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LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano

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clematide<br />

himalayana<br />

Famiglia: Ranunculaceae<br />

Nome scientifico: Clematis tangutica (Maxim.) Korsh.<br />

Nome volgare: clematide himalayana, clematide gialla<br />

Basionimo: Clematis orientalis L. var. tangutica Maxim.<br />

Tipo biologico: nPlian<br />

Descrizione: Rampicante legnoso con fusti volubili lunghi anche <strong>di</strong>versi metri, oppure (su substrati litici in clima arido)<br />

cespuglio condensato; rami giovani con 6-8 deboli solchi, puberuli quin<strong>di</strong> glabrescenti. Foglie pennate o bipennate, con<br />

picciolo <strong>di</strong> 2-6 cm e lamina a segmenti terminali da ovato-rombici a strettamente ovati, <strong>di</strong> 1-6×0.5-2.8 cm, spesso trilobati.<br />

Fiori solitari, terminali o raramente a 1-3 in cime ascellari, larghi 2-6 cm; perianzio monoclamide con calice <strong>di</strong> 4 sepali gialli,<br />

a volte soffusi <strong>di</strong> porpora; stami numerosi, con filamenti <strong>di</strong> 5-11 mm; ovario apocarpico costituito da numerosi carpelli con<br />

stilo apicale densamente villoso, lungo 0.9-1.5 cm. Il frutto è un acheneto (testa <strong>di</strong> acheni monocarpici), con gli stili accresciuti<br />

fino a 5 cm e piumosi.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: giugno-settembre.<br />

Area d’origine: Asia centro-orientale.<br />

Habitat: Boscaglie umide.<br />

Distribuzione nel territorio: Valtellina, nel bormiese, lungo il Torrente Campello. Sondrio (NAT).<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, segnalata per la prima volta in Lombar<strong>di</strong>a (e, presumibilmente, in Italia) da Meda (2002).<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata (floricoltura).<br />

Status: Naturalizzata.<br />

Dannosa: No.<br />

Impatto: Estetico-paesaggistico, ma assai localizzato.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Non necessarie.<br />

Note: In alcuni garden center si vende pure C. orientalis L., proveniente dalla stessa area geografica, la quale si <strong>di</strong>stingue per i fiori sempre riuniti in<br />

cime ascellari (mai solitari). Finora non è mai stata osservata fuori coltura.<br />

Bibliografia: Meda, 2002<br />

Fior <strong>di</strong> loto<br />

Tipo biologico: Grhiz<br />

Descrizione: Pianta erbacea perenne acquatica, alta 1-2 m, con rizoma strisciante nel fango. È riconoscibile per le gran<strong>di</strong><br />

foglie peltate, <strong>di</strong> colore verde-glauco e aspetto ceroso, largamente imbutiformi, larghe 40-80 cm, portate <strong>di</strong>versi decimetri<br />

sopra il pelo dell’acqua da un robusto picciolo lungo più <strong>di</strong> 1 m. I fiori profumati (<strong>di</strong> anice), portati al <strong>di</strong> sopra delle foglie, sono<br />

gran<strong>di</strong>, del <strong>di</strong>ametro <strong>di</strong> 18-35 cm, isolati e sorretti ciascuno da un robusto peduncolo; ricettacolo obconico; perianzio formato<br />

da numerosi segmenti tutti uguali, <strong>di</strong>sposti in una spirale condensata, largamente ovati, concavi, rosa o quasi bianchi; stami<br />

molto numerosi; ovari numerosi, monocarpici, inseriti in alveoli sulla superficie piana del ricettacolo. Il frutto (tecnicamente<br />

pomario) è un cono legnoso rovesciato, con la superficie della base ospitante i singoli pericarpi in cavità simili ai fori <strong>di</strong> un<br />

colino; alla caduta dei <strong>di</strong>sseminuli, il ricettacolo vuoto assomiglia alla testa <strong>di</strong> un innaffiatoio.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: giugno-agosto.<br />

Area d’origine: Africa e Asia.<br />

Habitat: Acque tranquille permanenti (laghi maggiori e minori, stagni, cave abbandonate ecc.).<br />

Distribuzione nel territorio: Laghi <strong>di</strong> Varese e Comabbio, Palude Brabbia, Laghi <strong>di</strong> Mantova, lungo i fiumi in vecchie lanche<br />

(es. fiume Serio); in pianura, collina e bassa montagna (0-100 m s.l.m.). Brescia (INV), Cremona (NAT), Mantova (INV), Varese (INV).<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, coltivata dall’inizio del secolo XIX all’Orto Botanico <strong>di</strong> Parma e nel 1921 introdotta<br />

deliberatamente nei Laghi <strong>di</strong> Mantova da Maria Pellegreffi (articolo <strong>di</strong> M. G. Fringuellini sul Corriere della Sera del 10 settembre<br />

1976) e qui segnalata da Béguinot (1929). Analogamente, la pianta è stata deliberatamente introdotta in natura nel pisano nel<br />

1917 da Biagio Longo, dove fu poi raccolta nel 1920 da Passerini (1922); espansasi in seguito in Versilia (Montelucci, 1936).<br />

Sempre in Lombar<strong>di</strong>a, era coltivata da prima del 1918 al Lago <strong>di</strong> Comabbio (VA), dove in seguito si è naturalizzata (Stucchi,<br />

1950, 1953b).<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata (idrofloricoltura, sperimentazione alimentare, me<strong>di</strong>cina).<br />

Status: Invasiva.<br />

Dannosa: Sì.<br />

Impatto: Specie ad alta capacità competitiva e <strong>di</strong> grande adattabilità, fortemente invasiva in ambiente acquatico, dove forma<br />

popolamenti monofitici densi, che sottraggono spazio alla vegetazione in<strong>di</strong>gena, deprimendone la bio<strong>di</strong>versità e alterando<br />

profondamente la fisionomia del paesaggio palustre. È specie inclusa nella lista nera delle specie alloctone vegetali oggetto<br />

<strong>di</strong> monitoraggio, contenimento o era<strong>di</strong>cazione, allegata alla l.r. 10/2008 della Lombar<strong>di</strong>a.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Gli interventi <strong>di</strong> contenimento devono prevedere il taglio selettivo prima della fioritura (operazione<br />

che deve essere ripetuta per alcuni anni) o, più drasticamente, l’era<strong>di</strong>cazione totale. Si dovrebbe anche intervenire<br />

preventivamente soprattutto in vicinanza delle zone a rischio, invitando produttori e clienti a rinunciare al giar<strong>di</strong>naggio con<br />

questa pianta, spesso venduta nei garden center, per sostituirla con autoctone del medesimo habitat.<br />

Note: Il genere Nelumbo è il solo rappresentante della sua famiglia, una delle più antiche delle angiosperme, legata nella stessa <strong>di</strong>scendenza<br />

(or<strong>di</strong>ne Nelumbonales) con i platani e le Proteaceae.<br />

Bibliografia: Béguinot, 1929; Montelucci, 1936; Passerini, 1922; Stucchi, 1950, 1953b<br />

Famiglia: Nelumbonaceae<br />

Nome scientifico: Nelumbo nucifera Gaertn.<br />

Nome volgare: fior <strong>di</strong> loto, loto del Giappone<br />

Basionimo: nome basato su Nymphaea nelumbo L.<br />

Sinonimi: Nelumbo speciosa Willd., nom. illeg.<br />

(‘Nelumbium speciosum’)<br />

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