La Fanciulla del West, - Università degli studi di Pavia
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ILARIA CASTELLAZZI, <strong>La</strong> fanciulla <strong>del</strong> <strong>West</strong>, tra musica e messa in scena 15<br />
Il fatto che riprese successive <strong>di</strong> Aida non riproducessero<br />
alla lettera bozzetti e figurini «autorizzati», <strong>di</strong>stribuiti cioè<br />
dall’e<strong>di</strong>tore, introduce un’ultima riflessione sulle consuetu<strong>di</strong>ni<br />
produttive e, non da ultimo, sul modo ver<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> intendere una<br />
mise en scène. È necessario considerare non soltanto la<br />
suddetta première all’Opéra, ma anche il precedente<br />
allestimento parigino <strong>del</strong> 1876 al Théâtre Italien, senza<br />
<strong>di</strong>menticare la prima italiana – alla Scala <strong>di</strong> Milano sei<br />
settimane dopo Il Cairo – né le rappresentazioni <strong>del</strong> Teatro<br />
Regio <strong>di</strong> Torino (1876) e <strong>del</strong>la Fenice <strong>di</strong> Venezia (1881). Le<br />
<strong>di</strong>fferenze tra gli allestimenti scenici <strong>del</strong>le repliche fanno<br />
emergere varianti apportate non soltanto ai figurini (che<br />
potrebbero essere considerate, ad un’analisi superficiale, <strong>di</strong><br />
importanza accessoria ), ma anche cambiamenti, più o meno<br />
riconoscibili, alle scenografie; tutto ciò va considerato<br />
nell’ambito <strong>del</strong>le esigenze, <strong>di</strong>verse per ogni teatro, <strong>di</strong> spazio o<br />
<strong>di</strong> gusto, ed anche in una più ampia prospettiva <strong>di</strong> evoluzione e<br />
perfezionamento. Afferma, a questo proposito, ancora<br />
Mercedes Viale Ferrero: «per quanto attiene a Ver<strong>di</strong>, è certo<br />
che egli considerò sempre la messinscena una operazione<br />
perfettibile». 23 Ciò ben si accorda con quanto accennato in<br />
precedenza in merito alla perenne ricerca ver<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> una resa<br />
scenica ottimale e <strong>di</strong> un’espressività semplice ma efficace al<br />
tempo stesso. Le «<strong>di</strong>sposizioni sceniche» <strong>del</strong>le opere <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong>,<br />
pur derivate, inizialmente, dai ben più rigi<strong>di</strong> mo<strong>del</strong>li francesi,<br />
non costituirono mai un vincolo greve ed opprimente; al<br />
contrario, furono un fertile terreno <strong>di</strong> sperimentazione ed<br />
innovazione, per il raggiungimento <strong>di</strong> un’interpretazione<br />
«visiva» e «scenica» fe<strong>del</strong>e all’azione drammatica, ricca <strong>di</strong><br />
significati, dotata <strong>di</strong> simbolismi preziosi, tesa, insomma, alla<br />
realizzazione <strong>di</strong> uno spettacolo a tutto tondo.<br />
4. <strong>La</strong> mise en scène a cavallo <strong>di</strong> secolo<br />
Tra la fine <strong>del</strong> XIX secolo ed i primi decenni <strong>del</strong> Novecento<br />
l’interesse per l’aspetto visivo e scenico <strong>del</strong>le opere liriche<br />
23 VIALE FERRERO, «Servire il dramma», cit.., p.37.