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LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano

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spirea<br />

a Foglie<br />

<strong>di</strong> salice<br />

Famiglia: Rosaceae<br />

Nome scientifico: Spiraea salicifolia L.<br />

Nome volgare: spirea a foglie <strong>di</strong> salice<br />

Tipo biologico: nPcaesp<br />

Descrizione: Arbusto deciduo alto 1-2 m, con rami eretti, pubescenti da giovani. Foglie alterne con lamina ellittica, <strong>di</strong> circa<br />

4-8×1-2 cm, acuta all’apice, marcatamente e talvolta doppiamente dentata, glabra. Fiori in pannocchie dense, lunghe 4-12<br />

cm, spesso un po’ lobate; pe<strong>di</strong>celli pubescenti; fiori del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 8 mm circa; sepali 5, triangolari-ovati, eretti; petali 5, rosa<br />

o, raramente, bianchi; stami 15-60, circa 2 volte più lunghi dei petali; ovario supero, apocarpico (5 carpelli liberi). Il frutto è un<br />

follicolo a deiscenza ventrale, eretto, contenente numerosi, minuti semi.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: maggio-giugno.<br />

Area d’origine: Dall’Europa sudorientale all’Asia nordorientale.<br />

Habitat: Margini <strong>di</strong> strade campestri, boscaglie luminose.<br />

Distribuzione nel territorio: Spora<strong>di</strong>ca, dall’alta pianura alla fascia collinare. Bergamo (CAS), Brescia (CAS), Lecco (NAT),<br />

<strong>Milano</strong> (NAT), Varese (NAT).<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, coltivata in Italia sin dal Settecento. Segnalata in Italia sulla riva piemontese del Verbano da<br />

Gola (1928), in Lombar<strong>di</strong>a da Ugolini (1933), che la osservò nel 1931 e 1932 nelle Groane, e da Tagliaferri (1994) in Val <strong>di</strong> Scalve.<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata (mercato ortofloricolo).<br />

Status: Naturalizzata.<br />

Dannosa: No.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Finora non necessarie, ma data l’espansione minacciosa della congenere S. japonica (ve<strong>di</strong> scheda),<br />

questa specie va parimenti monitorata e, se necessario, contenuta con le stesse modalità operative.<br />

Bibliografia: Aeschimann et al., 2004; Gola, 1928; Tagliaferri, 1994; Ugolini, 1933<br />

olivagno<br />

pungente<br />

Tipo biologico: nPscap<br />

Descrizione: Arbusto intricato, alto sino a 4 m. Sui rametti presenta rade spine. Foglie semprever<strong>di</strong>, alterne; picciolo <strong>di</strong> 5-15<br />

mm; lamina in genere oblunga, <strong>di</strong> 5-10×1.8-3.5 cm, pagina superiore glabra, verde lucente, pagina inferiore brunastroargentea,<br />

con lepidomi (peli a forma <strong>di</strong> squama o scudo appiattito, che riflettono la luce come una superficie argentata) e<br />

nervature scure; base arrotondata, margine caratteristicamente ondulato, apice ottuso o acuto. Fiori riuniti all’ascella delle<br />

foglie, <strong>di</strong> solito in tria<strong>di</strong>; pe<strong>di</strong>celli <strong>di</strong> 5-8 mm; calice biancastro-argenteo, con tubo imbutiforme <strong>di</strong> 6-7 mm e 4 lobi ovati, lunghi<br />

circa la metà del tubo; corolla assente; stami 4, inseriti tra i lobi del calice; stilo lineare, non sporgente. Frutto costituito da una<br />

drupa oblunga, <strong>di</strong> 1.2-1.5 cm, rossa con ammassi <strong>di</strong> lepidomi brunastri, commestibile.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: settembre-novembre.<br />

Area d’origine: Asia orientale (Giappone e Cina orientale).<br />

Habitat: Ambienti boschivi, soprattutto <strong>di</strong> carattere termofilo. Presente anche nel sottobosco <strong>di</strong> impianti artificiali, soprattutto<br />

<strong>di</strong> conifere.<br />

Distribuzione nel territorio: Frequente e localmente abbondante in tutta l’area collinare, naturalizzata soprattutto in quella<br />

prealpina occidentale presso i Gran<strong>di</strong> Laghi Insubrici e nelle località con giar<strong>di</strong>ni e parchi storici, casuale altrove (100-600 m<br />

s.l.m.). Bergamo (CAS), Cremona (CAS), Lecco (NAT), Mantova (CAS), Pavia (CAS), Sondrio (NAT), Varese (INV).<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Italia nel secolo XIX; segnalata per la prima volta in Lombar<strong>di</strong>a da Fornaciari<br />

& Consonni (1990).<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata (classica pianta da siepe, <strong>di</strong> moda soprattutto nella prima metà del ‘900).<br />

Status: Invasiva.<br />

Dannosa: Sì.<br />

Impatto: Specie a rapido accrescimento, è in grado <strong>di</strong> formare folti e impenetrabili popolamenti nel sottobosco, alterandone<br />

le proprietà ecosistemiche e la percezione paesaggistica.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Imme<strong>di</strong>ata rimozione delle plantule nelle aree <strong>di</strong> neo-invasione. Tollera bene la potatura, pertanto<br />

sono necessari più interventi <strong>di</strong> controllo meccanico; a supporto <strong>di</strong> tale azione <strong>di</strong> contenimento, si rende necessario l’uso<br />

localizzato <strong>di</strong> erbici<strong>di</strong> sistemici ai fini <strong>di</strong> una sicura era<strong>di</strong>cazione.<br />

Note: Questa specie è tuttora coltivata per siepi informali, talvolta in cultivar a foglie variegate, che non ricompaiono nel ferale. Le drupe,<br />

commestibili e dal gusto piacevolmente acidulo, maturano in tarda primavera e sono fortemente appetite dall’avifauna, che pertanto costituisce<br />

il principale mezzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione della specie.<br />

Bibliografia: Barnes & Whiteley, 1997; Cerabolini et al., 2008; Fornaciari & Consonni, 1990; Kleih, 2007<br />

Famiglia: Elaeagnaceae<br />

Nome scientifico: Elaeagnus pungens Thunb.<br />

Nome volgare: olivagno pungente<br />

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