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LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano

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mimolo<br />

macchiato<br />

Tipo biologico: Hscap<br />

Descrizione: Pianta erbacea perenne, alta 20-50 cm, glabra (salvo peli ghiandolari sull’infiorescenza), con fusto ascendente,<br />

robusto, internamente cavo. Foglie opposte, le inferiori brevemente picciolate, le superiori sessili, largamente ovate, lunghe<br />

fino a 5 cm, irregolarmente dentate al margine, con apice acuto od ottuso. Fiori in racemi terminali 3-7-flori, ciascuno<br />

all’ascella <strong>di</strong> brattee, su peduncoli <strong>di</strong> 12-25 mm; calice lungo 15-20 mm, a 5 denti <strong>di</strong>suguali, il superiore dei quali più lungo e<br />

più largo degli altri; corolla <strong>di</strong> circa 40×30 mm, giallo vivo, con tubo cilindrico-campanulato e lembo bilabiato, ± punteggiata<br />

<strong>di</strong> rosso alla fauce, che è occlusa da una doppia linea <strong>di</strong> lunghi peli inseriti sul labbro inferiore; stami 4, <strong>di</strong><strong>di</strong>nami, inclusi nel<br />

tubo; ovario supero; stigma brevemente bilobo. Il frutto è una capsula loculicida con numerosi semi.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: giugno-settembre.<br />

Area d’origine: Nordamerica (dall’Alasca al Messico).<br />

Habitat: Boscaglie, forre.<br />

Distribuzione nel territorio: Pavese (Valle della Vernavola in comune <strong>di</strong> Pavia). Pavia (NAT), Varese (CAS). [Mazus miquelii:<br />

Cremona (NAT).]<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, raccolta per la prima volta in Italia in Trentino-Alto A<strong>di</strong>ge nel 1926 (Fiori, 1928, sub M.<br />

luteus), in Lombar<strong>di</strong>a nel 1978 nel pavese (Gar<strong>di</strong>ni Peccenini, 1980).<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata (floricoltura).<br />

Status: Naturalizzata.<br />

Dannosa: No.<br />

Impatto: Estetico-paesaggistico, ma assai localizzato.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Non necessarie.<br />

Note: Della stessa famiglia è stata recentemente segnalata (Zanotti, 1996 sub M. japonicus), come naturalizzata, Mazus miquelii Makino (= M.<br />

japonicus auct., non (Thunb.) Kuntze, = M. reptans N.E.Br.; mazus perenne), introdotta dal Giappone quale tappezzante da giar<strong>di</strong>no. È un’erbacea<br />

perenne dai fusti ascendenti lunghi 10-15 cm, collegati da stoloni lunghi fino a 20 cm, ra<strong>di</strong>canti o no ai no<strong>di</strong>. Si riconosce subito per i fiori<br />

violetti o bianchi punteggiati <strong>di</strong> viola, lunghi 1.5-2 cm, bilabiati, con caratteristico labbro inferiore allargato orizzontalmente, trilobo, a lobo<br />

me<strong>di</strong>ano obovato, più breve dei lobi laterali e labbro superiore eretto, breve. Non è nota un’eventuale potenzialità invasiva <strong>di</strong> questa specie.<br />

In Lombar<strong>di</strong>a si trova ancora, casuale, Mazus pumilus (Burm.f.) Steenis (= Lobelia pumila Burm.f., = Mazus japonicus (Thunb.) Kuntze; mazus<br />

annuale), osservato a Villareale in comune <strong>di</strong> Cassolnovo (PV) (Desfayes, 1997) ed all’interno del Parco Regionale dell’Adda Sud in comune <strong>di</strong><br />

Castiglione d’Adda (LO) (Francesco Zonca, in verbis), oltre che all’interno dell’Orto Botanico <strong>di</strong> Pavia (Peccenini Gar<strong>di</strong>ni, 1985).<br />

Bibliografia: Desfayes, 1997; Fiori, 1928; Gar<strong>di</strong>ni Peccenini, 1980; Peccenini Gar<strong>di</strong>ni, 1985<br />

