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LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano

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vite<br />

riparia<br />

Famiglia: Vitaceae<br />

Nome scientifico: Vitis riparia Michx.<br />

Nome volgare: vite riparia, vite selvatica americana<br />

Sinonimi: Vitis cor<strong>di</strong>folia Michx. var. riparia (Michx.)<br />

A.Gray<br />

Vitis vulpina auct., non L.<br />

Vitis vulpina L. subsp. riparia (Michx.) R.T.Clausen<br />

Tipo biologico: Plian<br />

Descrizione: Liana legnosa, con fusto prostrato-strisciante o rampicante su alberi e arbusti, lungo fino a 35 m e rami provvisti<br />

<strong>di</strong> robusti viticci bifi<strong>di</strong> (infiorescenze trasformate in organi <strong>di</strong> appiglio); ritidoma sfibrato in lunghe placche nastriformi. Foglie<br />

a lamina palmato-3-lobata, da subintera a incisa in 3 cuspi<strong>di</strong> poco profonde, lunga fino a 15 cm o più, verde scuro, opaca<br />

o appena sublucida, piana, liscia o leggermente crispata sulla faccia adassiale, da giovane pubescente su entrambe le facce<br />

(più densamente su quella abassiale), poi solo abassialmente, in particolare lungo le nervature, con vistosi ciuffi <strong>di</strong> peli rigi<strong>di</strong><br />

all’ascella <strong>di</strong> queste ultime; dentatura marginale a profilo triangolare-acuto; cuspi<strong>di</strong> acute, le due laterali <strong>di</strong> norma acuminatosubcaudate;<br />

seno basale a U. Viticci opposti alle foglie, mancanti in successione in corrispondenza <strong>di</strong> ogni quarta foglia.<br />

Infiorescenza a pannocchia lunga 7-12 cm, con profilo strettamente triangolare; fiori prevalentemente unisessuali (pianta<br />

funzionalmente <strong>di</strong>oica); perianzio monoclamide, caduco (a coperchietto), formato da 5 segmenti saldati fra loro nella metà<br />

apicale; stami 5; ovario supero. I frutti sono bacche (“acini”) del <strong>di</strong>ametro massimale <strong>di</strong> 12 mm, nere, fortemente pruinose;<br />

mesocarpo gommoso, ben separato dall’epicarpo; semi (“vinaccioli”) piriformi, a estremità calazale bilobata.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: aprile-maggio.<br />

Area d’origine: Nordamerica sudorientale.<br />

Habitat: Boscaglie planiziali e fluviali degradate, argini ferroviari, <strong>di</strong> norma su suolo piuttosto umido.<br />

Distribuzione nel territorio: Ovunque, nelle fasce planiziale e collinare. Bergamo (INV), Brescia (INV), Como (INV), Cremona (INV), Lecco<br />

(INV), Lo<strong>di</strong> (INV), Monza e Brianza (INV), <strong>Milano</strong> (INV), Mantova (INV), Pavia (INV), Varese (INV). [V. berlan<strong>di</strong>eri ×riparia : Brescia (INV), Cremona<br />

(INV), Lecco (NAT), <strong>Milano</strong> (INV), Mantova (INV), Pavia (INV), Varese (INV).] [V. riparia ×rupestris: Brescia (NAT), Pavia (NAT).]<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Europa nel 1806, ma <strong>di</strong>ffusa dalla seconda metà dell’Ottocento per <strong>di</strong>fendere i<br />

vigneti dalla fillossera. La sua presenza in natura in Italia è stata sempre erroneamente riferita alle congeneri V. vulpina L. e Vitis<br />

vinifera L. subsp. sylvestris (C.C.Gmel.) Beger oppure a generici portainnesti americani. La sua prima corretta identificazione si<br />

deve a Banfi & Galasso (1998) per la città <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>.<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata (portainnesto per i vitigni contro la fillossera).<br />

