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LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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Il Padre, così era chiamato, e fu tale, non solo per i tripolini, ma per ogni<br />

altro membro del campo. I 5.500 internati furono tutti considerati come suoi<br />

parrocchiani amatissimi. I sussidi in denaro ottenuti personalmente a Roma<br />

e sollecitati con lo scritto raggiunsero qualche centinaio di migliaia di lire.<br />

Egli conosceva i bisogni di tutti e tutti adeguatamente soccorreva.<br />

Intensissima era la vita spirituale del campo…<br />

Il Padre aveva adottato il principio di Don Bosco, quello cioè di non tenere<br />

mai in ozio. Solo così ebbe dei giovani esemplari in tutto, e di cui le famiglie<br />

erano orgogliose. Nella baracca-chiesa si svolgevano le funzioni, come in<br />

una parrocchia in efficienza.<br />

Il monte di Fumone soprastante, con la sua torre medievale, e le colline circostanti<br />

sparse di casette e di capanne seminascoste tra il verde, mentre facevano<br />

corona a quel ristretto lembo di terra ove si soffriva, pareva che volesse<br />

occultarlo agli occhi degli uomini.<br />

Alternative di timori e di speranze<br />

Più di una volta corsero voci, e spesso parevano accreditate, che il nostro<br />

campo dovesse essere trasportato altrove, in alta Italia. L’incertezza del<br />

luogo e il pensiero di doversene andare quando forse gli Alleati li avrebbero<br />

presto liberati, affliggeva tutti. È vero che là avevano molto sofferto, ma è pur<br />

vero che l’ignoto spaventa ed il luogo, che è stato testimone di tante sofferenze,<br />

finisce con l’esserci caro.<br />

Molti di loro poi avrebbero lasciato poco distante di là, nel cimitero di Alatri,<br />

una cara persona; c’era chi ne lasciava quattro. Il 22 di febbraio (1944), proprio<br />

dall’autorità fu dato ordine di prepararsi per la partenza. Quale sconforto!<br />

I preparativi fervettero; per tutta una notte non si udirono che colpi di martello<br />

per chiudere casse. Anche noi suore ci preparammo. La mattina dopo i<br />

primi camion con bagagli dovevano dirigersi alla stazione di Ferentino, da cui<br />

si doveva partire per Roma e poi alla volta dell’Italia Settentrionale. Verso le<br />

otto e mezza antimeridiane un festoso agitarsi di persone e di grida di gioia si<br />

udirono nel campo. Un agente di Pubblica Sicurezza e un carabiniere in motocicletta<br />

erano venuti a portare la lieta notizia che la partenza era stata rinviata;<br />

forse, poteva pure andare a mone. Bombe anglo-americane avevano colpito<br />

la linea ferroviaria e quella stessa mattina Ferentino veniva fortemente<br />

bombardata. E se fossimo partite? Un altro tratto della Provvidenza Divina a<br />

cui tutti furono sensibilmente riconoscenti.<br />

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