LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano
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caprifoglio<br />
giapponese<br />
Famiglia: Caprifoliaceae<br />
(= Caprifoliaceae subfam. Caprifolioideae)<br />
Nome scientifico: Lonicera japonica Thunb.<br />
Nome volgare: caprifoglio giapponese<br />
Sinonimi: Caprifolium japonicum (Thunb.) D.Don,<br />
comb. superfl.<br />
Caprifolium japonicum (Thunb.) Dum.Cours.<br />
Lonicera flexuosa Thunb.<br />
Nintooa japonica (Thunb.) Sweet<br />
Tipo biologico: Plian<br />
Descrizione: Liana raggiungente un’altezza <strong>di</strong> 6 m e oltre. Foglie opposte, persistenti, subcoriacee; picciolo <strong>di</strong> 3-10 mm; lamina da<br />
ovata a oblunga, <strong>di</strong> 3-9×2-5 cm, <strong>di</strong> un verde più o meno scuro, con margine intero (salvo nelle foglie dei giovani getti, il cui margine<br />
può essere lobato), base da arrotondata a subcordata, apice acuto oppure ottuso. Fiori fortemente profumati, appaiati all’ascella <strong>di</strong><br />
2 foglie ridotte, libere alla base, pentameri, zigomorfi, portati da peduncoli lunghi 3-15 mm; tubo del calice conico; corolla bilabiata<br />
lunga 3-5 cm, pubescente esternamente, bianca o talvolta leggermente rosata, virante al giallo crema dopo la pollinazione, con<br />
labbro superiore a 4 lobi stretti, ricurvi all’in<strong>di</strong>etro e labbro inferiore lineare, intero, ugualmente ricurvo; stami 5, stilo con stigma<br />
capitato, tutti lungamente sporgenti dal tubo corollino; ovario infero. Il frutto è una bacca globosa, nera, lucida, larga 3-4 mm.<br />
Periodo <strong>di</strong> fioritura: maggio-settembre.<br />
Area d’origine: Asia orientale (Giappone e Cina).<br />
Habitat: Principalmente in boschi degradati, da mesofili a spiccatamente termofili, ma assente in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> marcata<br />
ari<strong>di</strong>tà. Si rinviene anche in arbusteti, siepi, recinzioni presso le abitazioni ecc. Tollera abbastanza bene l’ombreggiamento,<br />
pur pre<strong>di</strong>ligendo ambienti a luminosità decisa. Può tappezzare il suolo, ma solo dove le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> luce lo permettono.<br />
Distribuzione nel territorio: Diffusa su tutto il territorio regionale (50-1˙000 m s.l.m.), anche se in maggior misura nell’area<br />
planiziale e collinare, mentre in quella submontana soltanto in stazioni particolarmente calde e riparate. Bergamo (INV),<br />
Brescia (INV), Como (INV), Cremona (INV), Lecco (INV), Lo<strong>di</strong> (INV), Monza e Brianza (INV), <strong>Milano</strong> (INV), Mantova (INV), Pavia<br />
(INV), Sondrio (NAT), Varese (INV).<br />
Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Italia nel XIX secolo. In Lombar<strong>di</strong>a coltivata almeno dal 1886 (campione raccolto<br />
da F. Sordelli a <strong>Milano</strong> e conservato nell’Erbario dell’Università <strong>di</strong> <strong>Milano</strong>, MI) e naturalizzata almeno dal 1920 a <strong>Milano</strong> (Cobau,<br />
1920), dal 1927 (Fiori, 1927a) a Mandello Lario (LC) e da prima del 1929 (Stucchi, 1929a) a Tornavento (Lonate Pozzolo, VA).<br />
Modalità d’introduzione: Deliberata (floricoltura).<br />
Status: Invasiva.<br />
Dannosa: Sì.<br />
Impatto: Sempre largamente coltivata come rampicante profumato, L. japonica è tra le specie più invasive attualmente<br />
presenti sul territorio regionale ed anche tra le specie più impattanti. Infatti, è in grado <strong>di</strong> avviluppare interamente arbusti<br />
e piccoli alberi, numerosi tipi <strong>di</strong> supporti artificiali (staccionate, muri ecc.), nonché formare un fitto tappeto che ricopre<br />
completamente il sottobosco. Provoca dunque danni alla bio<strong>di</strong>versità, al paesaggio, ai processi biogeochimi del suolo ed<br />
anche ai manufatti. È specie inclusa nella lista nera delle specie alloctone vegetali oggetto <strong>di</strong> monitoraggio, contenimento o<br />
era<strong>di</strong>cazione, allegata alla l.r. 10/2008 della Lombar<strong>di</strong>a.<br />
Azioni <strong>di</strong> contenimento: Specie <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile controllo, in relazione all’incre<strong>di</strong>bile capacità <strong>di</strong> autopropagazione e all’inconsueto<br />
vigore. Nel caso <strong>di</strong> invasioni localizzate sono necessari tagli selettivi (alla base dei fusti nei mesi <strong>di</strong> maggio e settembre, ripetuti<br />
per alcuni anni), mentre per invasioni <strong>di</strong>ffuse tagli più frequenti e impiego <strong>di</strong> erbici<strong>di</strong> (solo sulla porzione al suolo). È necessario<br />
