LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano
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assenzio<br />
dei fratelli<br />
verlot<br />
Famiglia: Asteraceae<br />
Nome scientifico: Artemisia verlotiorum Lamotte<br />
Nome volgare: assenzio dei fratelli Verlot<br />
Sinonimo: Artemisia selengensis auct., non Turcz. ex Besser<br />
Artemisia umbrosa auct., non (Turcz. ex Besser) Turcz. ex DC.<br />
Artemisia vestita Wall.<br />
Artemisia vulgaris L. subsp. verlotiorum (Lamotte) Bonnier<br />
Tipo biologico: Hscap<br />
Descrizione: Pianta erbacea perenne, alta 50-200 cm, con intenso odore aromatico (vermouth); fusto eretto, ramoso, con lunghi<br />
rizomi o stoloni orizzontali striscianti. Foglie 1-2-pennatosette, verde scuro e glabrescenti <strong>di</strong> sopra, verde-grigiastro chiaro e pelose<br />
inferiormente, con lacinie intere; foglie superiori con segmenti <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne interi. Capolini (calati<strong>di</strong>) numerosi, ovoi<strong>di</strong>, subsessili,<br />
più lunghi che larghi, con fillari (brattee) glabrescenti, costituiti da numerosi fiori tubulosi a corolla bruna o rossastra; infiorescenza a<br />
pannocchia strettamente piramidale, fogliosa. I frutti sono acheni lunghi 2-3 mm, bruni, senza pappo.<br />
Periodo <strong>di</strong> fioritura: settembre-novembre.<br />
Area d’origine: Asia orientale (Cina).<br />
Habitat: Incolti, campi, vigne, sentieri, strade rurali, macerie, zone residenziali, base dei muri ed e<strong>di</strong>fici, ferrovie, scarpate,<br />
suoli industriali abbandonati, margini e radure delle boscaglie, boschi ripariali <strong>di</strong>sturbati (pioppeti, ontaneti, frassineti umi<strong>di</strong>,<br />
saliceti), fanghi e alvei fluviali.<br />
Distribuzione nel territorio: Ovunque, da 0 a 600 m s.l.m., soprattutto in pianura, lungo i fiumi, nelle città e, in generale,<br />
negli ambienti coltivati e ruderali con<strong>di</strong>zionati dall’uomo. Bergamo (INV), Brescia (INV), Como (INV), Cremona (INV), Lecco<br />
(INV), Lo<strong>di</strong> (INV), Monza e Brianza (INV), <strong>Milano</strong> (INV), Mantova (INV), Pavia (INV), Sondrio (INV), Varese (INV).<br />
Periodo d’introduzione: Neofita, segnalata per la prima volta a Grenoble e Clermont-Ferrand (Francia) nel 1873, da dove<br />
si è rapidamente <strong>di</strong>ffusa in tutta Europa, Italia inclusa (Pampanini, 1923, 1925, 1933). In Italia raccolta per la prima volta in<br />
Piemonte nel 1906 (Gola, 1910), ma forse già nel 1902 o anche nel 1896 in Veneto (Ugolini, 1923); in Lombar<strong>di</strong>a raccolta nel<br />
1910 (Cozzi, 1922), nel 1929 era già «universalmente <strong>di</strong>ffusa» (Stucchi, 1929a).<br />
Modalità d’introduzione: Accidentale, a seguito alle guerre francesi in Cina <strong>di</strong> fine Ottocento.<br />
Status: Invasiva.<br />
Dannosa: Sì.<br />
Impatto: Forte competitore allelopatico, caratterizzato da esuberanza espansiva (rapido allungamento e frazionamento dei<br />
rizomi), capace in breve tempo <strong>di</strong> stabilizzare popolamenti monofitici densi ed estesi, che impe<strong>di</strong>scono o limitano fortemente<br />
la crescita delle altre specie erbacee. Tale aggressività, massimale sui suoli ricchi a umi<strong>di</strong>tà variabile, da leggeri a pesanti, da<br />
subaci<strong>di</strong> a subalcalini, è favorita da episo<strong>di</strong> ricorrenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo, fra cui incen<strong>di</strong>, scassi e movimenti terra in generale. È perciò<br />
