LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani
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02/7037 in data 18 corrente dispongo siano adottati i seguenti provvedimenti<br />
a carico delle famiglie in oggetto:<br />
- Arresto ed internamento di tutti i loro membri;<br />
- Distruzione delle loro case e confisca dei loro beni.<br />
Il Generale di Corpo d’Armata<br />
Comandante Mario Robotti<br />
INS. CARLO COSTANTINI: - Soprattutto a un certo punto mandarono diverse<br />
centinaia di persone dalla Dalmazia, dalla Croazia , dalla Slovenia, allora<br />
era tutta Jugoslavia; perché le mandarono qui ? Perchè lì c’era veramente la<br />
guerra di Resistenza ai Tedeschi e ai Fascisti e allora rastrellavano interi villaggi,<br />
portavano via donne, bambini e anziani per costringere quelli che stavano<br />
alla macchia, organizzati per difendersi e per attaccare le truppe tedesche<br />
e fasciste ad arrendersi.<br />
Ma come si viveva nel Campo?<br />
INS. LUIGI MINNUCCI: - Non si sapeva niente di quello che succedeva nel<br />
Campo. C’erano soltanto delle storie così.<br />
INS. CARLO COSTANTINI: - Era un Campo in cui si viveva male, in cui<br />
c’era la fame, in cui ovviamente non c’era possibilità di libertà e per cui era<br />
un vero e proprio Campo di prigionia.<br />
Le condizioni di vita degli internati inizialmente erano terribili per tutti: vitto<br />
insufficiente, igiene pessima, internati stipati in grandi baracche-dormitorio<br />
con file di cuccette e materassi di paglia, ma dal 5 gennaio 1943 gli<br />
Anglomaltesi, per intervento della Croce Rossa britannica, attraverso la<br />
Legazione Svizzera, ottennero razioni di cibo più abbondanti, medicine e il<br />
regolare sussidio di internamento. La sorte degli internati Slavi era invece<br />
molto diversa.<br />
Il 18 luglio del 1943, su invito pressante di Monsignor Facchini, Vescovo di<br />
Alatri che si era già adoperato in favore degli internati di Le Fraschette elargendo<br />
la somma di 15.000 lire, giunsero al Campo le prime Suore Giuseppine<br />
di Veroli, per prestare la propria opera di aiuto e soccorso.<br />
Il nostro Vescovo, che si chiamava mons. Facchini, (al quale abbiamo dedicato<br />
questo libro che io adesso vi do) andava quasi tutti i giorni giù al Campo di<br />
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