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LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano

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INTRODUzIONE E ASPETTI gENERALI<br />

In seguito, Banfi et al. (2009), all’interno dell’atlante delle piante esotiche d’Italia (Celesti-grapow et<br />

al., 2009b) riportano il primo elenco completo della flora esotica lombarda; rispetto a esso, in questo<br />

volume si riportano oltre 70 specie in più, 619 al posto <strong>di</strong> 545. Infine Banfi et al., (2010), all’interno del<br />

volume sulla flora vascolare esotica d’Italia (Celesti et al., 2010b) descrivono il fenomeno dell’invadenza<br />

aliena in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Stando ai dati presentati in questo volume, le flora esotica lombarda ammonta a 619 entità (307 se si<br />

escludono le casuali) pari a quasi il 20% della flora regionale stabile (quasi il 10% escludendo le casuali)<br />

e oltre il 60% della flora alloctona italiana: 85 archeofite (13.73%) e 534 neofite (86.27%), oltre a 33<br />

amaurogene. Significativo è soprattutto il contingente delle specie che provengono dall’America e<br />

dall’Asia rispetto a quelle <strong>di</strong> altri paesi. Lo status maggiormente rappresentato è quello delle casuali<br />

(50.40%), seguito dalle naturalizzate (31.83%) e dalle invasive (16.96%); trascurabile il dato delle<br />

estinte (0.81%). Come già evidenziato da Lambdon et al. (2008) e Celesti-grapow et al. (2010a), vi è<br />

una relazione <strong>di</strong>retta tra numero <strong>di</strong> specie esotiche, superficie del territorio e densità degli abitanti.<br />

Tuttavia, al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> un certo valore <strong>di</strong> densità abitativa il numero <strong>di</strong> aliene non cresce più, ma anzi<br />

<strong>di</strong>minuisce; infatti, anche se il censimento non è stato compiuto con uguale dettaglio in tutte le<br />

province, salta subito all’occhio come la provincia più ricca <strong>di</strong> esotiche sia Brescia e non <strong>Milano</strong> o Monza<br />

e Brianza, che hanno una densità abitativa enormemente superiore a tutte le altre. Questo fenomeno ci<br />

ricorda che l’invasione da parte delle esotiche influisce negativamente sulla bio<strong>di</strong>versità soprattutto in<br />

ambienti naturali, seminaturali o leggermente compromessi dalle attività umane, mentre in ambienti<br />

già largamente rimaneggiati la bio<strong>di</strong>versità si azzera quasi completamente a causa della <strong>di</strong>retta azione<br />

antropica; al contrario, in queste situazioni le specie esotiche contribuiscono favorevolmente, assieme<br />

alle poche autoctone ruderali sopravissute, a non deprimerla del tutto. Vale a <strong>di</strong>re che un campo<br />

agricolo a<strong>di</strong>bito a coltura industriale intensiva, un terreno ruderale o un greto <strong>di</strong>sturbato contengono al<br />

loro interno un livello <strong>di</strong> ricchezza e <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità enormemente superiori a un complesso residenziale<br />

o commerciale <strong>di</strong> “ultima generazione”.<br />

Oltre alle specie esotiche italiane qui considerate, occorre tener presente che in Lombar<strong>di</strong>a vi sono<br />

molte altre entità le quali, pur essendo autoctone in una parte del nostro paese, sono comunque<br />

alloctone rispetto al territorio regionale. In alcuni casi è semplice riconoscere il loro status alieno, come<br />

per Cerastium tomentosum L., endemico dell’Appennino centrale, comunemente coltivato nei giar<strong>di</strong>ni<br />

rocciosi e spesso casuale nei pressi dei centri abitati, o per Pinus nigra j.F.Arnold delle Alpi orientali,<br />

introdotto a fini <strong>di</strong> rimboschimento e largamente naturalizzato. In altri casi, invece, è più <strong>di</strong>fficile<br />

riconoscere una esoticità regionale, spesso connessa con le alterne vicende <strong>di</strong> espansione verso nord<br />

e recessione del contingente me<strong>di</strong>terraneo, in relazione alle oscillazioni macroclimatiche. È il caso <strong>di</strong><br />

Sonchus tenerrimus L., che ultimamente si sta affermando nelle gran<strong>di</strong> città (Banfi & galasso, 2008a),<br />

favorito dall’isola <strong>di</strong> calore (Schieroni, 1993), <strong>di</strong> Anisantha <strong>di</strong>andra (Roth) Tutin o dei car<strong>di</strong> Scolymus<br />

hispanicus L. e Silybum marianum (L.) gaertn.<br />

INTRODUzIONE E ASPETTI gENERALI<br />

SPECIES EXCLUDENDAE E DUBBIE DEL<strong>LA</strong> <strong>FLORA</strong> <strong>ESOTICA</strong> <strong>LOMBARDA</strong><br />

Alcune vecchie segnalazioni <strong>di</strong> esotiche si sono rivelate erronee oppure si è trattato <strong>di</strong> autoctone o<br />

ad<strong>di</strong>rittura improbabili. Qui <strong>di</strong> seguito le più importanti.<br />