Status: Invasiva.<br />

Dannosa: Sì.<br />

Impatto: È tra le aliene <strong>di</strong> recente <strong>di</strong>ffusione che con<strong>di</strong>zionano la qualità della vegetazione e del paesaggio in ambito<br />

planiziale e golenale. Infatti arriva a rivestire completamente siepi, arbusti, piccoli alberi e cumuli <strong>di</strong> detriti, nonché è in grado<br />

<strong>di</strong> formare fitti ed estesi tappeti sul terreno degli argini, sul suolo umido delle boscaglie o al margine dei campi coltivati.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Era<strong>di</strong>cazione delle piante e dei vigneti abbandonati. Vietare lo spargimento dei residui <strong>di</strong> potatura.<br />

Note: La vite selvatica americana venne introdotta allo scopo <strong>di</strong> risolvere il problema della fillossera (Viteus vitifoliae Fitch 1855), che flagellava la viticoltura<br />

europea. Questo insetto nordamericano, che è presente sin dal 1863 in Francia ed è stato segnalato per la prima volta in Italia nel 1879 a Valmadrera (LC)<br />

e Agrate Brianza (MB), si nutre della linfa della pianta, attaccando sia l’apparato ra<strong>di</strong>cale sia le parti aeree. La vite comune (V. vinifera L.) non viene aggre<strong>di</strong>ta<br />

nelle parti aeree, mentre soccombe a livello ra<strong>di</strong>cale; agli attacchi ra<strong>di</strong>cali sono invece immuni le specie americane, motivo per cui V. riparia fu impiegata<br />

come portainnesto. Alla stessa funzione vengono a<strong>di</strong>biti gli ibri<strong>di</strong> (ottenuti artificialmente in Europa) <strong>di</strong> questa con altre due specie, V. berlan<strong>di</strong>eri Planch. e<br />

V. rupestris Scheele, i quali poi si ritrovano qua e là casuali, naturalizzati o invasivi dopo l’abbandono <strong>di</strong> appezzamenti <strong>di</strong> vigneto, dove sopraffanno l’innesto<br />

sviluppandosi e propagandosi. L’ibrido con V. berlan<strong>di</strong>eri (vite americana ibrida) si riconosce per i ciuffi <strong>di</strong> peli abassiali all’ascella delle nervature fogliari<br />

molto ridotti e scarsi, per la presenza <strong>di</strong> pelosità ragnatelosa specialmente alla base della lamina, per i denti marginali ogivali e per il seno basale chiuso a<br />

lira anziché a forma <strong>di</strong> U; in Lombar<strong>di</strong>a è specie invasiva, a volte maggiormente della pura V. riparia. L’ibrido con V. rupestris è decisamente più variabile e<br />

<strong>di</strong>fficile da riconoscere, presentando come unico carattere evidente, ma statistico, una lamina con seno basale assai poco profondo (a U molto allargata);<br />

inoltre le foglie sono spesso ripiegate lungo la nervatura centrale come in V. rupestris (ve<strong>di</strong> scheda) e presentano spesso piccoli ciuffi <strong>di</strong> peli rigi<strong>di</strong> sulla faccia<br />

abassiale all’ascella nervature come in V. riparia. In Lombar<strong>di</strong>a, segnalata qui per la prima volta in Italia, è specie naturalizzata. Infine l’uva fragola (V. labrusca<br />

L.), cultispecie domesticata in epoca preistorica dagli in<strong>di</strong>geni nordamericani (probabilmente con il coinvolgimento iniziale <strong>di</strong> V. riparia), tra<strong>di</strong>zionalmente<br />

utilizzata per le pergole e, nel Veneto, anche per la produzione locale del “Fragolino”. Non tende a sfuggire e si può trovare qua e là soltanto casuale. Gran<br />

parte delle segnalazioni rinvenibili in letteratura per questo taxon sono da riferirsi a Vitis riparia e ai suoi ibri<strong>di</strong>.<br />

vite<br />

rupestre<br />

Tipo biologico: Pscap<br />

Descrizione: Arbusto ramosissimo con habitus cespuglioso-arrotondato, a volte decombente-strisciante, alto 0.5-2m.<br />