dannosa per le superfici agricole e i seminativi, oltre, ovviamente, ad abbattere la bio<strong>di</strong>versità delle comunità vegetali visitate;<br />
è pure decisamente deleteria sul paesaggio, che banalizza fortemente monotonizzandolo. Infine, anche il polline è causa<br />
<strong>di</strong> guai, rientrando tra i più comuni fattori allergenici dell’aria <strong>di</strong> fine stagione. È specie inclusa nella lista nera delle specie<br />
alloctone vegetali oggetto <strong>di</strong> monitoraggio, contenimento o era<strong>di</strong>cazione, allegata alla l.r. 10/2008 della Lombar<strong>di</strong>a.<br />
Azioni <strong>di</strong> contenimento: La lotta contro questa aliena è molto <strong>di</strong>fficile, perché eliminarne i rizomi è non soltanto un’impresa<br />
improponibile in termini <strong>di</strong> costi, ma anche il risultato non darebbe garanzie; inoltre l’uso degli erbici<strong>di</strong> in questo caso va<br />
ban<strong>di</strong>to in considerazione dell’estensione dei popolamenti e del fatto che questi sono per lo più compenetrati con le superfici<br />
agricole, urbane e boscate. Si può ipotizzare che tagli ripetuti prima della fioritura possano far progressivamente perdere<br />
vigore ai rizomi e portare lentamente la pianta a esaurimento, ma non esiste esperienza consolidata al riguardo.<br />
Note: Può essere confusa con il falso assenzio (Artemisia vulgaris L.), specie autoctona propria delle comunità <strong>di</strong> erbe perenni in ambiente secondario, che<br />
si <strong>di</strong>stingue per l’assenza quasi totale <strong>di</strong> aroma, per non possedere rizomi o stoloni evidenti (pianta cespitosa) e per le foglie superiori con segmenti <strong>di</strong> 1°<br />
or<strong>di</strong>ne dentati o pennatosetti, visibilmente bianco-tomentosi o cenerino-tomentosi sulla faccia abassiale. Nel territorio è stato rinvenuto anche l’abrotano<br />
(A. abrotanum L.), neofita <strong>di</strong> area me<strong>di</strong>terranea dal caratteristico odore <strong>di</strong> limone, con fusti legnosi ramosissimi (frutice), glabri, foglie completamente<br />
<strong>di</strong>vise in lacinie filiformi e capolini subsferici (2-5 mm), con ricettacolo glabro. Era coltivata nei secoli passati (orti dei semplici) per le proprietà me<strong>di</strong>cinali e<br />
aromatiche e ora si ritrova in territorio lombardo in forma <strong>di</strong> relitto casuale e precario nei pressi <strong>di</strong> orti, coltivi e in aree ruderali.<br />
forbicina<br />
bipennata<br />
Tipo biologico: Tscap<br />
Descrizione: Pianta erbacea annuale, alta 30-80 cm, con fusto striato, subtetragono, talvolta densamente ramificato, glabro.<br />
Foglie in prevalenza opposte, bipennatosette a contorno ovato, con segmenti laterali profondamente lobati, larghi 5-7 mm,<br />
il terminale lesiniforme e lungo fino a 22 mm; picciolo lungo fino a 10 cm, strettamente alato. Capolini (calati<strong>di</strong>) cilindrici, del<br />
<strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 1 cm, con 4-5 fiori periferici ligulati, gialli, gli altri tubulosi con corolla regolare a 5 denti, gialla; involucro lungo<br />
6 mm, con 7-11 fillari (brattee) esterni, più corti degli interni. I frutti maturi sono acheni <strong>di</strong> colore nerastro, compressi, lunghi<br />
circa il doppio dell’involucro del capolino (9 mm), con 2-3(-4) reste apicali retrorsamente setolose, lunghe 3 mm.<br />
Periodo <strong>di</strong> fioritura: luglio-settembre.<br />
