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LE FRASCHETTE - Associazione Partigiani Cristiani

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solo una piccola parte della nostra comunità venne trasferita a Roma,<br />

all’Accademia Britannica. Il resto arrivò il giorno dopo.”<br />

Dopo un lungo viaggio i Maltesi arrivano a Carpi. Da qui li portano al campo<br />

di concentramento di Fossoli, Cini ricorda:<br />

“(…) Nell’aprile del ’44, il giorno di Pasqua, l’intera popolazione di Fossoli,<br />

accompagnata dal Sindaco e dal medico locale, chiese alle autorità tedesche<br />

di permettere ai bambini di lasciare il campo e di trascorrere il giorno di<br />

Pasqua e quello seguente nel tepore delle loro case. La gente di Fossoli disse<br />

che si sarebbero presi loro ogni responsabilità. Questo fu un grande gesto, a<br />

cui i tedeschi acconsentirono. Tutte le famiglie di Fossoli vennero al campo a<br />

prendere i nostri bambini e li riportarono la sera con vestiti nuovi e molte<br />

altre cose buone. Questa dimostrazione di umanità dei modenesi toccò così a<br />

fondo i nostri cuori che non la dimenticheremo mai.<br />

La Gestapo, dopo aver saputo il motivo per cui eravamo nel campo, ci garantì<br />

la libertà e anche i documenti. I Modenesi, ancora una volta mostrarono la loro<br />

bontà e misero a nostra disposizione tutto quello che potevano. Così fummo<br />

alloggiati nelle varie case di contadini anche nelle frazioni vicine. Alla nostra<br />

partenza, la gente ci salutò con calore augurandoci ogni bene. Che brava<br />

gente! Meritano che per un momento io li ricordi per il loro grande cuore.”<br />

E infine la preziosa testimonianza di Ivan Galantic professore emerito di arte<br />

alla Tufts University negli USA<br />

“Primavera 1941 la Germania attacca la Yugoslavia, Un giorno una nave da<br />

guerra italiana attraccò al piccolo porto del mio villaggio Malinska. Il capitano<br />

della nave disse: “Sono venuto in nome di Vittorio Emanuele III re di<br />

Italia ad occupare questo villaggio”. Il responsabile del Porto chiese:” In<br />

nome di chi?“ In nome di Vittorio Emanuele III, capito?” “ Capito Signore”<br />

Tutti avevano capito che eravamo stati occupati da una forza straniera e che<br />

saremmo stati governati da un regime oppressivo.<br />

Non passò molto tempo che mi ritrovai ad essere trasferito dalla prigione<br />

locale a un campo di concentramento in Italia. (…)<br />

Dopo l’8 settembre, noi prigionieri del campo Le Fraschette ci ritrovammo<br />

liberi. E senza cibo. L’unica consolazione veniva dall’udire i colpi di cannone<br />

degli Alleati che combattevano a Cassino, che noi aspettavamo da un giorno<br />

all’altro. Ma passavano i mesi e la vita era difficile senza cibo. I contadini<br />

che vivevano nelle montagne intorno al campo non erano molto felici di<br />

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