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La Fanciulla del West, - Università degli studi di Pavia

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ILARIA CASTELLAZZI, <strong>La</strong> fanciulla <strong>del</strong> <strong>West</strong>, tra musica e messa in scena 113<br />

2. A proposito <strong>di</strong> «tinte»: uno sguardo in <strong>di</strong>rezione <strong>del</strong><br />

cinema<br />

Le <strong>di</strong>fferenti «tinte» che Puccini intendeva mescolare per dar<br />

vita ad opere moderne, vive, dal colore mai uniforme<br />

in<strong>di</strong>rizzarono il compositore verso un teatro all’interno <strong>del</strong><br />

quale il pluristilismo avrebbe raggiunto esiti nuovi, finora<br />

intentati. È il caso, più volte citato, <strong>del</strong> Trittico (1918), che riunì<br />

in una sola serata l’episo<strong>di</strong>o tragico, a sfondo noir (Tabarro),<br />

quello tragico-sentimentale (Suor Angelica) e quello comico<br />

(Gianni Schicchi); l’eterogeneità dei soggetti si unisce, nel<br />

’Trittico’, ad una ricerca formale che mira a rendere coerente ed<br />

incalzante l’intreccio drammatico-musicale interno a ciascuna<br />

sezione, ed, allo stesso tempo, a fare dei tre pannelli un<br />

organismo unitario, completo, coeso.<br />

L’esperimento condotto da Puccini per i tre atti unici, che<br />

getta le basi per l’incompiuto capolavoro Turandot, è<br />

riconducibile alla continua ricerca condotta dal compositore, <strong>di</strong><br />

cui si è già parlato a proposito <strong>del</strong>la complicata genesi <strong>di</strong><br />

<strong>Fanciulla</strong> <strong>del</strong> <strong>West</strong>. Quest’ultima accoglie in sé numerosi<br />

elementi <strong>di</strong> carattere eterogeneo, <strong>di</strong>mostrandosi in linea con le<br />

tendenze <strong>del</strong>la maturità <strong>del</strong> compositore. Fin dal 1904<br />

l’inquietu<strong>di</strong>ne per la mancanza <strong>di</strong> un soggetto stimolante spinse<br />

Puccini a vagliare <strong>di</strong>verse possibilità <strong>di</strong> spettacolo; emerse fin<br />

da allora la volontà <strong>di</strong> creare mescolanza <strong>di</strong> «tinte», come<br />

testimonia una lettera scritta da Puccini nel giugno <strong>del</strong> 1904:<br />

A volte penso a una cosa come Bohème, il tragico e il<br />

sentimentale mescolato al comico (e credo che questo genere<br />

sarebbe ancora da rifarsi) certo con costumi e usi <strong>di</strong>versi, e così<br />

vuole ambienti <strong>di</strong>fferenti, meno dolce sentimentalità [...] e più<br />

dramma «déchirant». 120<br />

Proprio in <strong>Fanciulla</strong>, più volte paragonata a Bohème,<br />

Puccini avrebbe trovato quel dramma «déchirant» destinato a<br />

produrre nel pubblico un’impressione vivissima (la scena madre<br />

<strong>del</strong>l’opera, la «partita a poker» <strong>del</strong> secondo atto, è un<br />

120 Lettera a Valentino Soldani <strong>del</strong> 28 giugno 1904, in Carteggi pucciniani, cit.,<br />

n. 387, pp. 277-288.

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