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LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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Convenzione di Ginevra. Il fascismo ne estese però l’applicazione a persone<br />

sospette per le quali le norme di Pubblica Sicurezza prevedevano invece il<br />

confino. L’internamento fascista e la deportazione non furono provvedimenti<br />

riservati a cittadini stranieri ma applicato del tutto impropriamente anche a<br />

cittadini italiani sospettati di antifascismo. Quali vantaggi derivavano al fascismo<br />

nell’applicare l’internamento piuttosto che il confino? Per comminare il<br />

confino erano necessari alcuni passaggi burocratici, il destinatario del provvedimento<br />

poteva appellarsi, la misura era temporanea e durava per cinque anni,<br />

anche se si poteva procedere a rinnovi del provvedimento di anno in anno. Per<br />

fare un esempio, ci sono stati confinati come Mario Magri, martire delle Fosse<br />

Ardeatine, che hanno subìto il confino per circa 16 anni continuativi.<br />

L’internamento invece non aveva bisogno di commissioni né di rinnovi. Era<br />

un provvedimento pratico, rapido e definitivo. La differenza tra i due istituti<br />

non è di poco conto!<br />

C’è stato l’internamento fascista a partire dalla fine del 1941 e sviluppatosi nel<br />

’42 che concedeva un sussidio per gli internati. Una seconda forma di internamento,<br />

gestito direttamente dai militari e completamente illegale, non rispettava<br />

le normative del Ministero dell’Interno, non concedeva alcun sussidio ed era<br />

realizzato nei territori occupati. Per territori occupati intendo per un buon 80<br />

% il territorio dell’ex Jugoslavia. Gli slavi infatti erano internati e deportati in<br />

Italia. La deportazione di massa non la realizzò quindi solo la Germania, ma<br />

fu attuata anche dall’Italia. Gli slavi venivano deportati in Italia non come cittadini<br />

di Paesi stranieri in guerra con l’Italia, perché con l’occupazione l’Italia<br />

annetteva al proprio territorio nazionale i territorio occupati. Gli slavi venivano<br />

deportati in qualità di cittadini italiani dei territori annessi. Essendo gli slavi<br />

sudditi italiani godevano di minori diritti e protezioni rispetto ai cittadini stranieri,<br />

per lo più anglo-maltesi o anglo-libici che a Le Fraschette ricevettero<br />

l’assistenza della Croce Rossa Internazionale. Tra le due categorie di internati<br />

si verificava quindi una notevole differenza di trattamento e gli slavi soffrirono<br />

veramente la fame e le privazioni di ogni genere.<br />

Il campo Le Fraschette venne progettato nell’aprile del 1941 per ospitare<br />

7.000 prigionieri di guerra e doveva essere gestito dal Ministero della Guerra.<br />

Il dramma degli sfollati che fuggivano dalle zone di guerra provocò un primo<br />

ripensamento sull’utilizzo del campo. L’Ispettorato Generale dei Servizi di<br />

guerra (che successivamente diventò Direzione Generale dei Servizi di guerra),<br />

organo del Ministero dell’Interno che si occupava del problema, avanzò<br />

richiesta perché Le Fraschette fosse utilizzato come ricovero degli sfollati.<br />

Prevalse alla fine un terzo utilizzo: campo di internamento per le migliaia di<br />

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