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giato dei bagni. Qui attese a lungo, andando avanti e indietro<br />
nello spiazzo. Non si vedeva nessuno, ma Pietro era<br />
calmo. Dopo tanto si udirono passi e dall’angolo del caseggiato<br />
sbucò un uomo col berretto calcato fin sugli occhi.<br />
Era lui! A quell’ora doveva pur rientrare a casa. Pietro<br />
gli si piantò davanti.<br />
– Ti voglio ricordare una cosa importante, – gli disse,<br />
con una calma che annunziava un uragano.<br />
– Cosa vuoi ricordarmi? Lasciami passare, non ho tempo<br />
da perdere, – rispose Nino Monne.<br />
– Devi andare dal maresciallo e riferirgli anche questo,<br />
– gridò Pietro sferrandogli un pugno sul viso, – e questo...<br />
e questo ancora, – e lo tempestava di pugni continuando<br />
a gridare parole confuse. Nino Monne reagì con la<br />
stessa violenza, ma Pietro non sentiva quasi i pugni che<br />
riceveva, picchiava Nino Monne, ma era come se avesse<br />
davanti il parroco, Zenosu, il maresciallo, il mondo intero.<br />
Si avvinghiarono, rotolando in mezzo alle ortiche. Ad<br />
entrambi colava sangue dal viso.<br />
– Ladro! Spia! Miserabile! – urlava Pietro.<br />
Nino Monne, fra un gemito e l’altro, gli rispondeva<br />
che l’avrebbe fatto disperdere. Erano sfiniti ma si rialzarono<br />
per riprendere la zuffa. Sopraggiunsero tre uomini e<br />
cercarono di separarli. Ma Pietro gridava: – Lasciateci soli,<br />
sono conti nostri, lasciatemelo...<br />
I tre lo immobilizzarono e Nino Monne si allontanò di<br />
corsa.<br />
– Calmati, – dicevano a Pietro, – non ti basta?<br />
– Cos’è stato? – chiese uno.<br />
– Lasciatemi solo, andate per la vostra strada.<br />
– Ma tu dove vuoi andare?<br />
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– Dove mi pare, lasciatemi solo.<br />
– Se la pensi così, sbattiti la testa al muro, – gli rispose<br />
uno dei tre.<br />
Rimasto solo, Pietro raccolse il suo berretto e si sedette<br />
su un sasso, passandosi il fazzoletto sul viso, dove più<br />
sentiva il dolore. Il furore si era placato, ma era rimasto un<br />
grande scoramento. Rientrò a casa.<br />
– Cos’è successo? – gridò Giovanna quando gli vide il<br />
viso insanguinato e la giacca strappata.<br />
– Non è niente, – rispose Pietro, prendendo lo specchietto<br />
che adoperava per la barba. Giovanna prese la bottiglietta<br />
dell’aceto.<br />
– Faccio io, – disse Pietro e si passò sulla ferita un panno<br />
inzuppato.<br />
– Chi è stato? – insistette Giovanna.<br />
– È stato Nino Monne.<br />
– Lui! L’uccello del malaugurio! Ma non eri andato in<br />
caserma?<br />
Pietro voleva minimizzare l’accaduto.<br />
– Un pugno gli ho dato io e un graffio mi ha dato lui.<br />
Siamo pari.<br />
– Cosa voleva il maresciallo? Nino Monne cosa c’entra?<br />
– chiese ancora Giovanna impaziente. Pietro esitava,<br />
non voleva parlare della diffida, ma Giovanna insistette<br />
perché non le si nascondesse niente.<br />
– Già, il maresciallo! Mi ha chiamato per un avvertimento...<br />
un consiglio, un aiuto per evitare il peggio, secondo<br />
lui. Per non dimenticarmene me l’ha scritto. – E<br />
lesse la diffida togliendola dalla tasca.<br />
– Un consiglio! – esclamò lei, – ti considerano un delinquente!<br />
Ma gliel’hai detto che delinquenti sono quelli<br />
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