Famiglia: Phrymaceae<br />

Nome scientifico: Mimulus guttatus DC.<br />

Nome volgare: mimolo macchiato<br />

Sinonimo: Mimulus luteus auct., non L.<br />

paulownia<br />

Tipo biologico: Pscap<br />

Descrizione: Albero alto sino a 20 m. Foglie maleodoranti, decidue, opposte oppure occasionalmente in verticilli <strong>di</strong> 3; lamina<br />

largamente ovata, lunga fino a 40 cm, sparsamente o densamente pubescente, con margine intero, a volte leggermente<br />

ondulato, apice acuto e base cordata. Infiorescenza formata da un’ampia pannocchia piramidale, eretta (tipo ippocastano),<br />

lunga sino a 50 cm; peduncolo dell’infiorescenza e peduncoli fiorali lunghi 1-2 cm; calice lungo circa 1.5 cm, campanulato, con<br />

5 lobi lunghi da metà a poco più del tubo; corolla profumata, bilabiata e campanulata, ghiandolosa, <strong>di</strong> un vistoso lilla violetto,<br />

lunga 5-7.5 cm. Frutto costituito da una capsula biloculare, ovoide-appuntita, lunga 3-4.5 cm, appiccicoso-ghiandolosa,<br />

contenente semi alati, lunghi 2.5-4 mm.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: aprile-maggio.<br />

Area d’origine: Asia orientale (Cina).<br />

Habitat: Negli ambienti antropizzati, dove è maggiormente <strong>di</strong>ffusa, cresce soprattutto lungo i margini stradali e nelle<br />

spaccature dei vecchi muri, qualche volta sui vecchi tetti. In ambienti a maggior naturalità si rinviene nelle boscaglie aperte e<br />

sulle rupi. Sembra pre<strong>di</strong>ligere suoli asciutti in posizione calda e soleggiata.<br />

Distribuzione nel territorio: Spora<strong>di</strong>camente <strong>di</strong>ffusa su tutto il territorio regionale (50-800 m s.l.m.). Bergamo (NAT), Brescia<br />

(NAT), Como (NAT), Cremona (NAT), Lecco (NAT), Lo<strong>di</strong> (NAT), Monza e Brianza (NAT), <strong>Milano</strong> (NAT), Mantova (NAT), Sondrio<br />

(NAT), Varese (NAT).<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Italia verso la metà del secolo XIX. In Lombar<strong>di</strong>a segnalata da Giacomini (1950).<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata, per parchi, giar<strong>di</strong>ni e alberature stradali.<br />

Status: Naturalizzata.<br />

Dannosa: No.<br />

Impatto: Attualmente la specie non presenta popolazioni <strong>di</strong> consistenza numerica tale da comportare alterazioni della<br />

bio<strong>di</strong>versità e del paesaggio.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Imme<strong>di</strong>ata rimozione del novellame. Controllo e possibile era<strong>di</strong>cazione degli esemplari fruttificanti<br />

me<strong>di</strong>ante intervento meccanico (taglio alla base o cercinatura), da ripetersi sui polloni, eventualmente coa<strong>di</strong>uvato dall’uso<br />

localizzato <strong>di</strong> erbici<strong>di</strong> sistemici.<br />

Note: È un albero coltivato <strong>di</strong>ffusamente in parchi e giar<strong>di</strong>ni; inoltre come coltura legnosa a rapido accrescimento. La posizione sistematica delle<br />

Paulowniaceae è molto isolata, lontana sia dalle Bignoniaceae, nelle quali una volta erano incluse, sia dalle altre famiglie dell’or<strong>di</strong>ne Lamiales.<br />

Bibliografia: Giacomini, 1950<br />

Famiglia: Paulowniaceae<br />

Nome scientifico: Paulownia tomentosa (Thunb.) Steud.<br />

Nome volgare: paulownia, paulonia<br />

Basionimo: Bignonia tomentosa Thunb.<br />

Sinonimo: Incarvillea tomentosa (Thunb.) Spreng.<br />

Paulownia imperialis Siebold & Zucc., nom. illeg.<br />

Paulownia tomentosa (Thunb.) Britton, comb. superfl.<br />

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