad ogni loro bisogno, cambiarono a poco a poco le<br />

disposizioni di quegli animi verso le Suore. La carità raggiunse la via del<br />

cuore e produsse il benefico effetto. In ogni bisogno ricorrevano alle Suore, le<br />

quali, con l’aiuto materiale, non mancavano di somministrare quello morale,<br />

sia pure con una parola che spesso pareva gettata a caso. Tra i molti beneficati<br />

ci furono dei vecchi ottuagenari e due giovani Montenegrini, l’uno studente<br />

universitario, l’altro maestro, entrambi tubercolotici, venuti dal campo<br />

di Ustica.<br />

Con gli aiuti, direi diuturni, la loro salute migliorò assai. Non si saprebbero<br />

ripetere le parole di squisita riconoscenza che uno di loro, a nome anche dell’altro,<br />

perché conosceva meglio la lingua italiana, rivolse alle Suore al<br />

momento della partenza dal campo. Dio voglia che il ricordo della carità di<br />

Cristo sia faro di Fede per quelle anime e che un giorno esse siano rischiarate<br />

dalla luce indefettibile della Chiesa Cattolica.<br />

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