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LA FLORA ESOTICA LOMBARDA - Comune di Milano

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pontederIa<br />

Famiglia: Pontederiaceae<br />

Nome scientifico: Pontederia cordata L.<br />

Nome volgare: pontederia<br />

Sinonimi: Narukila cordata (L.) Nieuwl.<br />

Pontederia angustifolia Pursh<br />

Pontederia lanceolata Nutt.<br />

Pontederia lancifolia Muhl.<br />

Unisema cordata (L.) Farw.<br />

Tipo biologico: grhiz<br />

Descrizione: Pianta erbacea perenne rizomatosa, con fusti raccorciati, ra<strong>di</strong>cante nel fango. Scapi fioriferi eretti, lunghi fino a<br />

120 cm. Foglie basali sommerse, sessili, lineari; foglie emerse con picciolo lungo fino a 60 cm, caratteristicamente strozzato<br />

sotto la lamina; stipole <strong>di</strong> 7-29 cm; lamina da lanceolata a cordata, <strong>di</strong> 6-22×0.7-12 cm; un’unica foglia abbracciante il fusto<br />

fiorifero. Infiorescenze spiciformi, erette, recanti ciascuna fino a qualche centinaio <strong>di</strong> fiori, lunghe 2-15 cm; spate <strong>di</strong> 5-17 cm;<br />

fiori che si aprono per un solo giorno, con perianzio bilabiato <strong>di</strong> 12-15 mm, lilla, a tubo <strong>di</strong> 3-9 mm e lembo con 6 (3+3) lobi,<br />

<strong>di</strong> cui il centrale interno con una macchia basale gialla bilobata; stami 6 (3+3), i prossimali (esterni) più lunghi; stilo trilobato.<br />

I frutti sono otricelli <strong>di</strong> 4-6×2-3 mm, percorsi longitu<strong>di</strong>nalmente da costolature dentate, ciascuno contenente un solo seme.<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: giugno-settembre.<br />

Area d’origine: Mesoamerica.<br />

Habitat: Rive dei laghi, in formazioni palustri a elofite.<br />

Distribuzione nel territorio: Presente in alcuni piccoli laghi delle prealpi, nelle province <strong>di</strong> Varese (Lago <strong>di</strong> Monate e Lago <strong>di</strong><br />

Comabbio), Lecco e Brescia. Brescia (NAT), Lecco (NAT), Varese (NAT).<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Lombar<strong>di</strong>a tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Segnalata per<br />

la prima volta in Italia e in Lombar<strong>di</strong>a da Stucchi (1953a). Un precedente esperimento <strong>di</strong> introduzione artificiale nelle “lame<br />

d’Iseo”, effettuato nel 1939 da Luigi gran<strong>di</strong>, era andato incontro a fallimento (Arietti, 1942).<br />

Modalità d’introduzione: Deliberata (floricoltura acquatica).<br />

Status: Naturalizzata.<br />

Dannosa: No.<br />

Impatto: Irrilevante (pesaggisticamente localizzato).<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: Non necessarie.<br />

Bibliografia: Arietti, 1942; Stucchi, 1953a<br />

gIunco<br />

gracIle<br />

Tipo biologico: Hcaesp<br />

Descrizione: Pianta erbacea perenne, densamente cespitosa, alta 5-40 cm, con fusti eretti, lisci, cilindrici o lievemente<br />

compressi, con qualche guaina basale priva <strong>di</strong> lamina e 2-3 foglie complete nel tratto basale del fusto, lunghe all’incirca quanto<br />

il fusto stesso; lamine appiattite, spesso convolute, larghe 0.5-2 mm, con orecchiette basali allungate, ottuse, biancastro-ialine.<br />

Infiorescenza, un’antela povera (5-40 fiori), con rami allungati (3-8 cm), lungamente superata dalle 2 brattee inferiori, simili alle<br />

foglie. Fiori solitari o a 2-3; segmenti perianziali 6, subeguali, strettamente ovati, allungato-acuti all’apice, da verde-giallastri<br />

a brunastri, lunghi 2.5-4 mm; stami 6, lunghi metà del perianzio, con antera e filamento subeguali; ovario supero. Frutto a<br />

capsula largamente ovoidale, da ottusa a troncata all’apice, più breve del perianzio, <strong>di</strong> colore giallo paglierino, poi bruno<br />

chiaro; semi obliquamente ovoi<strong>di</strong>, lunghi 0.3-0.4 mm, con brevi appen<strong>di</strong>ci alle estremità (elaiosomi).<br />

