La Fanciulla del West, - Università degli studi di Pavia
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ILARIA CASTELLAZZI, <strong>La</strong> fanciulla <strong>del</strong> <strong>West</strong>, tra musica e messa in scena 26<br />
attiva consulenza dei registi. Si de<strong>di</strong>carono ad allestimenti <strong>di</strong><br />
drammi o balletti i futuristi Enrico Prampolini, Anton Giulio<br />
Bragaglia, Giacomo Balla; alle scene liriche, più avanti, De<br />
Chirico, Matisse, Chagall, Picasso, Kokoschka;<br />
contemporaneamente, la scenografia novecentesca si affinò e,<br />
potendo avvalersi <strong>di</strong> mezzi tecnologici sempre più sofisticati, si<br />
servì <strong>di</strong> una tavolozza espressiva ampia, ricca <strong>di</strong> contrasti, in<br />
continua evoluzione. 36<br />
<strong>La</strong> figura <strong>del</strong> regista acquistò un’importanza determinante<br />
per l’allestimento scenico, <strong>stu<strong>di</strong></strong>ato in tutte le sue componenti,<br />
visive, gestuali, musicali: a questo proposito è lecito auspicare<br />
che, attraverso un più approfon<strong>di</strong>to <strong>stu<strong>di</strong></strong>o <strong>del</strong>la mise en scène<br />
<strong>del</strong> repertorio lirico, si giunga a dare un’interpretazione<br />
<strong>del</strong>l’aspetto scenico <strong>del</strong>le opere in <strong>di</strong>retta relazione con il<br />
momento sonoro. In questo modo lo spettacolo ritroverebbe<br />
la propria veste «originale», intesa, si ba<strong>di</strong> bene, non come<br />
arida riproduzione <strong>di</strong> un presunto archetipo, bensì come<br />
l’intenso e multiforme organismo cui dette vita l’ingegno <strong>di</strong> un<br />
compositore.<br />
Un compositore che, nel caso <strong>di</strong> Puccini, seppe caricare <strong>di</strong><br />
sottili ed efficaci metafore la componente visiva <strong>del</strong>le proprie<br />
opere. Basti pensare, ad esempio, all’ambientazione <strong>del</strong>l’ultimo<br />
atto <strong>di</strong> Manon Lescaut, in cui lo sconfinato deserto accoglie la<br />
protagonista «sola, perduta e abbandonata», in aperta e palese<br />
contrapposizione con l’atmosfera lussuosa e civettuola <strong>del</strong><br />
salotto <strong>del</strong> secondo atto, in cui Manon viveva una situazione <strong>di</strong><br />
benessere e <strong>di</strong> «luminosa giovinezza»; oppure al gesto che<br />
compie Tosca nel secondo atto <strong>del</strong>l’opera omonima, quando,<br />
dopo aver accoltellato Scarpia, invece <strong>di</strong> fuggire si attarda a<br />
posare il crocifisso sul suo cadavere. Un comportamento<br />
apparentemente illogico, ma, al contrario, rivelatore<br />
<strong>del</strong>l’enigmatica religiosità <strong>del</strong>la donna: essa viene presentata,<br />
fin dal primo atto, come un’ardente devota che, però, fissa un<br />
appuntamento notturno con il proprio amante, e proprio ai pie<strong>di</strong><br />
<strong>del</strong>la statua <strong>del</strong>la Vergine cui ha appena offerto fiori, tanto che<br />
36 Le idee futuriste riguardo all’opera lirica erano piuttosto «estreme» e vennero<br />
rifiutate dalle gran<strong>di</strong> istituzioni, che non ne con<strong>di</strong>videvano l’accesa polemica<br />
contro la tra<strong>di</strong>zione Si ricor<strong>di</strong>no gli allestimenti, a partire dal 1933, <strong>del</strong> Maggio<br />
Musicale Fiorentino, cui parteciparono Casorati, Sironi, De Chirico, Carena.