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– I compratori ne hanno approfittato, – continuò Nino<br />
Monne, – e c’è stato anche il calo peso, quasi il quindici...<br />
– Perché non hai venduto al tempo giusto?<br />
Nino Monne, come se quelle voci non lo toccassero,<br />
continuò: – È stato un anno disgraziato, non è la prima<br />
volta che il Padreterno si accanisce contro di noi.<br />
– Lascia stare il Padreterno e mostra i conti, – gli gridò<br />
Antoni Mastinu. Nino Monne, guardando il soffitto<br />
col registro fra le mani, disse: – Soldi ne sono rimasti pochi.<br />
– Quanti? – Gli chiesero in coro.<br />
– Anzi, niente, – riprese lui, – e una parte del debito<br />
della banca è ancora da saldare, ma questo potrà fare conto<br />
unico con gli anticipi dell’anno venturo, me l’hanno<br />
promesso, lo faranno per me.<br />
– Questo ci consola! – esclamò Anzellu.<br />
– Non ci saranno più anticipi, la cooperativa è finita,<br />
– disse Mastinu scuotendo la testa.<br />
– Il politicante continua a fare, – gli gridò un altro. Tutti<br />
erano contro Nino Monne, ciascuno dava il suo colpo di<br />
piccone per demolire il piedistallo sul quale l’avevano innalzato.<br />
La vergogna di essere stati delle nullità in balia di<br />
un ladro rendeva tutti più accaniti. Anzellu incalzò: – Vogliamo<br />
i conti al centesimo: quanto hai prelevato dalla banca,<br />
quanto hai trattenuto per te e quanto rimane di debito.<br />
Nino Monne ebbe un’impennata: – Mi volete fare il<br />
processo? Quando le cose andavano bene, quando vi ho<br />
tolto dalla disperazione parlavate diversamente. Allora mi<br />
applaudivate, guai a chi mi toccava: «Nino è il nostro» gridavate.<br />
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I pastori, ancora più furibondi, insistevano per avere i<br />
conti esatti.<br />
– Ti denunziamo ai carabinieri.<br />
– La pelle ti facciamo.<br />
Ma Nino Monne, appoggiato alla parete nuda, sembrava<br />
non udire quelle voci minacciose. Le bufere quanto<br />
più violente sono tanto più in fretta passano: per non farsi<br />
travolgere basta puntare i piedi e abbassare la testa.<br />
– Parla! Quant’è il debito con la banca? – gl’impose<br />
Mastinu, con le vene delle tempie gonfie che sembravano<br />
scoppiargli.<br />
– Cinque milioni e gl’interessi.<br />
– Comprese le cambiali?<br />
– No, le cambiali a parte...<br />
– Quelle se le paga chi le ha firmate, – disse Pedoi, un<br />
pastore con la barba a chiazze bianche. Mastinu fuori di sé<br />
urlò: – Ha firmato mia moglie, la moglie di Stefano e la<br />
sorella di Merzioro, ma potevano firmare le madri e le sorelle<br />
di tutti noi. Chi metteva in dubbio quello che diceva<br />
e faceva Nino Monne?<br />
I pastori erano smarriti: andavano avanti e indietro agitando<br />
le mani come dissennati. Per alleviare quell’affanno<br />
cercavano disperatamente un ricordo lieto cui aggrapparsi,<br />
ma la loro esistenza era tutta una pena. Almeno fossero rimasti<br />
nell’ovile a curare il gregge, lontano da quella confusione.<br />
Il gregge aiutava a sperare, se rimaneva intatto.<br />
Nel silenzio profondo ch’era seguito si udivano solo sospiri<br />
che sembravano sbuffi e un rabbioso calpestio di piedi.<br />
Dopo tanto risonò di nuovo la voce di Pedoi, che se ne stava<br />
in disparte, imbronciato: – Ecco come si va a finire<br />
quando si lascia la strada tracciata dagli antichi. I nostri<br />
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