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La Fanciulla del West, - Università degli studi di Pavia

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ILARIA CASTELLAZZI, <strong>La</strong> fanciulla <strong>del</strong> <strong>West</strong>, tra musica e messa in scena 99<br />

rigattiere. [...]. Dio mio, che mondo povero è il teatrale, sia<br />

italiano che straniero. 96<br />

Lo sconforto <strong>del</strong> compositore nasceva dalla forzata<br />

inattività cui era costretto per non aver ancora trovato il<br />

soggetto adatto. D’altra parte, è noto il fatto che Puccini non<br />

lavorasse mai ad un progetto <strong>del</strong> quale non fosse persuaso fino<br />

in fondo («io non potrò mai mettermi al lavoro se non ne sono<br />

convinto pienamente prima»); 97 circostanza, questa, quanto<br />

mai attuale in un periodo in cui all’insod<strong>di</strong>sfazione <strong>del</strong><br />

musicista per la mancanza <strong>del</strong> ‘progetto giusto’ si aggiungeva<br />

l’inquietu<strong>di</strong>ne <strong>del</strong>l’artista che rinnovava la propria poetica.<br />

Puccini immaginava, in quegli anni tormentati, nuovi<br />

panorami sonori, procedendo in una <strong>di</strong>rezione intrapresa da<br />

musicisti come Debussy, le cui innegabili affinità con il<br />

compositore toscano per quanto concerne soluzioni armoniche e<br />

timbriche sono state a lungo ed erroneamente interpretate come<br />

una semplice, scaltra assimilazione da parte <strong>di</strong> quest’ultimo<br />

<strong>del</strong>l’universo sonoro <strong>di</strong> Pélleas et Mélisande. In realtà, Puccini<br />

rimase indubbiamente attratto dall’opera tratta dal dramma <strong>di</strong><br />

Maeterlinck, ma è pur vero che, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochi anni dalla<br />

prima (avvenuta nell’aprile 1902) egli scrisse:<br />

Pélleas et Mélisande <strong>di</strong> Debussy ha qualità straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong><br />

armonie e sensazioni <strong>di</strong>afane strumentali, è veramente<br />

interessante, ma mai ti trasporta, ti solleva, è sempre <strong>di</strong> un colore<br />

«sombre», uniforme. 98<br />

Soltanto una profonda conoscenza dei mo<strong>di</strong> musicali<br />

attuati da Debussy permise a Puccini <strong>di</strong> formulare tale giu<strong>di</strong>zio<br />

nei confronti <strong>di</strong> un’opera come Pélleas, in cui si riscontra un<br />

deciso superamento <strong>del</strong>le caratteristiche <strong>di</strong> stampo tra<strong>di</strong>zionale:<br />

rifiuto <strong>del</strong> canto spiegato, estrema sobrietà nella definizione<br />

drammatica, ricorrenza – ai limiti <strong>del</strong>l’uniformità – <strong>di</strong><br />

determinati intervalli melo<strong>di</strong>ci.<br />

96<br />

Lettera a Giulio Ricor<strong>di</strong> <strong>del</strong> 4 aprile 1907, in Carteggi pucciniani, cit., n. 502,<br />

p.342.<br />

97<br />

Lettera a Tito Ricor<strong>di</strong> <strong>del</strong> 18 febbraio 1907, Ibid., n. 500, p.340.<br />

98<br />

Lettera a Giulio Ricor<strong>di</strong> <strong>del</strong> 16 novembre 1906, Ibid., n. 493, p.334.

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