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La Fanciulla del West, - Università degli studi di Pavia

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ILARIA CASTELLAZZI, <strong>La</strong> fanciulla <strong>del</strong> <strong>West</strong>, tra musica e messa in scena 38<br />

motivo che simboleggia gioventù, joie de vivre, leggerezza ed<br />

impertinenza: in breve, l’essenza <strong>del</strong>la «vie de bohème».<br />

Si tratta, insomma, <strong>del</strong>la rappresentazione <strong>di</strong> un’immagine,<br />

anzi, più propriamente, <strong>di</strong> un’idea drammatica, destinata a<br />

veicolare significati essenziali comparendo nei luoghi salienti<br />

<strong>del</strong>la partitura: a questo proposito è utile richiamare<br />

brevemente, per un confronto, le prime battute <strong>di</strong> Tosca, in cui,<br />

a sipario abbassato, echeggia prepotentemente la successione <strong>di</strong><br />

accor<strong>di</strong> che costituisce la cifra musicale <strong>del</strong> barone Scarpia (la<br />

cui sinistra immagine viene efficacemente evocata dal tritono<br />

tra la prima e l’ultima triade).<br />

In questo caso, <strong>di</strong> nuovo troppo breve perché si possa<br />

parlare <strong>di</strong> prelu<strong>di</strong>o, si ha, però, ancora una volta, l’introduzione<br />

<strong>di</strong> un elemento determinante per lo svolgimento drammatico<br />

<strong>del</strong>l’opera: se in <strong>Fanciulla</strong> <strong>del</strong> <strong>West</strong> ed in Bohème si trattava <strong>di</strong><br />

un asserto <strong>di</strong> fondo, definibile come «concetto-idea», per Tosca<br />

possiamo parlare <strong>di</strong> «concetto-personaggio». Si può dunque<br />

ipotizzare che il prelu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>Fanciulla</strong> amplî, per così <strong>di</strong>re, un<br />

proce<strong>di</strong>mento già in germe ai tempi <strong>di</strong> Mimì e Rodolfo.<br />

È curioso notare come proprio a Bohème venga avvicinata,<br />

dallo stesso Puccini, la nostra opera western, in un periodo in<br />

cui il compositore ne stava gettando le basi. Si legge, infatti, in<br />

una lettera a Giulio Ricor<strong>di</strong> datata 26 agosto 1907: «Ci siamo!<br />

<strong>La</strong> Girl promette <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare una seconda Bohème, ma più<br />

forte, più ar<strong>di</strong>ta, più ampia.». 51 Non si può, verosimilmente,<br />

cercare in queste frasi piuttosto generiche una conferma <strong>di</strong><br />

quanto ipotizzato, ma ci pare utile in ogni caso mettere a fuoco<br />

un paragone sicuramente <strong>di</strong> notevole peso, visto che, come si è<br />

detto, sia Bohème che <strong>Fanciulla</strong> presentano mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> apertura<br />

innegabilmente avvicinabili sotto l’aspetto <strong>del</strong>l’esposizione<br />

musicale <strong>di</strong> un concetto-chiave per l’opera.<br />

Non si deve, inoltre, <strong>di</strong>menticare che <strong>La</strong> <strong>Fanciulla</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>West</strong> – pur proiettata nel variopinto universo <strong>del</strong>lo spettacolo fin<br />

de siècle ed aperta a contaminazioni e sviluppi <strong>di</strong> respiro<br />

internazionale – si inserisce nel solco <strong>del</strong>la tra<strong>di</strong>zione <strong>del</strong>la mise<br />

en scène italiana, che non può non rapportarsi a Giuseppe<br />

Ver<strong>di</strong>, che ne costituisce la figura più rappresentativa. In effetti<br />

51 GARA, Carteggi pucciniani, cit., n. 521, p. 353.

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