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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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si protestarono: si erano fatte parzialità, quasi tutti attendevano<br />

da mesi.<br />

– Un po’ di pazienza, fra dieci giorni vi sarà l’altra<br />

chiamata. – disse Tamponi. – Hai sentito quante proteste?<br />

– aggiunse rivolgendosi a Pietro.<br />

– Se avrò fortuna mi ricorderò.<br />

L’averlo incluso nella prima chiamata era buon segno.<br />

Tornò subito a casa per i preparativi della partenza. Giovanna<br />

aveva già tirato fuori la valigia senza manico.<br />

– Vado a salutare Pascaleddu – disse Pietro.<br />

Dopo mezz’ora di strada arrivò a Seri, nell’ovile di<br />

Giacobbe. Si diresse verso il fondovalle, donde provenivano<br />

i suoni dei campanacci. Pascaleddu era al riparo sotto<br />

un olivastro e lisciava accuratamente un bastone col coltello.<br />

Pietro richiamò la sua attenzione con un fischio.<br />

– Cos’è successo, perché sei venuto? – disse Pascaleddu<br />

correndogli incontro.<br />

– Deve succedere qualche cosa perché io ti faccia una<br />

visita? O forse non mi vuoi? – gli rispose Pietro cercando<br />

di tranquillizzarlo.<br />

– Fare il pastore senza di te non mi piace, – e percuoteva<br />

i cespugli col bastone.<br />

– Giacobbe non ti tratta bene? – gli chiese Pietro<br />

preoccupato.<br />

– Non lo vedo quasi mai, sono sempre dietro il gregge,<br />

giorno e notte, lui nell’ovile ci sta poco. Con te era<br />

un’altra cosa.<br />

Pietro sentì tanta tristezza e avrebbe voluto abbracciare<br />

suo fratello, ma non l’aveva mai fatto. Si ricordò delle<br />

gare che facevano insieme per mungere le pecore e per tagliare<br />

le siepi e si ricordò dei canti e delle storie che Pa-<br />

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scaleddu inventava. Lo guardò negli occhi e gli disse: –<br />

Avremo un gregge nostro, più grosso di quello di Giacobbe,<br />

potremo prenderci i pascoli migliori: domani devo<br />

partire con quelli dell’emigrazione, sono venuto a salutarti.<br />

Pascaleddu smise di picchiare i cespugli e strinse le<br />

mascelle.<br />

– E mi lasci solo? E lasci sola anche mamma? E quando<br />

torni? E perché vai?<br />

– Tento di cambiare la nostra sorte. L’uomo di casa ora<br />

sei tu.<br />

– E parti così presto? – continuò Pascaleddu, – me lo<br />

potevi dire prima, così di colpo è più brutto. – E riprese<br />

a picchiare, facendo volare lontano le fronde dei cisti.<br />

– La chiamata è arrivata oggi.<br />

– Siediti un po’, parliamo.<br />

Pietro si sedette su un sasso, ai piedi dell’olivastro.<br />

– Sai, da qui si vede Sa Matta, – disse Pascaleddu concitatamente,<br />

– guarda, là in cima, il rocciaio degli astori.<br />

Pietro riconobbe l’altura brulla e disse che i pascoli di<br />

Giacobbe erano migliori.<br />

– Sa Matta mi piaceva di più, – si lamentò Pascaleddu,<br />

– qui sono sempre triste, non ho più voglia di cantare.<br />

Parlarono ancora di pascoli e di greggi.<br />

– Ora devo andare, – disse Pietro, – addio fratello,<br />

scriverò, – e gli strinse forte la mano.<br />

– Buona fortuna, – riuscì a dire Pascaleddu, con la voce<br />

rotta dai singhiozzi. Pietro si allontanò: quando stava<br />

per scomparire oltre la collina si voltò e fece un cenno di<br />

saluto con la mano.<br />

– Pietro! Pietro, fratello caro! – gli gridò Pascaleddu<br />

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