Area d’origine: Nordamerica.<br />
Habitat: Colture, campi, vigneti, incolti, rupi, muri, ripari sotto roccia, bor<strong>di</strong> stradali, marciapie<strong>di</strong>, binari ferroviari e dei tram.<br />
Distribuzione nel territorio: Presenza ± spora<strong>di</strong>ca su tutto il territorio regionale, soprattutto nella fascia planiziale e collinare<br />
(0-500 m s.l.m.). Bergamo (NAT), Brescia (NAT), Cremona (NAT), Lecco (NAT), Lo<strong>di</strong> (NAT), <strong>Milano</strong> (NAT), Mantova (NAT), Pavia<br />
(NAT), Sondrio (NAT), Varese (NAT). [B. subalternans: Como (NAT), <strong>Milano</strong> (NAT).]<br />
Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in coltivazione in Italia agli inizi del XVIII secolo e naturalizzata poco dopo. Già<br />
citata da Pollini (1822b) per il bresciano.<br />
Modalità d’introduzione: Volontaria (pianta coltivata in Orto botanico) e successiva <strong>di</strong>ffusione accidentale (adesione dei<br />
<strong>di</strong>sseminuli a qualsiasi tipo <strong>di</strong> tessuto o imballaggio).<br />
Status: Naturalizzata.<br />
Dannosa: No.<br />
Impatto: Irrilevante<br />
Azioni <strong>di</strong> contenimento: Estirpazione manuale o sarchiatura. Pre<strong>di</strong>lige le esposizioni calde, apprezzando le isole <strong>di</strong> calore<br />
delle città, per cui non tende a inserirsi nel contesto rurale né in altre situazioni <strong>di</strong>rettamente con<strong>di</strong>zionate dal mesoclima.<br />
Tenendo conto, tuttavia, dell’invasività <strong>di</strong> questa specie in patria (Nordamerica) e del processo <strong>di</strong> riscaldamento globale, che<br />
interessa anche il nostro territorio, è opportuno un perio<strong>di</strong>co monitoraggio.<br />
Note: Una neofita affine, parimenti naturalizzata (rara) in Lombar<strong>di</strong>a, è B. subalternans DC. (= B. bipinnatus auct., non L.; forbicina sudamericana),<br />
che si <strong>di</strong>stingue per lo sviluppo maggiore (fino a 160 cm), le foglie con un profilo strettamente triangolare e i segmenti più stretti quasi lineari<br />
(foglie con profilo largamente triangolare e segmenti larghi in B. bipinnatus), in genere pelosi sulla pagina inferiore anche tra i nervi (in B. bipinnatus<br />
solo al margine e lungo i nervi), le reste degli acheni perfettamente erette (leggermente piegate all’infuori in B. bipinnatus). Allo stato attuale non<br />
crea problemi. Si fa presente che, sebbene Linneo abbia trattato il genere Bidens come femminile, in base all’art. 62.2(a) del Co<strong>di</strong>ce Internazionale<br />
<strong>di</strong> Nomenclatura Botanica (McNeill et al., 2006) deve essere considerato maschile. Vi è stata tuttavia una proposta <strong>di</strong> conservarlo al femminile<br />
(Harriman, 1998), che, anche se inizialmente accolta e raccomandata dal Comitato per le Spermatophyta (Brummitt, 2000), non è stata in seguito<br />
recepita nell’elenco dei nomi generici conservati (McNeill et al., 2006, App. III).<br />
Bibliografia: Brummitt, 2000; Harriman, 1998; McNeill et al., 2006; Pollini, 1822b<br />
Famiglia: Asteraceae<br />
Nome scientifico: Bidens bipinnatus L.<br />
Nome volgare: forbicina bipennata<br />
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Bibliografia: Bini Maleci & Bagni Marchi, 1983; Caramiello et al., 1987; Cobau, 1940; Cozzi, 1922; Gola, 1910; Pampanini, 1923, 1925; Pampanini,<br />
1933; Stucchi, 1929a; Ugolini, 1923<br />
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