Periodo <strong>di</strong> fioritura: giugno-luglio.<br />

Area d’origine: Nordamerica.<br />

Habitat: Ambienti ± umi<strong>di</strong>, temporaneamente inondati, ruderali e semiruderali (sentieri, strade rurali, macerie, aree<br />

abbandonate, basi <strong>di</strong> muri ed e<strong>di</strong>fici, ferrovie e scarpate), tagli rasi forestali, schiarite, zone incen<strong>di</strong>ate, cave <strong>di</strong> ghiaia e <strong>di</strong> pietra,<br />

pioppete, boschi ripariali <strong>di</strong> ontani, frassini, salici; soprattutto suoli pesanti, a impasto fine.<br />

Distribuzione nel territorio: È presente su quasi tutto il territorio regionale, dalla fascia planiziale a quella montana (0-1˙500<br />

m s.l.m.). Bergamo (INV), Brescia (INV), Como (INV), Cremona (NAT), Lecco (INV), Lo<strong>di</strong> (NAT), Monza e Brianza (INV), <strong>Milano</strong><br />

(NAT), Pavia (NAT), Sondrio (INV), Varese (INV). [J. <strong>di</strong>chotomus: Sondrio (NAT), Varese (NAT).]<br />

Periodo d’introduzione: Neofita, introdotta in Italia intorno alla fine del XIX secolo. Scoperta nel 1878 sulla sponda<br />

piemontese del Verbano (goiran, 1886); in Lombar<strong>di</strong>a segnalata da Cozzi (1916) e, in seguito, da Stucchi (1929a) come già<br />

largamente naturalizzato.<br />

Modalità d’introduzione: Accidentale.<br />

Status: Invasiva.<br />

Dannosa: Sì.<br />

Impatto: È una specie pioniera e particolarmente competitiva sui suoli pesanti (argillosi o limosi) e ± umi<strong>di</strong>, poveri <strong>di</strong><br />

nutrienti, dove può formare popolamenti quasi monofitici. La sua <strong>di</strong>ffusione è favorita da episo<strong>di</strong> ricorrenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo<br />

antropico, come quelli che si verificano nelle aree <strong>di</strong> cava, sui suoli soggetti a frequente calpestamento o laddove si verificano<br />

comunemente movimenti <strong>di</strong> terra. Nel complesso l’impatto esercitato da questa specie riguarda più la bio<strong>di</strong>versità vegetale<br />

che il paesaggio.<br />

Azioni <strong>di</strong> contenimento: In aree protette si dovrebbero preventivamente evitare movimenti <strong>di</strong> terra e limitare l’accesso al<br />

pubblico, salvo lungo percorsi pre<strong>di</strong>sposti, per evitare il costipamento del suolo (dovuto a calpestio).<br />

Note: Recentemente nelle Baragge piemontesi è stato trovato (Filip Verloove, in verbis) J. <strong>di</strong>chotomus Elliott (= J. tenuis Willd. var. <strong>di</strong>chotomus<br />

(Elliott) Alph.Wood; giunco <strong>di</strong>cotomo), entità assai affine, con areale primario ampiamente sovrapposto a quello <strong>di</strong> J. tenuis. L’unico carattere che<br />

contrad<strong>di</strong>stingue con sicurezza questa seconda aliena sta nelle orecchiette guainali dei fusti fioriferi (non <strong>di</strong> quelli giovani o sterili!) ridottissime o<br />

nulle. Sono stati perciò rivisti tutti i campioni dell’erbario del Museo <strong>di</strong> Storia Naturale <strong>di</strong> <strong>Milano</strong> attribuiti a J. tenuis e tutti sono stati confermati,<br />

facendo supporre che l’introduzione in Italia <strong>di</strong> J. <strong>di</strong>chotomus sia molto recente. Tuttavia alcune raccolte dello scorso autunno provenienti dalla<br />

Valtellina (Nicola Ardenghi) e dalla zona militare della Malpensa (guido Brusa) corrispondono alla nuova esotica, ma saranno necessari ulteriori<br />

esami d’erbario e nuove raccolte sparpagliate su tutto il territorio, soprtattutto nella zona delle groane, per decidere dell’effettiva coesistenza dei<br />

due taxa, dei reciproci limiti <strong>di</strong>stributivi e delle eventuali <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> habitat e <strong>di</strong> invasività. Ricor<strong>di</strong>amo, infine, che i semi dei giunchi vengono<br />

caratteristicamente trasportati dalle formiche, le quali, nutrendosi degli elaiosomi, li sparpagliano e li accumulano nei loro ni<strong>di</strong>, dove gli stessi<br />

germinano, una volta abbandonati, producendo gruppi <strong>di</strong> piante a volte densi; sarebbe interessante stabilire se e quanto questo mezzo naturale<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione incida significativamente sull’espansione della specie nel nostro territorio.<br />

Bibliografia: Brooks & Clemants, 2000; Cozzi, 1916; giacomini, 1950; goiran, 1886; Stucchi, 1929a, 1949b<br />

Famiglia: Juncaceae<br />

Nome scientifico: Juncus tenuis Willd.<br />

Nome volgare: giunco gracile<br />

Sinonimi: Juncus macer gray<br />

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