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LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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stretto da una terribile morsa e non potrà soffocare torrenti di lagrime.<br />

Ma che cosa sono tutte queste catastrofi materiali a confronto di quelle<br />

morali?<br />

Purtroppo, sotto tante macerie e tanto grigiore di cenere, sono rimaste soffocate,<br />

o anche magari solo nascoste, come faville, tante e tante anime.<br />

Oh, le anime! È ben desolante lo spettacolo dello scempio morale e la constatazione<br />

che un infinito numero di esse non avverte più i colpi che la mano<br />

divina infligge per il risanamento spirituale dei singoli e delle masse. Quanto<br />

da lagrimare; ma, soprattutto, quanto da rifare!<br />

Povera, bella, cara Italia nostra, così varia e così operosa, come oggi sei sfigurata!<br />

Oh, tu non fossi stata mai tanto bella, perché i nostri occhi non avessero<br />

a mirarti cosi!<br />

Passando presso Foligno, pregammo l’autista di farci entrare in città per<br />

vedere se le nostre suore fossero ancora li, e per dare loro un salutino a...<br />

vapore. Ci accontentò. Le persiane erano tutte chiuse. Bussammo: nessuno;<br />

bussammo ancora: ci fu aperto. Oh, la sorpresa della portinaia Suor<br />

Romualda! Le suore erano a tavola.<br />

Intanto un aereo volava sulla città. La mattina era stata bombardata la stazione<br />

di Spello. L’autista sollecitava, sollecitava il ritorno in macchina, per<br />

andare in aperta campagna. Il saluto fu proprio a... vapore. L’ottima Madre<br />

Maria Teresa e le altre suore chissà che cosa non avrebbero voluto fare per<br />

noi, che cosa non ci avrebbero voluto dare? In quel poco tempo ci mostrarono<br />

tutta la loro affettuosa premura. Risalimmo in macchina e... via.<br />

La distruzione di Terni e delle sue tanto note acciaierie, e la via Flaminia specialmente<br />

sul tratto Viterbo Roma, con i numerosi relitti di autotrasporti colpiti,<br />

ci strinsero il cuore e lo fecero lacrimare. Veniva da pensare a chi non<br />

c’era più, e specialmente a chi era rimasto a piangere. Il viaggio durava da<br />

quasi nove ore. Roma era vicina. Quanto dovevamo essere grate al Signore<br />

per il ritorno e per l’incolumità!<br />

Finalmente fummo nei sobborghi. Alla casa Provinciale nessuno ci aspettava.<br />

Da un mese non avevamo più notizie reciproche. Alle 17,30 del 2 aprile raggiungemmo<br />

la meta: il “ Casaletto”.<br />

Proprio col torpedone entrammo nel cortile tra la casa e l’orfanotrofio. A1<br />

rumore della macchina ed alle esclamazioni delle orfanelle che si trovavano<br />

lì fuori, accorsero alcune suore, altre si affacciarono alla finestra. Se a loro<br />

pareva impossibile di rivederci, a noi pareva addirittura un sogno di ritrovarci<br />

alla nostra oasi, dopo tante peripezie ed incertezze.<br />

Poco dopo venne l’ottima e carissima Madre Provinciale che ci aperse le<br />

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