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LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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to la frase “Io sono comunista, mi vanto di avere questa idea e mantengo la<br />

mia fede!”, e ancora “Io sono un comunista ed un proletario e mi vanto di<br />

aver fatto quindici anni di galera!”. In effetti, Ravarino il 12.8.1929 era stato<br />

assegnato al confino di polizia per la durata di cinque anni per aver pronunciato<br />

parole offensive all’indirizzo del Capo del Governo, on. Mussolini.<br />

Inoltre aveva precedenti per violenze ed oltraggio a militi della Sicurezza<br />

Nazionale. All’atto della sua liberazione da Le Fraschette, nell’agosto 1943,<br />

il suo rientro a Roma fu segnalato alla locale Questura “per le opportune<br />

misure di vigilanza”.<br />

Tra i confinati politici, prigionieri a Le Fraschette:<br />

Pasquale Pallottino, trasferito da Ustica a Le Fraschette, aveva scritto sui<br />

muri di Potenza frasi avverse al fascismo. Per questo scontò tre anni di prigionia.<br />

Mario Salvadori, “giovane designato quale fervente comunista, figlio di<br />

anarchico”, fu assegnato al confino perché accusato di propaganda comunista.<br />

Giovanni Savio, “combattè nelle file dell’esercito rosso spagnolo e, nel<br />

1941, reduce dal campo di concentramento di Fernet, venne consegnato dalle<br />

autorità francesi alle nostre autorità di frontiera”. Fu assegnato al confino di<br />

polizia per 5 anni, scontati in parte a Le Fraschette. All’interno del campo,<br />

Antonino La Torre, confinato politico proveniente da Ustica, doveva essere<br />

rinchiuso nelle carceri di sicurezza del campo, ma protestò contro il provvedimento<br />

colpendo ripetutamente un agente. Fu arrestato e tradotto nelle carceri<br />

mandamentali di Alatri. Davide Tedesco, Armando Ferraresi e<br />

Francesco Vaglio, internati a Le Fraschette, furono associati alle carceri di<br />

Frosinone in quanto ritenuti elementi capaci di organizzare attentati. Al termine<br />

della loro detenzione, il Prefetto di Frosinone chiese che gli stessi fossero<br />

trasferiti “in una colonia di confino più adatta, perché a Le Fraschette mancavano<br />

garanzie contro le evasioni, “essendo tuttora in costruzione il muro di<br />

recinzione”.<br />

La ricercatrice storica, prof.ssa Slavica Plahuta, racconta in un suo libro, a<br />

proposito del ritorno a casa degli internati slavi, che “la fuga dal campo non<br />

è stata semplice. Il viaggio fino a casa è stato lungo e faticoso e difficili perché<br />

tra un luogo e l’altro le comunicazioni erano sotto il controllo dei tedeschi.<br />

Il viaggio è stato molto più facile per sloveni e croati che conoscevano<br />

la lingua italiana. Ciononostante qualcuno di loro è caduto in mano ai tedeschi<br />

e di nuovo sono tornati nel campo. Il gruppo guidato da Vincenzo<br />

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