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La Fanciulla del West, - Università degli studi di Pavia

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ILARIA CASTELLAZZI, <strong>La</strong> fanciulla <strong>del</strong> <strong>West</strong>, tra musica e messa in scena 20<br />

alla pesantezza <strong>del</strong>la scena realista, nata dalla trasposizione<br />

teatrale dei principi naturalistici <strong>di</strong> Émile Zola ad opera <strong>del</strong><br />

Théâtre Libre <strong>di</strong> André Antoine. Quest’ultimo sostituì le<br />

vecchie scenografie <strong>di</strong>pinte con scene rifinite<br />

architettonicamente, che raffiguravano minuziosamente<br />

dettagli e particolari riproducenti il vero.<br />

Le ricerche <strong>del</strong>la regia realistica presero le mosse proprio<br />

dalle sperimentazioni <strong>di</strong> Antoine, che tentava <strong>di</strong> stabilire un<br />

tramite fra il microcosmo presente sulla scena ed il<br />

macrocosmo <strong>del</strong>la vita vera; allo stesso modo, tali<br />

sperimentazioni aprirono la strada alle polemiche ed alle<br />

contestazioni, generando correnti contrastanti che seppero<br />

schiudere nuovi orizzonti <strong>del</strong>lo spettacolo.<br />

È il caso, ad esempio, <strong>di</strong> due dei più gran<strong>di</strong> nomi <strong>del</strong> teatro<br />

europeo nel primo Novecento: lo scenografo svizzero Adolphe<br />

Appia ed il regista inglese E. Gordon Craig. Entrambi si<br />

opposero alle concezioni naturalistiche: Appia , rifacendosi alla<br />

teoria wagneriana <strong>del</strong> Wort-Ton-Drama, prospettò un tipo <strong>di</strong><br />

scenografia in sintonia con il carattere <strong>del</strong>l’opera da inscenare,<br />

eliminando tutto ciò che potesse creare interferenze con<br />

l’azione e proponendo, <strong>di</strong> conseguenza, scene semplici,<br />

plastiche, in cui la luce fosse il principale mezzo <strong>di</strong> espressione<br />

e suggestione; Craig, puntando ad un teatro fatto <strong>di</strong> simboli ed<br />

astrazioni più che <strong>di</strong> parole e soggetti, potenziò al massimo<br />

l’espressività <strong>di</strong> atmosfere, gesti e movimenti, capaci <strong>di</strong><br />

stabilire un contatto fra l’essenza <strong>del</strong>l’opera teatrale ed il suo<br />

fruitore.<br />

Tutte queste esperienze contribuirono a vivacizzare<br />

l’universo <strong>del</strong> teatro europeo, giungendo a lambire, più o meno<br />

<strong>di</strong>rettamente, il mondo <strong>del</strong>l’opera lirica; Max Reinhardt ebbe<br />

occasione <strong>di</strong> mettere in scena le prime assolute <strong>di</strong> capolavori<br />

come Rosenkavalier e la prima versione <strong>di</strong> Ariadne auf Naxos<br />

<strong>di</strong> Richard Strauss su libretti <strong>di</strong> Hugo von Hofmannstal (1911 e<br />

1912) e, come si è accennato, suscitò l’interesse e<br />

l’approvazione <strong>di</strong> Puccini, specialmente in occasione <strong>del</strong>la sua<br />

ripresa <strong>del</strong>la fiaba teatrale settecentesca <strong>di</strong> Carlo Gozzi,

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