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LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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ne. Le sentinelle italiane non venivano più al campo e i nazisti non le avevano<br />

sostituite, non essendosi ancora resi conto loro stessi della situazione. Era<br />

quello il momento buono per scappare. Ma alcuni compagni sollevarono<br />

obiezioni di carattere morale: potevamo abbandonare le donne più deboli e i<br />

bambini, lasciandoli alla mercé del nemico? Non era questo un tradimento?<br />

Obiettai che l’unica cosa da fare per aiutare le donne e bambini era di fuggire<br />

per collegarci con i compagni italiani e dare inizio alla lotta armata. I<br />

pareri erano discordi e decidemmo ciascuno di agire secondo la propria<br />

coscienza: alle due del mattino con un po’ di roba da mangiare che avevamo<br />

portato da Ventotene proprio per i casi di emergenza e un paio di pentole fuggimmo.<br />

Fu relativamente facile sollevare il filo spinato e calarci nella trincea,<br />

un po’più difficile fu risalire dall’altra parte, ma arrampicandoci gli uni sugli<br />

altri alla fine ci riuscimmo. Camminammo per quattro ore e alle 6 del mattino<br />

giungemmo in prossimità di Alatri dove prendemmo il trenino per Roma,<br />

confondendoci tra i numerosi sfollati.<br />

Ignoro esattamente che cosa sia successo a quelli rimasti a Le Fraschette,<br />

anche se so che molti si sono salvati non essendo caduti nelle mani dei nemici.<br />

Questi ultimi infatti si comportavano in modo diversificato ed anche contraddittorio<br />

nei confronti degli internati . Non avendo evidentemente ricevuto<br />

ordini precisi da Berlino, a volte liberavano tutti, in altri casi ne liberavano<br />

solo una parte deportando gli altri nei campi di sterminio tedeschi, o fucilavano<br />

sul posto gli elementi ritenuti più pericolosi. La razza superiore, quella<br />

tedesca sfuggiva alle regole delle persone normali”.<br />

n. 3 - Testimonianza scritta di Milena Giziak.<br />

Mi arrestarono con tutta la famiglia, nella notte del 27 settembre 1942, a<br />

Vertoiba, frazione del comune di Gorizia, dove abitavamo. Avevo tredici<br />

anni e mezzo, ed ero la più giovane di tre sorelle e due fratelli. … Perché<br />

quell’improvviso arresto ? Era avvenuto che mio fratello maggiore – anzi fratellastro<br />

perché mio padre, rimasto vedovo, si era risposato, era fuggito come<br />

altri della zona con i partigiani. Erano venuti carabinieri a chiedere notizie e<br />

noi avevamo detto che il fratello si era allontanato in cerca di lavoro, ma siccome<br />

da tempo erano molti quelli che sparivano così, in modo sospetto, non<br />

ci credettero.<br />

Così quella notte fecero una retata di varie famiglie e ci portarono alla caserma<br />

dei carabinieri di S. Pietro di Gorizia, dove restammo per l’intera giornata.<br />

… Dalla caserma di S. Pietro ci trasferirono in Questura, a Gorizia; breve<br />

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