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La Fanciulla del West, - Università degli studi di Pavia

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ILARIA CASTELLAZZI, <strong>La</strong> fanciulla <strong>del</strong> <strong>West</strong>, tra musica e messa in scena 23<br />

Come si può osservare, la minuzia <strong>di</strong> queste istruzioni<br />

(che, peraltro, proseguono, altrettanto dettagliatamente) non<br />

dà a<strong>di</strong>to a dubbi <strong>di</strong> sorta, ma, anzi, sottolinea l’importanza<br />

che la furia <strong>del</strong>la tempesta assume per introdurre<br />

metaforicamente il dramma. Per quanto riguarda, più<br />

specificamente, la tecnica utilizzata per dar vita a tali effetti,<br />

più che i macchinari preposti all’esecuzione <strong>del</strong> rollio <strong>del</strong>le<br />

«galere lontane» o alla realizzazione <strong>del</strong>l’uragano, è<br />

interessante notare come i fulmini saettanti sul fondale vengano<br />

prodotti tramite la luce elettrica: un particolare, questo, niente<br />

affatto trascurabile, poiché segna l’avvenuto <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> un<br />

nuovo mezzo espressivo, destinato a raggiungere sempre<br />

maggior importanza per la scenotecnica.<br />

<strong>La</strong> «luminaria» dei palcoscenici era stata, infatti, affidata<br />

sin dal Rinascimento a lampade ad olio oppure a petrolio,<br />

opportunamente oscurabili per mezzo <strong>di</strong> appositi paralumi,<br />

nonché a vere e proprie quantità <strong>di</strong> can<strong>del</strong>e; nel 1822 venne<br />

introdotta all’Opéra <strong>di</strong> Parigi l’illuminazione a gas, che permise<br />

la messa a punto <strong>di</strong> effetti migliori, ma la vera rivoluzione si<br />

ebbe a partire dal 1883, l’anno in cui fece il suo debutto – alla<br />

Scala <strong>di</strong> Milano – la luce elettrica.<br />

Quest’ultima segnò una fondamentale svolta, non<br />

soltanto per le possibilità che offriva nella creazione <strong>di</strong><br />

gradazioni e tonalità <strong>di</strong> luce e colore fino ad allora<br />

impensabili, ma anche perché avrebbe permesso<br />

l’installazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi speciali, alimentati<br />

elettricamente, per effetti scenici ed illusionistici. 33 Non si<br />

deve <strong>di</strong>menticare, inoltre, che l’elettricità introdusse la pratica<br />

<strong>del</strong>l’oscuramento <strong>del</strong>la sala, in precedenza inattuabile,<br />

permettendo <strong>di</strong> polarizzare l’attenzione sul palcoscenico<br />

(grazie anche alla precisazione <strong>del</strong>le luci <strong>del</strong>la ribalta) .<br />

secondo la messa in scena <strong>del</strong> Teatro alla Scala (1887), Milano, G. Ricor<strong>di</strong> &<br />

C., s.d. [1888], n. ed. 52159, e precisamente da p. 8 e segg.<br />

33 L’avvento <strong>del</strong>la luce elettrica coinvolse, ovviamente, anche gli scenografi <strong>del</strong><br />

teatro <strong>di</strong> prosa. In questo contesto si inserisce molto bene la sperimentazione <strong>di</strong><br />

Adolphe Appia, che elaborò le proprie teorie proprio nel periodo in cui il nuovo<br />

tipo <strong>di</strong> luce andava <strong>di</strong>ffondendosi; lo scenografo svizzero rivoluzionò la<br />

concezione <strong>del</strong> personaggio e dei suoi valori, proponendo scene in cui<br />

dominava l’effetto plastico, ottenuto grazie ad un sapiente uso<br />

<strong>del</strong>l’illuminazione.

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