Foglie reniformi (generalmente più larghe che lunghe), intere, me<strong>di</strong>amente minori <strong>di</strong> 7 cm, <strong>di</strong> rado superanti i 10 cm, verde<br />

glauco, lucide con riflessi metallici, caratteristicamente ripiegate a V (specialmente in fase giovanile) lungo la nervatura<br />

centrale; lamina consistente, a volte ispessita e subcoriacea, liscia sulla faccia adassiale, glabra (raramente da giovane con<br />

lanugine sparsa lungo i nervi della faccia abassiale); denti marginali triangolari, i me<strong>di</strong>ani non molto pronunciati, subapicolati;<br />

base piana o cuneata, seno basale assente. Viticci (infiorescenze trasformate in organi <strong>di</strong> appiglio) opposti alle foglie, assenti in<br />

corrispondenza <strong>di</strong> ogni quarta foglia, lunghi meno <strong>di</strong> 11 cm, interi o bifi<strong>di</strong>. Pannocchia lunga 4-7 cm, generalmente globosa,<br />

con fiori in prevalenza unisessuali (pianta funzionalmente <strong>di</strong>oica); perianzio monoclamide, caduco (a coperchietto), formato<br />

da 5 segmenti saldati fra loro nella metà apicale; stami 5; ovario supero. Racemo fruttifero <strong>di</strong> 4-8 cm, lasso, generalmente<br />

con 12-25 bacche (“acini”) fino a 12 mm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, nere, debolmente pruinose; mesocarpo a maturità gommoso, separato<br />

dall’epicarpo; semi (“vinaccioli”) piriformi a estremità calazale bilobata.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: aprile-maggio.<br />

Area d’origine: Nordamerica sudorientale.<br />

Habitat: Ruderati e margini termofili.<br />

Distribuzione nel territorio: Sinora conosciuta soltanto per l’Oltrepo pavese. Pavia (NAT). [V. berlan<strong>di</strong>eri ×rupestris: Pavia (NAT).]<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Europa intorno al 1860 per <strong>di</strong>fendere i vigneti dalla fillossera. Nei rilievi<br />

floristici nazionali sempre trascurata e segnalata per la prima volta da Acosta et al. (2007) per l’Italia centrale. In Lombar<strong>di</strong>a<br />

viene qui segnalata per la prima volta, naturalizzata nel pavese (Nicola Ardenghi, in verbis).<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata (portainnesto per i vitigni contro la fillossera).<br />

Status: Naturalizzata.<br />

Dannosa: Potenzialmente sì.<br />

Impatto: Questa specie è maggiormente <strong>di</strong>ffusa in ambiente me<strong>di</strong>terraneo, dove presenta capacità invasiva, anche se<br />

apparentemente inferiore all’ibrido con V. riparia. È dunque potenzialmente dannosa per la bio<strong>di</strong>versità e va mantenuta<br />

monitorata anche in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Era<strong>di</strong>cazione delle piante e dei vigneti abbandonati. Vietare lo spargimento dei residui <strong>di</strong><br />

potatura.<br />

Note: Per la fillossera si veda la scheda <strong>di</strong> V. riparia. Oltre agli ibri<strong>di</strong> già citati in quella scheda ricor<strong>di</strong>amo qui quello tra questa specie e V. berlan<strong>di</strong>eri<br />

Planch., molto simile a V. riparia × rupestris ma riconoscibile per i denti ogivali e l’assenza <strong>di</strong> ciuffi <strong>di</strong> peli rigi<strong>di</strong> sulla faccia abassiale all’ascella<br />

nervature; in Lombar<strong>di</strong>a, segnalata qui per la prima volta in Italia, è specie naturalizzata (Nicola Ardenghi, in verbis).<br />

Bibliografia: Acosta et al., 2007; Laguna Lumbreras, 2003, 2004; Moore, 1991<br />

Famiglia: Vitaceae<br />

Nome scientifico: Vitis rupestris Scheele<br />

Nome volgare: vite rupestre<br />

Bibliografia: Banfi & Galasso, 1998; Galasso et al., 2007a; Laguna Lumbreras, 2003, 2004; Moore, 1991<br />

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