ACALyPHA INDICA L., Euphorbiaceae, acalifa in<strong>di</strong>ana.<br />

Status: Neofita, segnalata per errore in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Note: Le segnalazioni <strong>di</strong> A. in<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Banfi & galasso (1998) per <strong>Milano</strong> e <strong>di</strong> Tagliaferri (2000) per il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Comezzano-<br />

Cizzago (BS) sono da riferirsi alla congenere A. australis (Banfi & galasso, 2005; zanotti, 2008).<br />

Bibliografia: Banfi & galasso, 1998, 2005; Tagliaferri, 2000; zanotti, 2008<br />

AMARANTHUS CRUENTUS L. (= A. paniculatus L.), Amaranthaceae, amaranto pannocchiuto.<br />

Status: Neofita; segnalazioni dubbie per la Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Note: Specie cultigena, che non naturalizza mai, quasi sempre confusa con altre specie dello stesso genere, in particolare A.<br />

hybridus (ve<strong>di</strong> scheda) o, anche, A. powellii.<br />

Bibliografia: Bonali et al., 2006a; Consonni, 1997, 1999; Costea et al., 2001; Costea & Tar<strong>di</strong>f, 2003; Mosyakin & Robertson,<br />

2003; Pignatti, 1982; zucchetti et al., 1986<br />

AMARANTHUS gRAECIzANS L. (= A. blitum L. var. g. (L.) Moq.; A. graecizans L. subsp. sylvestris (Vill.) Brenan; A. sylvestris Vill.;<br />

Blitum g. (L.) Moech; Galliaria g. (L.) Nieuwl.; Glomeraria g. (L.) Cav.), Amaranthaceae, amaranto blito-minore.<br />

Status: Autoctona italiana.<br />

Note: Specie originaria del bacino me<strong>di</strong>terraneo e dunque autoctona in Lombar<strong>di</strong>a e in Italia, esotica altrove in Europa e nel<br />

resto del mondo. In<strong>di</strong>cata erroneamente come neofita da Celesti-grapow et al. (2009a, 2009b).<br />

Bibliografia: Celesti-grapow et al., 2009a, 2009b<br />

AMMANNIA BACCIFERA Rottb. (= A. aegyptiaca Willd.; A. baccifera L. subsp. aegyptiaca (Willd.) Koehne), Lythraceae,<br />

ammannia egizia.<br />

Status: Neofita, segnalata per errore in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Note: La segnalazione lombarda (Pavia) per questa specie <strong>di</strong> Koehne (1884, 1903), ripresa da Fiori & Paoletti (1900, 1907) e<br />

da Fenaroli (1960), è da riferirsi al Veneto (Padova): si veda la scheda <strong>di</strong> A. coccinea.<br />

Bibliografia: Fenaroli, 1960; Fiori & Paoletti, 1900, 1907; graham, 1985; Koehne, 1884, 1903<br />

AzOL<strong>LA</strong> CAROLINIANA Willd., Salviniaceae, azolla americana.<br />

Status: Neofita, segnalata per errore in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Note: Le segnalazioni lombarde per questa specie, a partire dalla prima <strong>di</strong> Bozzi (1888), sono erronee e da ricondurre tutte<br />

(o quasi tutte) ad A. filicuoloides.<br />

Bibliografia: Bozzi, 1888<br />

BIDENS PILOSUS L., Asteraceae, forbicina pelosa.<br />

Status: Neofita, non presente in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Note: La segnalazione <strong>di</strong> giacomini (1950), sebbene contenuta all’interno <strong>di</strong> un contributo sulla flora lombarda, è relativa<br />

alla sponda piemontese del Verbano.<br />

Bibliografia: giacomini, 1950<br />

BRASSICA jUNCEA (L.) Czern. (= Sinapis j. L.; Brassica j. Coss., comb. superfl.; Raphanus j. (L.) Crantz), Brassicaceae, senape<br />

cinese.<br />

Status: Neofita, segnalata per errore in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Note: La segnalazione <strong>di</strong> Tagliaferri (2000) per la periferia <strong>di</strong> Brescia, in base a revisione del campione d’erbario conservato<br />

presso il Museo <strong>di</strong> Scienze Naturali <strong>di</strong> Brescia (HBBS) va riferita a Raphanus raphanistrum L. subsp. landra (Moretti ex DC.)<br />

Bonnier & Layens (zanotti, in verbis 2009).<br />

Bibliografia: Tagliaferri, 2000<br />

CAMELINA SATIVA (L.) Crantz (= Myagrum s. L.), Brassicaceae, dorella coltivata.<br />

Status: Autoctona italiana.<br />

Note: Specie cultigena derivata dalla domesticazione dell’autoctona C. microcarpa Andrz. ex DC. (zohary & Hopf, 2000) e<br />

dunque anch’essa autoctona. In<strong>di</strong>cata erroneamente come amaurogena (alloctona dubbia) da Celesti-grapow et al. (2009b).<br />

Bibliografia: Celesti-grapow et al., 2009a; zohary & Hopf, 2000<br />

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