58° Congresso Nazionale SCIVAC: Oncologia veterinaria
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58° <strong>Congresso</strong> <strong>Nazionale</strong> <strong>SCIVAC</strong> • Milano, 7-9 Marzo 2008 • <strong>Oncologia</strong> <strong>veterinaria</strong> - Alle soglie del III Millennio<br />
capacità comunicative. Le capacità comunicative del medico veterinario possono<br />
dipendere ovviamente dalla sua cultura tecnico scientifica e dalla sua capacità<br />
di interazione che può essere innata oppure costruita attraverso l’uso delle<br />
tecniche di comunicazione verbale e non verbale. I criteri generali della comunicazione<br />
verbale possono essere così riassunti: mantenere un atteggiamento positivo,<br />
utilizzare voce chiara, organizzare le informazioni, essere semplici, brevi<br />
e non utilizzare termini troppo tecnici, lasciare il tempo di comprendere, utilizzare<br />
forme interrogative dirette, incoraggiare le domande, ascoltare l’interlocutore<br />
senza interrompere, accettare i sentimenti dell’interlocutore, esprimere i<br />
propri sentimenti e non assumere un atteggiamento critico o di rimprovero. La<br />
comunicazione non verbale può essere distinta in due approcci differenti con la<br />
dimostrazione pantomimica (ad esempio mostrare come somministrare una<br />
compressa o fare un’iniezione) e la metacomunicazione caratterizzata da espressioni<br />
facciali, gesti del corpo che possono alterare o sottolineare le parole espresse.<br />
I consigli per utilizzare la metacomunicazione sono: mantenere un contatto<br />
visivo, mantenersi alla stessa altezza dell’interlocutore per non imporre la propria<br />
autorità, non tenere braccia e gambe accavallate poiché rappresentano un<br />
segno di difesa, ridurre la distanza tra sé e l’interlocutore, non lasciare il luogo<br />
del colloquio perché indicherebbe imbarazzo e disapprovazione ed infine usare<br />
voce calma e rassicurante perché se troppo alta e veloce potrebbe comunicare<br />
ansia e insicurezza. La comunicazione non verbale è più efficace di quella verbale<br />
a codificare i messaggi e questo aspetto è molto chiaro soprattutto se c’è<br />
discrepanza tra quello che è detto e quello che è manifestato con il corpo. 2<br />
La seconda regola si identifica con la conoscenza del nostro interlocutore.<br />
Come prima accennato non è possibile veramente conoscere il nostro interlocutore<br />
soprattutto se interagite con lui per la prima volta e il vostro tempo a<br />
disposizione non è superiore ad un’ora. Tuttavia è possibile evitare passi falsi<br />
se si prendono in considerazione che l’unicità del rapporto tra proprietario<br />
e cane e gatto condizionerà le scelte proposte dall’attore principale. Il rapporto<br />
tra uomo e gli animali è oggetto di molti studi ma nel caso di un consulto<br />
veterinario per una malattia oncologica la tipologia del rapporto può giustificare<br />
una difficoltà di interazione tra proprietario e veterinario nell’atto comunicativo.<br />
Questo accade perché può essere difficile dedurre durante la visita<br />
quale sia il rapporto esistente tra proprietario ed il suo cane. Oggi il cane e il<br />
gatto sono sempre più percepiti come effettivi componenti della famiglia e per<br />
questo motivo il proprietario del “Pet” si può identificare con il proprietariogenitore.<br />
Le motivazioni di questo mutamento sono differenti ma le caratteristiche<br />
neoteniche, la presenza di un rapporto mediato e la dipendenza del tutore<br />
li fanno spesso coincidere almeno idealmente con un figlio, di fatto speciale,<br />
perché a differenza dei figli il cane e il gatto mantengono per tutta la loro<br />
vita le caratteristiche tipiche dei cuccioli tanto che l’appellativo animali da<br />
compagnia può essere tranquillamente sostituito da “Bambini per sempre”.<br />
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