comunque pre<strong>di</strong>sporre una copertura stabile nella vegetazione, rimuovendo anche i fattori <strong>di</strong> degrado che facilitano l’ingresso <strong>di</strong><br />
questa specie. Occorre eliminare accuratamente le parti tagliate e <strong>di</strong>struggerle (si moltiplica facilmente per via vegetativa). Evitare<br />
assolutamente la fruttificazione degli esemplari (i frutti sono appetiti dall’avifauna, che ne facilita la <strong>di</strong>spersione).<br />
Note: Può essere superficialmente confusa con il caprifoglio nostrano (L. caprifolium L.), <strong>di</strong>ffuso, sebbene infrequente e sempre più minacciato, nei<br />
boschi delle fasce planiziale e collinare. Questo però è presto <strong>di</strong>stinto per lo sviluppo decisamente minore (rampicante <strong>di</strong>screto e poco vistoso),<br />
per le foglie da ovato-ellittiche a subrotonde, sottili, decidue, glauche inferiormente, per i fiori in 1-2(-3) verticilli terminali sovrapposti, involucrati<br />
ciascuno da una coppia <strong>di</strong> foglie bratteali connate a formare un collare, per la corolla maggiore e per le bacche pruinose, aranciate a maturità. Va<br />
detto che il gruppo naturale <strong>di</strong> specie afferenti al caprifoglio giapponese (sect. Nintooa (Sweet) Maxim.) è tutto asiatico ad eccezione <strong>di</strong> un’entità<br />
con <strong>di</strong>stribuzione SW-me<strong>di</strong>terraneo-montana, L. biflora Desf., presente anche in Italia; è l’unica che assomiglia veramente a L. japonica.<br />
lonicera<br />
pileata<br />
Tipo biologico: nPcaesp<br />
Descrizione: Piccolo cespuglio alto sino a circa 50 cm, con rami arcuati e ra<strong>di</strong>canti. Foglie semprever<strong>di</strong>, opposte; lamina<br />
lunga generalmente 12-32 mm, da oblunga a lanceolata, verde scuro lucido e coriacea, più chiara inferiormente; apice ottuso,<br />
base cuneata, con nervatura me<strong>di</strong>ana sporgente sulla faccia adassiale (superiore). Fiori attinomorfi, sessili in coppie singole<br />
all’ascella delle foglie; calice a 5 denti, con appen<strong>di</strong>ce basale a forma <strong>di</strong> collare ricoprente il margine del profillo (cupola);<br />
corolla lunga 6-8 mm, imbutiforme, <strong>di</strong> colore giallo pallido, pubescente esternamente, con 5 denti; stami 5, sporgenti;<br />
ovario infero. Frutto costituito da una bacca globosa, violetta, lucente e traslucida (effetto “porcellana”), <strong>di</strong> 5 mm <strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro,<br />
contenente 2-4 semi appiattiti.<br />
Periodo <strong>di</strong> fioritura: maggio-giugno.<br />
Area d’origine: Asia orientale (Cina).<br />
Habitat: Sinora rinvenuta spontanea in una forra, tra le fessure <strong>di</strong> una parete calcarea, dove sembra propagarsi soprattutto<br />
vegetativamente.<br />
Distribuzione nel territorio: Coltivata in tutto il territorio regionale, è stata rinvenuta spontanea soltanto lungo il Torrente<br />
San Giulio (loc. Pianella, Cittiglio, VA), a ca. 300 m s.l.m. Varese (NAT).<br />
Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Europa nel Novecento; segnalata per la prima volta in Lombar<strong>di</strong>a (e in Italia)<br />
da Banfi et al. (2009), che l’hanno osservata a partire dal 2007.<br />
Modalità d’introduzione: Deliberata (ortofloricoltura).<br />
Status: Naturalizzata.<br />
Dannosa: No.<br />
Impatto: Finora irrilevante.<br />
Note: La specie si mostra sessualmente autoincompatibile e poiché viene regolarmente propagata per via vegetativa, sul nostro territorio si<br />
mantiene clonale, cioè non fruttifica, a meno che a impollinarsi siano cultivar <strong>di</strong>verse, come <strong>di</strong> fatto non si osserva. Ciò ostacola la sua <strong>di</strong>ffusione<br />
spontanea, facendo presumere che i rischi <strong>di</strong> una vera invasione siano piuttosto remoti. Può essere confusa con la simile L. ligustrina Wall. subsp.<br />
yunnanensis (Franch.) P.S.Hsu & H.J.Wang (= var. yunnanensis Franch., = L. nitida E.H.Wilson; lonicera ligustrina), ugualmente coltivata, che si<br />
<strong>di</strong>stingue solo per le foglie più piccole (lunghe 6-16 mm), a perimetro ovato, con base arrotondata o leggermente cordata e con nervatura me<strong>di</strong>ana<br />
non sporgente sulla faccia adassiale (superiore).<br />
Bibliografia: Banfi et al., 2009; Li, 2000<br />
Famiglia: Caprifoliaceae<br />
(= Caprifoliaceae subfam. Caprifolioideae)<br />
Nome scientifico: Lonicera pileata Oliv.<br />
Nome volgare: lonicera pileata<br />
Sinonimi: Caprifolium pileatum (Oliv.) Kuntze<br />
Lonicera ligustrina Wall. var. pileata (Oliv.) Franch.<br />
Bibliografia: Cobau, 1920; Fiori, 1927a; Stucchi, 1929a<br />
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