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La Fanciulla del West, - Università degli studi di Pavia

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ILARIA CASTELLAZZI, <strong>La</strong> fanciulla <strong>del</strong> <strong>West</strong>, tra musica e messa in scena 74<br />

<strong>La</strong> mise en scène descrive i movimenti <strong>del</strong>l’uomo, che<br />

sembra, ad un certo momento, parlare «à lui même», come<br />

riflettendo («Era quello il mio destino» [cinque dopo 54]).<br />

Viola, violoncello e fagotto hanno appena fatto u<strong>di</strong>re il «tema<br />

messicano», questa volta nel registro grave: il timbro lega il<br />

motivo alla prospettiva d’ineluttabilità descritta da Johnson,<br />

<strong>di</strong>venuto ban<strong>di</strong>to, raccogliendo «l’ere<strong>di</strong>tà paterna», per poter<br />

mantenere madre e fratelli). Allo stesso modo la mise segue i<br />

gesti <strong>di</strong> Minnie che, «lentement», si sposta al centro <strong>del</strong>la scena,<br />

andando ad aggrapparsi ad una se<strong>di</strong>a: i suoi movimenti,<br />

meccanici e come gravati dalla stanchezza, rispecchiano lo stato<br />

<strong>del</strong> suo cuore, sul quale pesa una realtà che l’opprime.<br />

<strong>La</strong> melo<strong>di</strong>a sulla quale si <strong>di</strong>spiega il racconto <strong>di</strong> Johnson si<br />

mo<strong>del</strong>la, ad un tratto, sulla progressione ch’è simbolo <strong>di</strong><br />

redenzione, saldandosi senza soluzione <strong>di</strong> continuità<br />

all’appassionato motivo sul quale, nel corso <strong>del</strong> duetto d’amore,<br />

egli aveva giurato alla ragazza «io non ti lascio più» ([55]; cfr.<br />

sopra [tre dopo 30]). Il laconico, sconsolato commento <strong>di</strong><br />

Minnie sembra quasi perdonare all’uomo il fatto d’aver mentito<br />

sulla propria identità, ma non quello <strong>di</strong> essere l’amante <strong>di</strong><br />

un’altra donna; la mise sottolinea il movimento improvviso<br />

<strong>del</strong>la ragazza, che, come cercando <strong>di</strong> vincersi, si alza in pie<strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>cando a Johnson la porta.<br />

Egli si getta quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>sarmato, incontro al proprio destino,<br />

con un gesto che pare l’estremo sacrificio: i singhiozzi <strong>di</strong><br />

Minnie sono chiaramente u<strong>di</strong>bili sulle lunghe note tenute, in pp,<br />

<strong>degli</strong> strumenti. Improvvisamente si ode un colpo <strong>di</strong> revolver:<br />

l’orchestra attacca un movimento staccatissimo e secco, carico<br />

<strong>di</strong> tensione, in cui gli stacchi ritmici <strong>del</strong>le brevissime<br />

figurazioni vengono cadenzati dalle percussioni con tocchi<br />

risoluti, che sovrastano le folate <strong>di</strong> vento. Minnie tenta <strong>di</strong><br />

restare in<strong>di</strong>fferente; vaga per la stanza, con crescente<br />

inquietu<strong>di</strong>ne; alla fine il rumore <strong>del</strong>la caduta <strong>di</strong> un corpo contro<br />

la porta (come recita la mise en scène) la strappa<br />

all’immobilità, soprattutto emotiva, che si sforzava <strong>di</strong> imporsi.<br />

Essa cede, dunque, all’amore per Johnson, trascinandolo in<br />

casa e vincendo le sue eroiche resistenze: alle parole «Sei<br />

l’uomo che baciai la prima volta. Non puoi morir!» l’orchestra

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