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Greggi d'ira - Sardegna Cultura

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sembrava un bue infuriato. Parlava di tradimento e della<br />

reputazione del paese compromessa. Dopo tanto dimenarsi<br />

si era seduto sulla cassapanca, esausto. Aveva tirato fuori<br />

un grande fazzoletto e si era asciugato la fronte sudata<br />

e la bocca che schiumava agli angoli.<br />

– Tutto quello che ho fatto non è servito a nulla... mi<br />

sono logorato l’esistenza per mantenere in piedi i cantieri<br />

e fare opere che resteranno... mi ripagano così...<br />

I singhiozzi gli avevano chiuso la gola e si era coperto<br />

il viso con le mani. Don Fancello era rimasto immobile.<br />

Un dolore acuto gli opprimeva il petto. Gli sembrava che<br />

tutto vacillasse intorno, che nessuna cosa fosse al suo posto<br />

in questo mondo, come se un demone avesse sovvertito<br />

l’ordine di Dio. Il parroco non piangeva più. Si era alzato<br />

in piedi e con voce più pacata aveva ripreso a parlare:<br />

– Quelli non sanno cosa fanno, lei può illuminare le<br />

loro coscienze traviate. Li esorti a unirsi a noi in preghiera:<br />

la siccità e le altre cose sono nelle mani di Dio. Se tornano<br />

subito, domani ci sarà un avvenimento eccezionale,<br />

porterò in processione Sant’Isidoro.<br />

– Voglio unirmi ai pastori, – aveva risposto don Fancello.<br />

La sua voce era venuta su a stento, come una polla<br />

d’acqua pura tra petraie arse dal sole.<br />

Il parroco aveva sbarrato gli occhi e si era lasciato cadere<br />

sulla cassapanca.<br />

– Anche lei contro di me! – aveva mugolato. – Io predico<br />

la pace e altri semina l’odio e la violenza.<br />

– Non sono tempi di prediche, – aveva replicato don<br />

Fancello ed era uscito dalla chiesa.<br />

Quanti dubbi lo assalivano ora! Forse il suo era solo un<br />

atto di superbia. Ma le voci che giungevano dalla traver-<br />

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sa erano irresistibili. Le guardie e i carabinieri lo fecero<br />

passare e attesero fiduciosi. Solo il maresciallo aveva un’aria<br />

corrucciata. Nel recinto i clamori cessarono di colpo.<br />

Tutti si fecero incontro a don Fancello.<br />

– Voi qui!<br />

– Se mi volete, non ho armi né catene, – e tese le palme<br />

delle mani.<br />

– Reverendo, parli ai suoi fedeli, scuota le loro coscienze,<br />

– esortava la voce del megafono. Don Fancello,<br />

con una voce potente che mai nessuno aveva udito, rispose:<br />

– Questi pastori, queste donne, questi ragazzi non<br />

hanno bisogno di prediche e io non saprei farne. Sono fratelli,<br />

soffrono tanto...<br />

– Così li incoraggia, – replicò la voce del megafono.<br />

– Sono venuto per questo, – rispose don Fancello.<br />

Era una giornata grigia, il sole non riusciva a dare il<br />

calore e la luce che i pastori avevano atteso la notte precedente.<br />

Il megafono richiamò nuovamente l’attenzione<br />

di tutti.<br />

– Sono in arrivo due camion di mangimi. Le autorità<br />

v’invitano a sgombrare la strada, le altre richieste sono in<br />

corso d’esame.<br />

Vi fu un grande silenzio.<br />

I pastori sentivano molta vergogna per quei mangimi<br />

ottenuti in quel modo. Tutto ciò che non veniva pagato<br />

subito umiliava. Era accaduto così anche l’anno della «cucina<br />

economica». Le cavallette avevano distrutto i pascoli,<br />

le pecore non avevano potuto figliare e durante l’inverno<br />

la carestia aveva stroncato la vita di molti bambini. Da<br />

Nuoro erano arrivati dei viveri e il podestà aveva voluto<br />

organizzare la refezione. Ma la gente aveva avuto ritegno<br />

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